Il Senato e il principio della divisione dei poteri Stampa E-mail

Francesca Sgrò

Il Senato e il principio della divisione dei poteri

Giuffrè Editore, pagg.X-422, € 42,00

 

sgr_senato  IL LIBRO – Nel volume si affronta l'esegesi della fisionomia del Senato della Repubblica attraverso un'indagine filtrata in base al principio della divisione dei poteri. Dopo aver ricostruito in una prospettiva storico-dottrinaria il ruolo costituzionale delle Camere alte nel processo di sviluppo democratico delle istituzioni politiche ed aver esaminato taluni paradigmi di Camera alta adottati in alcune delle principali democrazie contemporanee, lo studio focalizza l'attenzione sul Senato italiano, dalla sua genesi all'attuale conformazione modellata sullo schema del bicameralismo perfetto. L'indagine si sofferma, quindi, sulle recenti tendenze di revisione della Costituzione dirette a modificare le competenze e la composizione del Senato, per conferirgli una connotazione prettamente territoriale, e rileva come le conseguenze della postulata trasformazione del Senato sarebbero di notevole impatto sulla complessiva architettura costituzionale. Proprio seguendo il criterio epistemologico della divisione dei poteri, è stato possibile, infatti, identificare e valutare le interferenze che le proposte di riforma suggerite produrrebbero sia sulla forma di Stato, che sulla forma di governo in Italia. L'ulteriore riflessione sul sistema elettorale ha poi completato l'analisi sul Senato attraverso uno studio incrociato diretto a verificare, in particolare, le ricadute sull'assetto di governo che il rinnovamento della seconda Camera produrrebbe sia sotto la vigenza dell'attuale legge elettorale, sia nella prospettiva di una modifica. La constatazione delle criticità emerse in punto di bilanciamento dei poteri negli ultimi orientamenti revisionistici ha condotto, infine, alla elaborazione di un diverso modello di Senato che, pur avendo una chiaro legame con la dimensione territoriale, è declinato nel rispetto degli equilibri costituzionali, tanto sul piano della struttura quanto sul piano delle funzioni, e che in questa nuova configurazione assurgerebbe esso stesso ad inedito baricentro tra divisione verticale (forma di Stato) ed orizzontale (forma di governo) dei poteri dello Stato.

  DAL TESTO – “Il mutamento dello scenario partitico verificatosi negli anni novanta e l'affermazione di partiti politici con evidente connotazione territoriale hanno rilanciato il tema della riforma del Senato, puntando alla sua trasformazione in "Camera delle Regioni". Attraverso la revisione della seconda Camera si sarebbe voluta realizzare una maggiore rappresentatività degli interessi territoriali in vista dell'affermazione di una forma di Stato federalista o comunque più marcatamente regionalista.
  “La riforma del titolo V della Costituzione italiana (con la legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001) ha assecondato questa tendenza, laddove ha potenziato la funzione legislativa delle Regioni ed ha auspicato un raccordo di carattere istituzionale tra i diversi livelli territoriali di governo del Paese. Ha risentito di questo "vento di rinnovamento" l'innovativo progetto di riforma del Senato (ddl A.S. n. 2544-B del 2005) che, oltre a mutarne la denominazione in "Senato federale della Repubblica", ha puntato ad escluderlo dal circuito fiduciario col Governo e a differenziarne le competenze legislative da quelle della Camera dei deputati, conferendo altresì un'impronta marcatamente regionale alla sua composizione (attraverso l'elezione dei senatori a suffragio universale diretto fra i residenti sul territorio regionale o già rappresentanti del popolo in enti territoriali), in coerenza con la nuova funzione di rappresentanza delle istanze locali. Tuttavia, il disegno di legge costituzionale - che ambiva ad una revisione complessiva dell'ordinamento costituzionale tale da volgere il sistema parlamentare verso forme di premierato - non ha superato la prova referendaria nel 2006, determinando un arresto nel processo di trasformazione delle istituzioni rappresentative, seppur non una stasi nelle aspirazioni riformistiche.”

  L’AUTRICE – Francesca Sgrò è assegnista di ricerca in Diritto costituzionale presso l'Università degli Studi di Milano. È autrice di numerose pubblicazioni tra cui si segnalano i saggi: Bicameralismo perfetto e scioglimento di un ramo del Parlamento: ha ancora valore la previsione costituzionale del rinnovamento di una sola Camera? (2011) e Brevi notazioni sul rapporto tra il principio di legalità e la discrezionalità amministrativa nelle materie riservate alla legge. La parabola della devoluzione amministrativa nell'ambito del potere impositivo locale (2011).

   INDICE DELL’OPERA – Introduzione - Capitolo I. La Camera alta nel dibattito storico-dottrinario sui modelli di divisione del potere politico - Capitolo II. La fisionomia della Camera alta in Italia: dal Senato del Regno al Senato della Repubblica - Capitolo III. Il Senato nella storia del parlamento repubblicano. La singolarità del bicameralismo perfetto e i percorsi di revisione intrapresi senza successo - Capitolo IV. Il Senato e le nuove declinazioni della separazione dei poteri nelle ultime tendenze del riformismo costituzionale - Capitolo V. Modelli di camere alte a confronto - Capitolo VI. La trasformazione del Senato e la proiezione sulle dinamiche costituzionali: il Senato al centro di un nuovo equilibrio tra divisione verticale e divisione orizzontale dei poteri dello Stato - Note conclusive - Bibliografia