Storia degli errori militari Stampa E-mail

Charles Fair

Storia degli errori militari
Dall’antica Roma al Vietnam

Odoya, pagg.416, € 20,00

 

fair_errori  IL LIBRO – Fine conoscitore dei testi di von Clausewitz e della strategia militare, Fair indaga attraverso i secoli le vicende dei generali inetti, individua gli errori negli attacchi e nelle ritirate, le sconfitte camuffate e la leggerezza nella scelta delle armi. Cronache coinvolgenti anche se di battaglie dagli esiti disastrosi. Crasso, Filippo II di Spagna, Pietro il Grande, Napoleone e il principe di tutti gli inetti: il generale di Lincoln Ambrose E. Burnside si sono resi responsabili di massacri evitabili.
  Crasso “malato” di ambizione, Napoleone – pur essendo un grande generale – vittima di un complesso di superiorità tale da impedirgli di abbandonare il comando anche quando non era in grado di condurre le operazioni a causa di seri problemi di salute.
  Gli errori militari non riguardano solo ritardi nell’arrivo sul campo di battaglia o il mancato invio di una vedetta: anche il coraggio che nel Medioevo portava i condottieri a pugnare come semplici cavalieri e a trascurare le necessarie scelte tattiche, oppure la sottovalutazione del proprio nemico, errore che nel Vietnam non costò solo ridicole sconfitte all’esercito Yankee, ma fu anche la principale causa di un’efferatezza ai limiti dell’inumano finalizzata alla vittoria di una guerra che, combattuta nel rispetto del nemico, avrebbe probabilmente avuto esiti differenti. Ma la palma delle vicende più desolanti vede un protagonista indiscusso: il generale Ambrose E. Burnside che combatté per Lincoln. Il suo attacco a testa bassa incurante dell’esercito di Lee semplicemente nascosto dietro a un muro, a Fredericksburg, costò ai federali 12.653 perdite, compresi 9600 feriti una buona percentuale dei quali probabilmente morì. I sudisti ebbero 595 morti, 4061 feriti e 653 dispersi: in tutto, 5309 perdite. Tanto che l’autore si chiede: «Non ricevette rapporti sull’andamento della  battaglia che gli facessero aprire gli occhi? Davvero Burnside poté essere così stupido?».
  Fair scrive un libro pacifista: «Il mezzo più efficace per sopprimere le guerre potrebbe essere il ridicolo». La guerra non si è mai evoluta, è un’attività umana che si ripete sempre uguale a se stessa; solo la tecnologia dei metodi di stermino è cambiata. Non esiste quindi ragion di Stato che tenga: chi non fa la guerra sopravvive, darwinianamente.

  DAL TESTO – “Così come i tedeschi la combattevano, la guerra totale divenne ben presto un'impresa impossibile, non solo perché non erano disposti a limitare i propri obiettivi, ma ancora di più perché non sapevano tenere la bocca chiusa o trattenersi dal prendere a calci un nemico caduto, ottenendo così il risultato di farlo rialzare in piedi. Se avete in mente di conquistare il mondo, sareste stupidi a preannunciare la cosa con anni di anticipo; se vi proponete di sconfiggere una sola nazione, è ovvio che dovrete cercare non di rafforzarne la coesione interna contro di voi spaventandola con mosse gratuite, ma al contrario di dissimulare, se possibile, le vostre intenzioni con una politica di benevolenza e di generosità. Nonostante amassero molto vantarsi della propria astuzia, i grandi maestri della politica tedesca del XX secolo hanno dimostrato di avere scarso talento per la segretezza, e ancora meno per le pubbliche relazioni. Fu così che in Russia nel 1941 fecero aumentare con tanta rapidità i fattori a loro ostili che le prime offensive (che pure solo per poco non ebbero successo) furono dapprima arginate e poi respinte; e con ciò l'esito della guerra fu segnato. Tutti gli sviluppi successivi (Stalingrado, l'invasione della Normandia, la caduta dello stesso Reich) non furono che un sanguinoso epilogo. Hitler era del tutto privo della capacità di un Bismarck di capire che, in un mondo di potenze quasi uguali, violenza sfrenata e obiettivi illimitati conducono al fallimento. La forma suprema di inettitudine al comando, si potrebbe dire, è quella di chi, avendo in mano tutte le carte migliori (il miglior esercito del mondo, non pochi dei migliori generali, e nemici, come la Russia e le democrazie, con interessi antagonistici), si pregiudica ogni possibilità di vincere la partita per pura arroganza, con gesti che si riducono a sterili ostentazioni di forza o a inutili provocazioni.”

  L’AUTORE – Charles Fair (New York 1916-1996) ha scritto libri, saggi e articoli di carattere storico, scientifico e letterario, collaborando con il Punch e il New Yorker. Dal 1936 al 1964 ha studiato al Brain Research Institute dell’Università di California (Los Angeles); dal 1964 al 1965 si è dedicato a ricerche nell’ambito del Massachusetts Institute of Technology per il Neurosciences Research Program e, dal 1966 al 1968, anche per il Massachusetts General Hospital.

   INDICE DELL’OPERA – Prefazione – Introduzione. Gli usi del passato - Capitolo 1. Crasso: la nemesi del successo - Capitolo 2. La guerra medievale: il crepuscolo del buonsenso - Capitolo 3. Il coraggioso e l'efficace - Capitolo 4. Addio, cavalleria! Salve, conquista del mondo! - Capitolo 5. Il piccolo leone e l'enorme topo - Capitolo 6. Di chi ho versato il sangue? - Capitolo 7. Dalle fauci della vittoria - Capitolo 8. Il secolo tedesco (Bismarck e la Francia - Il Kaiser e l'Europa - Rider e il mondo) - Capitolo 9. Johnson e gli intellettuali – Note – Bibliografia - Indice dei nomi