Il trionfo della metafisica Stampa E-mail

Eduard Limonov

Il trionfo della metafisica
Memorie di uno scrittore in prigione

Salani Editore, pagg.252, € 16,00

 

limonov_trionfo  IL LIBRO – Nel Trionfo della metafisica Limonov racconta i mesi trascorsi all’interno della colonia penale n° 13 nelle steppe della regione di Saratov. Al lager Limonov era arrivato all’inizio del maggio 2003 dopo due anni di prigione. Verrà liberato dopo qualche mese. Il libro pullula dei personaggi più disparati: i duri passati per le carceri e i campi di rieducazione, per giudizi spesso iniqui e affrettati, i criminali incalliti, ma anche gli innocenti ingiustamente condannati. Tutti riforgiati in qualche modo dall’esperienza dolorosa della prigionia, non necessariamente abbrutiti ma quasi sempre colti dallo sguardo pungente e imperturbabile dell’autore nella loro insopprimibile ma castrata umanità.
  Limonov si inserisce nella grande tradizione letteraria russa: quella che, scontrandosi tragicamente con la realtà del carcere e del gulag, ha trasformato la prigionia in una metafora della società e della condizione umana. Ogni pagina di questo libro è una tensione verso l’ascesi; l’esperienza penitenziaria diventa superamento dei limiti spazio-temporali, esercizio di controllo e padronanza di sé; il recluso è un monaco, la sua libertà è tutta interiore e va conquistata e difesa ogni giorno. La sua scrittura si innalza, scarna ed efficace, al servizio di una testimonianza sfrondata da egocentrismi e autoreferenzialità, una illuminante carrellata di volti, figure, ricordi. Più di ogni instant book, questo libro è un atto d’accusa contro la Russia putiniana, quella che si è scagliata contro Anna Politkovskaja, Michail Chodorkovskij, le Pussy Riot: un insieme di storia e attualità, vicenda personale e destino di un popolo che confluiscono in un’opera al di là di ogni etichetta, essenziale e asciutta come una poesia, un esercizio d’arte estremo.

  DAL TESTO – “Arrivai nel campo delle meraviglie il 15 maggio. Durante il viaggio, nel cellulare regnava una cupa tristezza. Il 13 non è famoso soltanto tra gli attivisti dei diritti umani presi in giro e i signori dell'OSCE, incantati dalla piantumazione di roseti nelle steppe del Volga, ma anche tra gli zek che di bocca in bocca raccontano la verità sul rovescio della medaglia di questo Inferno modello. L'Euro-Gulag. Ci sono stati casi di zek che, per non finirci dentro, si sono fatti a fettine, tagliandosi le vene. Io di mio lo sapevo già che mi avrebbero mandato al 13, nel campo delle meraviglie, sapevo che era inevitabile. Per questo ero preoccupato quanto deve esserlo uno zek che viene trasferito da un istituto carcerario a un altro. Come sarà il trattamento? E i miei nuovi compagni? Come si comporteranno con me? Dell'amministrazione non mi preoccupavo molto in quanto, a giudicare dai precedenti istituti carcerari, dalle tre prigioni in cui sono stato, le amministrazioni mi riservavano immancabilmente un'attenzione carica di tensione. Non mi concedevano privilegi, ma temendo le grane sempre in agguato nelle amministrazioni in cui un detenuto famoso sconta la condanna, cercavano di comportarsi correttamente. Non per simpatia nei miei confronti o per amore della legge, ma per paura che ai capi, e ai capi dei capi, i soprusi non piacessero. Un altro fattore: di me parlavano abbondantemente i mass media e la loro attenzione si è rivelata una difesa ancora migliore.”

  L’AUTORE – Eduard Limonov non è mai stato un bravo ragazzo: scrittore di culto, dissidente sdegnato, guerrafondaio ribelle, fondatore del Partito nazionalbolscevico, più volte arrestato. Visceralmente avverso a ogni pregiudizio, radica le sue azioni e i suoi pensieri in una personalissima visione della realtà e del destino dell’umanità. Con più di trenta romanzi all’attivo, poesie, scritti teatrali, articoli e saggi tradotti in molte lingue, la sua onda si abbatte in Europa e nel mondo con incredibile impeto, grazie anche al libro straordinario dedicatogli da Emmanuel Carrère, che lo definisce: «Un uomo dalla scorza dura e dalla cannibalesca placidità… Una specie di eroe. È un fascista, ha combattuto a fianco di Arkan, tutte cose spaventose. Ma è anche un coraggioso, ha pagato per quello che ha fatto, non è mai dalla parte del potere: una specie di Robin Hood».

   INDICE DELL’OPERA – Il lupo e le prigioni della steppa, di Maria Candida Ghidini - Prefazione dell'autore - Il trionfo della metafisica - Glossario