Filosofia del mito politico |
Chiara Bottici Filosofia del mito politico Bollati Boringhieri, pagg.336, € 32,00
IL LIBRO – Secondo alcuni grandi modelli teorici, l’agire politico sarebbe un’interazione tra individui razionali guidata da procedure condivise di comunicazione e decisione. La prassi osservabile però smentisce tale paradigma, forse ideato per un mondo possibile, ma certo con scarsi riscontri in quello esistente. La storia del Novecento e la politica contemporanea offrono infatti esempi eloquenti del peso che l’elemento a-razionale esercita sull’azione collettiva. Simboli e miti appartengono a questa dimensione, ne sono anzi la sostanza stessa, anche se nelle società democratiche la loro dinamica talvolta è meno appariscente che nelle liturgie totalitarie o nelle ritualità delle comunità tradizionali a dominante religiosa. Al mito, in particolare, va riconosciuta una insostituibile centralità: potenza mobilitante che opera attraverso simboli, è l’oggetto privilegiato di schiere di studiosi, tanto da diventare – sostiene uno di loro – una sorta di specchio magico in cui ciascuno trova ciò che gli è più familiare, i linguisti un mondo di segni, gli psicologi il precipitato dell’inconscio, gli antropologi una narrazione atavica, i filosofi l’opposto del pensiero o la sua forma primitiva. Se una simile, specialistica proiettività ha alimentato una letteratura sconfinata, poco di rilevante è stato detto finora sul mito politico in sé. Chiara Bottici lo ripercorre dall’antichità a oggi e, all’interno del quadro sistematico del suo sviluppo, per la prima volta ne elabora una teoria non sussidiaria di altre discipline, oltrepassando la vecchia, e ormai inutilizzabile, opposizione tra bando illuministico e riabilitazione romantica. Nel bene e nel male, la politica non può fare a meno del mito, perché è il prodotto e il produttore di identità collettive. Si tratta allora di conoscerlo a fondo, per metterne a frutto la ricca significatività ed evitarne le sottili insidie. DAL TESTO – “[…] mentre Cassirer, muovendo dal presupposto illuministico interpreta il mito politico come una forma di regresso, Sorel, che distingue il mito dalla religione, può riconoscere la presenza del mito nelle società moderne e mostrare le circostanze in cui esso può essere una forma di progresso. Se la modernità ha minato il ruolo della religione come orizzonte di senso nell'esperienza del mondo, essa non ha compromesso perciò quello del mito. Al contrario, è proprio in fenomeni tipicamente moderni come i grandi movimenti sociali che risulta evidente il ruolo giocato dalle costruzioni mitiche. È solo perché le persone che prendono parte a tali processi possono immaginare le proprie azioni come un evento all'interno di una narrazione che assicura il trionfo della loro causa, che si impegnano in azioni come la lotta del proletariato. L’AUTRICE – Chiara Bottici ha insegnato Teoria politica alla Goethe Universität di Francoforte ed è attualmente assistant professor in Filosofia presso la New School for Social Research di New York. Tra i suoi saggi: Men and States. Rethinking the Domestic Analogy in a Global Age (2009), The Myth of the Clash between Civilizations (con Benoît Challand, 2010) e Imagining Europe. Myth, Memory and Identity (2011). INDICE DELL’OPERA - Introduzione – Ringraziamenti - Filosofia del mito politico - Parte prima. Genealogia del mito – Premessa - 1. Mythos e logos - 2. Il Libro e la dialettica del logos sacro - 3. Razionalità scientifica e dialettica dell'Illuminismo - Parte seconda. Il bisogno di mito – Premessa - 4. Mito e significato – 5. Un approccio al mito - 6. Nominare l'ignoto, creare significatività - Parte terza. Il mito politico – Premessa – 7. Mito e critica della ragione politica - 8. Teorie classiche del mito politico - 9. Mito politico, ideologia e utopia - Parte quarta. Mito e identità politica – Premessa - 10. Mito, narrazione e immaginario sociale - 11. Mito e identità - 12. Miti politici d'oggi: lo straordinario e il banale – Bibliografia - Indice dei nomi
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