Storia di Barlaam e Ioasaf |
a cura di Paolo Cesaretti e Silvia Ronchey Storia di Barlaam e Ioasaf Einaudi, pagg. CXXIV-313, € 35,00
IL LIBRO – Capofila di tutte le storie cristianizzate del Buddha, questo testo bizantino degli anni intorno al Mille ha una genesi affascinante tra il Caucaso e il Monte Athos, in un intreccio di lingue, culture e religioni diverse. A questo proposito l'introduzione di Silvia Ronchey è un "romanzo di filologia" che mostra come lo studio della tradizione dei testi possa toccare il cuore degli snodi culturali e, in questo caso, degli intricati rapporti fra Occidente e Oriente. La "Storia di Barlaam e loasaf" racconta di un principe indiano che, grazie agli insegnamenti di un anacoreta, fugge dal palazzo dove il padre l'ha rinchiuso per proteggerlo dai mali del mondo, abbandona il destino regale e avvia il suo percorso mistico-eremitico. Che la storia ricalcasse quella del Buddha se ne erano accorti già gli studiosi di fine Ottocento, ma la matassa dei passaggi e delle mediazioni è stata dipanata solo in anni recenti, anche grazie all'edizione critica pubblicata da Robert Volk nel 2009. Basandosi sul suo testo e sui suoi apparati, Paolo Cesaretti consegna ai lettori una puntuale revisione della traduzione (di entrambi i curatori) e una ristrutturazione delle note e degli indici, che completano l'informazione aggiornata sull'insieme dell'opera fornita nel saggio introduttivo. Si possono così apprezzare sia le qualità narrative del testo sia la ricchezza allusivo-sapienziale delle parabole incastonate nel racconto, che hanno affascinato molti scrittori nel corso dei secoli. DAL TESTO – “Nuovamente Barlaam prese la parola e disse: «Se vuoi apprendere chi sia il mio Padrone, sappi che è il Signore Gesù Cristo, il Figlio Unigenito di Dio, "il Beato e il solo Potente, il Re dei re e Signore dei signori, il solo ad avere immortalità, che dimora nella luce inaccessibile"; Colui che con il Padre e con il Santo Spirito è glorificato. Non son io difatti uno di quelli che proclamano l'esistenza di codesta grande e disordinata torma di dèi, e venerano quei vostri idoli inanimati e muti: ma un unico Dio io riconosco e professo glorificato in tre ipostasi - nel Padre, dico, e nel Figlio e nel Santo Pneuma - ma in una sola natura ed essenza, in una sola gloria e in un sol regno che non è diviso. Dunque quest'unico Dio in tre ipostasi è senza principio né fine, eterno e infinito, increato, immutabile, incorporeo, invisibile, indelimitabile, incomprensibile, il solo buono e giusto, Colui che ha evocato dal nulla tutte le cose, le visibili come le invisibili: dapprima le potenze intelligenti invisibili, innumerevoli moltitudini immateriali e incorporee, spiriti officianti alla magnificenza di Dio; quindi questo mondo visibile, il cielo, la terra e il mare, che con somma sapienza adornò, abbellendo il cielo con la luce del sole, della luna e degli astri, la terra con ogni genere di germogli e con le diverse specie d'animali, anche il mare a sua volta affollando della prolifica stirpe dei pesci. "Egli disse verbo, e tutto ciò fu generato: fece cenno, e tutto fu creato”. Infine ha fabbricato l'uomo con le proprie mani, prendendo dalla terra la polvere per plasmare il suo corpo, e dandogli poi l'anima intelligente e razionale con l'infondergli il proprio soffio - anima la quale, è scritto, fu creata a immagine e somiglianza di Dio: a immagine, per la razionalità e il libero arbitrio; a somiglianza, perché gli somiglia, entro certi limiti, dal lato della virtù. E quest’”uomo” avendo privilegiato con il libero arbitrio e l'immortalità pose come re delle cose terrene, e fece da lui la sua femmina, ausilio apprestato per lui e degno di lui.” I CURATORI – Paolo Cesaretti insegna Civiltà bizantina e Storia romana all'Università di Bergamo. Autore di numerose pubblicazioni storiche e filologiche su Bisanzio, ha prodotto varie traduzioni italiane di testi bizantini e curato edizioni italiane di opere di riferimento. Per Mondadori ha pubblicato Teodora. Ascesa di una imperatrice (2001), tradotto in molte lingue straniere e più volte ristampato e premiato, come pure questo Impero perduto (2006; premio Rhegium Julii per la saggistica storica, premi internazionali Ascoli Piceno per gli studi medievali e Alberico Sala - Terre dell'Anima), che anche all'estero è stato salutato come felice connubio di rigore storiografico ed esito letterario. INDICE DELL’OPERA – Introduzione. Il Buddha bizantino, di Silvia Ronchey – Avvertenza, di Paolo Cesaretti - Principali riferimenti bibliografici - Nota al testo, di Paolo Cesaretti - Sigle e abbreviazioni - Storia di Barlaam e Ioasaf - Parte prima – Prologo – I – II – III – IV – V – VI – VII – VIII – IX – X - XI – XII – XIII – XIV – XV – XVI – XVII – XVIII – XIX – XX – XXI - Parte seconda – XXII – XXIII – XXIV – XXV – XXVI – XXVII – XXVIII – XXIX – XXX – XXXI – XXXII – XXXIII – XXXIV – XXXV – XXXVI – XXXVII – XXXVIII – XXXIX – XL – Epilogo - Postfazione. Note sulla fiaba di Barlaam e Ioasaf, di Silvia Ronchey e Paolo Cesaretti - Repertorio dei «loci paralleli» biblici
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