Il cantiere di Bottai |
Fabrizio Amore Bianco Il cantiere di Bottai Edizioni Cantagalli, pagg.312, € 18,00
IL LIBRO – Giuseppe Bottai fu tra i pochi leader fascisti ad avere un lucido ed organico progetto politico e a ritenere che tale progetto potesse realizzarsi soltanto dotando il fascismo di un ampio e denso apparato culturale. Il "cantiere" di cui in questo volume si parla è l'Ateneo pisano, che dal 1928 divenne la sede di uno dei più interessanti esperimenti della rivoluzione totalitaria propugnata da Bottai: cambiare i canoni dell'economia e della politica tradizionali per realizzare il corporativismo, inteso come dottrina originale in grado di modificare radicalmente la società italiana. DAL TESTO – “I docenti della Scuola corporativa pisana non furono i soli a guardare con attenzione all'esperienza sovietica. Come noto, infatti, nel periodo 1928-1935 (ma almeno a partire dal 1925) larghi settori del Regime misero a confronto l'esperienza fascista con le realizzazioni dell'Urss in ambito politico, giuridico e soprattutto economico. Tale confronto, che si articolò su una gamma di posizioni piuttosto ampia, privilegiò l'analisi della «struttura del sistema sociale negli aspetti connessi all'organizzazione del lavoro» della potenza russa. In tal senso, proprio sul finire degli anni Venti la casa editrice Il Diritto del Lavoro si era segnalata per aver pubblicato il Codice del lavoro sovietico quasi completamente tradotto (con Il Sindacalismo in Russia di Cesare Alessandri), mentre grazie all'intermediazione e alla collaborazione di Tommaso Napolitano la bottaiana «Critica Fascista» si occupava più da vicino delle problematiche connesse all'organizzazione giuridica dell'Urss. Sulle stesse pagine della rivista di Bottai, come abbiamo detto, a partire dal 1931 trovò spazio il dibattito riassumibile nella formula "Roma o Mosca". La firma del concordato tra Stato e Chiesa, inoltre, unita all'inizio dell'esperimento del piano quinquennale, contribuirono alla maturazione e alla ridefinizione, all'interno del Regime, dei rapporti tra le diverse componenti del fascismo con il bolscevismo. In tal senso, l'attuazione della pjatiletka costituì un momento cruciale per l'elaborazione, da parte degli esponenti dell'attualismo radicale fascista, di una proposta di "corporativizzazione" (e fascistizzazione) integrale della società che aveva nell'anticapitalismo e nella realizzazione dell'economia "programmatica" i pilastri fondamentali. Lo stesso Bottai, come abbiamo visto, intorno al 1933 andò maturando una proposta in materia di economia pianificata nella quale erano molto forti gli accenti anticapitalistici.” L’AUTORE – Fabrizio Amore Bianco svolge attività didattica e di ricerca presso il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell'Università di Pisa. È stato professore a contratto di Storia dei movimenti e dei partiti politici presso la Facoltà di Scienze politiche della stessa Università. Studioso del fascismo, è autore di vari saggi sul corporativismo e sulla storia delle istituzioni universitarie durante gli anni del Regime. INDICE DELL’OPERA – Prefazione, di Paolo Nello – Abbreviazioni – Introduzione – I. Un laboratorio per la futura classe dirigente del Regime - II. Giuseppe Bottai e i "portatori della rivoluzione" - III. Da Ferrara a... Mosca - IV. Un cantiere per diverse progettualità - Indice dei nomi
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