"I promessi sposi" di Guido da Verona Stampa E-mail

Guido da Verona

I promessi sposi

Barbera Editore, pagg.286, € 11,90

 

daverona_promessisposi  IL LIBRO – Pubblicato nel 1929, il libro è una rivisitazione dai toni goliardici della celebre opera di Alessandro Manzoni trasposta nell'attualità degli anni Venti. Guido da Verona elimina dal romanzo di Manzoni tutti gli elementi manieristici e futili e li sostituisce con passaggi erotici e politici. La satira contro il fascismo, seppur non esplicita, fu percepita dai lettori del tempo. Lucia è una tipica bellezza di provincia, parla francese e, per farsi strada a ogni costo, non si rifiuta a nessuno, tranne che a Renzo. Quest'ultimo viaggia su una Fiat 525, mentre Don Rodrigo su una Chrysler. Don Abbondio va a letto con "la perpetua" e converte i vecchi Buoni del Tesoro in Prestito del Littorio. La monaca di Monza, infine, è lascivissima e con spiccate tendenze lesbiche.

  DAL TESTO – “Il nostro don Abbondio, non ricco, non nobile, coraggioso ancor meno, s'era dunque accorto d'essere in quella società come un vaso di terracotta (senza imballaggio) costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro. Pensino dunque i miei venticinque (milioni di) lettori che impressione dovette fare su l'animo del poveretto il trovare dentro quella busta tre, soli e miserabili biglietti da cento, allorché, dal peso, aveva creduto che ve ne fossero almeno otto o nove, o dodici.
  “- Ehi!... ehi!, signori miei!... - voleva egli mettersi a gridare dietro lo «chauffeur» ed il cuoco; ma i due ribaldi frattanto eransi dileguati.
  “«E come sbrigarmela ora con Renzo? - egli pensava. – Una testa calda pure costui, innamorato cotto di quella civetta d'una sua Lucia, che pensa di somigliare alla Nella Regini, e che magari si è messa d'accordo con quel birbante d'un suo fidanzato per abbindolare i signori villeggianti! Trecento franchi sono davvero pochini. Però mettiamoli nel portafogli e stiamo zitti con Perpetua. Ma che bisogno c'è di prender moglie? «Viaggio forse io?» - diceva quel famoso controllore dei vagoni-letto. «Mi marito forse io?» dice il povero curato, che non ha certo voglia di mettersi contro i signori dell'aristocrazia; tanto più che quelle due buone lane, se proprio ardono di far regolarizzare il passo estremo, non hanno che cambiar parrocchia, e andare a farsi ungere da qualche altro prete.» Fra questi santi pensieri, egli frattanto era giunto alla porta di casa sua, ch'era in fondo al paesello; mise la chiave nella toppa, aprì, entrò, e subito, con un boato di voce che tradiva l'umor temporalesco, si mise a chiamar Perpetua.”

  L’AUTORE – Nato a Saliceto Panaro nel 1881, Guido da Verona esordisce come poeta nel 1901 con la raccolta Commemorazione del fatto d'arme di Brichetto. La popolarità la conquista nel 1911 con il suo primo romanzo Colei che non si deve amare e con Mimì Bluette, fiore del mio giardino (1922) di cui venderà più di 300.000 copie.

  INDICE DELL’OPERA – Introduzione - Capitolo I - Capitolo II - Capitolo III - Capitolo IV - Capitolo V - Capitolo VI - Capitolo VII - Capitolo VIII - Capitolo IX - Capitolo X - Capitolo XI - Capitolo XII - Capitolo XIII - Capitolo XIV - Capitolo XV - Capitolo XVI - Capitolo XVII - Capitolo XVIII - Capitolo XIX - Capitolo XX - Capitolo XXI - Capitolo XXII - Capitolo XXIII - Capitolo XXIV - Capitolo XXV - Capitolo XXVI - Capitolo XXVII - Capitolo XXVIII - Capitolo XXIX - Capitolo XXX - Capitolo XXXI - Capitolo XXXII - Capitolo XXXIII - Capitolo XXXIV - Capitolo XXXV - Capitolo XXXVI - Capitolo XXXVII - Capitolo XXXVIII