Il golpe europeo Stampa E-mail

Marco Rizzo

Il golpe europeo
I comunisti contro l’Unione

Dalai Editore, pagg.192, € 15,00

 

rizzo_golpe  IL LIBRO – Fino a pochi anni fa, l’opinione pubblica era ancora marcatamente filoeuropea. L’euro, così ci dicevano, ci aveva salvati dalla bancarotta e dall’inflazione galoppante. Ma oggi, dopo cinque anni di crisi devastante e rischi di default, quanto è negativa per gli italiani (assieme a spagnoli, greci e portoghesi, ossia i PIGS) la presenza nell’Unione e nell’Euro?
  Non si tratta ovviamente di valutare come sono percepite le istituzioni di Bruxelles dall’uomo della strada dei Paesi del Sud Europa. L’Unione sta rivelando i suoi limiti politici, gli egoismi che si celano dietro le scelte politiche collettive. La crisi economica e l’atteggiamento delle autorità politiche ed economiche nei confronti di Paesi in difficoltà come la Grecia, la Spagna e persino l’Italia, hanno dimostrato che i governi sono ormai eterodiretti dai grandi rappresentanti del capitale finanziario, Bce e Fmi.
  E la sinistra in questo frangente che posizione prende? Anche solo mettere in discussione i principi del Trattato Europeo viene liquidato come una bestemmia dalle forze progressiste di sinistra. E gli altri?
   Marco Rizzo, esponente comunista, nonché parlamentare europeo fino al 2009, confeziona un libro di battaglia, una lucida analisi dei mali che ci derivano dalla UE, accentuati dalle misure del Governo Monti. Ma al contempo un manifesto programmatico per superare l’impasse attuale e tornare alla vecchia, cara politica dalla parte dei deboli e dei lavoratori.

  DAL TESTO – “L’Unione Europea si presenta oggi come un conglomerato imperialista. Al suo interno, l'imperialismo tedesco, economicamente il più forte in questa fase, è in acuto conflitto, mascherato dai sorrisi e dalle buone maniere delle stanze di Bruxelles, con l'imperialismo dell'altra grande potenza continentale, la Francia e con l'imperialismo britannico. È una battaglia che si combatte sul campo della concentrazione del capitale, della concorrenza serrata per l'acquisizione di mercati di sbocco e del controllo delle risorse. La Francia ha rastrellato capitali attraverso l'acquisizione di banche (ad esempio in Belgio, dove il sistema bancario nazionale è ormai quasi totalmente in mano francese), mentre la Germania li ha attirati grazie all'aspettativa di stabilità del sistema economico e, paradossalmente, al trend decrescente dei rendimenti sui titoli (speculazione al rialzo). La Gran Bretagna, con un piede dentro e uno fuori dall'Unione Europea, è da sempre la più stretta alleata degli Stati Uniti ed esercita un ruolo di cerniera tra questi e le potenze continentali europee, pronta a sfruttare ogni spazio che le si apre, così come hanno dimostrato con le varie guerre coloniali, dall'Iraq alla Libia. Operando in parte sul diritto del Commonwealth e in parte su quello comunitario, con questa ambiguità ha attratto ingenti capitali, grazie al suo imponente sistema bancario e ai vantaggi della sua legislazione fiscale nei confronti dei non residenti. Tutte le operazioni di società e banche offshore passano attraverso il sistema bancario britannico, con buona pace del rigore e della lotta all'evasione. Questi tre giganti del continente europeo stanno combattendo oggi un aspra lotta per spartirsi le risorse dei paesi europei «periferici». Gli echi di questa battaglia risuonano nelle divergenze su importanti temi di politica economica che riguardano l'UE. La Tobin Tax, gli Eurobond, i criteri per l'ammissibilità delle richieste di sostegno inoltrate all'ESM, i vincoli e le contropartite richieste per la concessione degli interventi di salvataggio, la scelta se privilegiare il rigore di bilancio o la crescita economica, ecc., sono tutti punti su cui non vi è accordo tra le principali potenze imperialiste europee e sono segnali del conflitto tra loro. L'unità d'intenti si raggiunge solo nel saccheggio delle periferie economicamente più deboli, mentre manca quando si tratta di spartire il bottino così ottenuto.”

  L’AUTORE – Marco Rizzo è nato a Torino nel 1959. Figlio di un operaio della Fiat Mirafiori, è giornalista e laureato in scienze politiche. È stato magazziniere e poi docente presso il Centro Orientamento Scolastico professionale di Torino. È tra i fondatori di Rifondazione Comunista e del Partito dei Comunisti Italiani. Eletto alla Camera dei Deputati nel 1994, 1996 e 2001, è stato presidente del gruppo parlamentare Comunista, e poi eletto al Parlamento Europeo nel 2004. Ha mantenuto un profilo molto critico verso la costituzione della Sinistra l’Arcobaleno e ha sempre espresso nettamente la propria contrarietà a rinunciare al simbolo della «falce e martello». Per Baldini Castoldi Dalai editore, nel 2007 ha pubblicato Perché ancora comunisti. Le ragioni di una scelta. Attualmente è segretario di CSP-Partito Comunista, organizzazione politica fondata nel 2009.

   INDICE DELL’OPERA – Introduzione - 1.Uscire dall'euro e dall'Unione Europea - 2. Europa e Italia, la questione meridionale da Gramsci ai tempi nostri - 3. Il perché del no comunista all'Unione europea - 4.Dal no alla Ue al programma politico dei comunisti per una nuova epoca