La rivoluzione globale Stampa E-mail

Silvio Pons

La rivoluzione globale
Storia del comunismo internazionale 1917-1991

Einaudi, pagg.XXIII-424, Euro 35,00

 

pons_rivoluzione  IL LIBRO – Il comunismo conobbe una formidabile espansione nella prima metà del secolo scorso e subí un tracollo vertiginoso nella seconda metà. La nascita dello Stato sovietico e del movimento comunista ebbe un enorme impatto internazionale tramite la promessa o la minaccia di una rivoluzione mondiale. Quello scenario sembrò ancora piú incombente all'indomani della Seconda guerra mondiale. L'Urss si pose alla guida di un «campo socialista» in Europa, costituendo cosí il polo antagonista all'Occidente nella guerra fredda, mentre la Cina comunista proiettava la rivoluzione nel mondo postcoloniale. Tuttavia, l'apice del progetto globale comunista celava le premesse del declino. Meno monolitico di quanto non apparisse in Occidente, il movimento iniziò a disgregarsi con la rottura tra Mosca e Pechino. Fu il primo segnale di una crisi di legittimazione destinata a farsi irreversibile. Il comunismo internazionale perse credibilità come soggetto della politica mondiale. Nel contempo, il dominio sovietico nell'Europa orientale mostrò il suo volto brutale e diventò definitivamente un fattore di discredito. L'Urss venne messa ai margini dalla globalizzazione occidentale, malgrado la sua dimensione di superpotenza. Fino a che le riforme di Gorbacëv, nel vano tentativo di rilanciare un nuovo universalismo, portarono al collasso.
  Trascorso un ragionevole lasso di tempo dal suo crollo in Europa e in Unione Sovietica, è possibile oggi narrare la storia del comunismo non soltanto con il distacco necessario e con l'impiego delle conoscenze archivistiche accumulate, ma con l'intento di collocarla nella storia internazionale del secolo scorso. Il comunismo fu parte essenziale della formazione del mondo globale in cui viviamo. A lungo si identificò con la prospettiva di una rivoluzione mondiale, nel solco di Lenin e dell'Ottobre 1917. Suscitò un'attrazione o una repulsione che contribuirono dappertutto a definire ideologie e identità, a mobilitare risorse e coscienze, a influenzare psicologie e intelletti. Rappresentò il fenomeno transnazionale per eccellenza. La nozione di comunismo internazionale assunse una molteplicità di significati, che rimandavano al rapporto tra lo Stato sovietico e un movimento di partiti dispiegato su scala planetaria, ai miti rivoluzionari e alla «modernità alternativa» anticapitalistica, al terrore e al progresso.
  Questo volume racconta il dipanarsi della storia del comunismo internazionale dalla rivoluzione alla disgregazione dell'Urss, passando attraverso le vicende della guerra fredda e illuminando i motivi del declino, emersi dopo la morte di Stalin.

  DAL TESTO – “Compiuta la gigantesca e violenta trasformazione della «rivoluzione dall'alto», la mobilitazione ideologica del nucleo militante e operaio protagonista dell'«offensiva socialista» scomparve definitivamente dalla scena. Il solco di continuità con l'originaria vocazione del bolscevismo al potere cambiò direzione, senza però dissolversi. La propaganda ufficiale del regime prese a esaltare valori patriottici, puritani e sessisti, agitando nel contempo il mito dell’unita sociale e la fine della divisione in classi quale compimento della rivoluzione. Si delinearono una rivalutazione selettiva del passato russo, un uso strumentale del nazionalismo, un declino dell'etica internazionalista. Il valore della famiglia venne recuperato come strumento di promozione delle politiche demografiche e di imposizione della disciplina sociale. Il potere trasformativo dello Stato continuò a essere esaltato insieme alla sua funzione di purificare il corpo politico dagli elementi alieni, aprendo la strada a una società armoniosa. Lo Stato sovietico mantenne la sua ambizione di rimodellare la società e di rappresentare una moderna risposta alla politica di massa, ma orientò decisamente la propria opera verso la preparazione della guerra e verso l'unificazione della coscienza sociale.
  “Il culto della potenza si fece centrale. In un modo indiretto ma eloquente, Stalin propose ai membri del Politbjuro una riabilitazione della politica di potenza russa. Il 19 luglio 1934 egli inviò loro uno scritto che criticava Engels per la sua tendenza a distinguere tra la Russia zarista e la Germania borghese. Stalin riaffermava così la validità della teoria leniniana dell'imperialismo e la visione indifferenziata delle potenze capitalistiche, rivelando però il proprio accostamento all'idea della rinascita della potenza russa. L'idolatria dello Stato e la visione del mondo ereditata da Lenin si combinarono tra loro. Con la proclamazione del «socialismo realizzato», la vecchia distinzione tra i «due mondi» doveva essere conservata in una nuova forma. Secondo il punto di vista del regime, lo Stato socialista era fondato sull'«unità politica e morale» della società, mentre gli stati capitalistici continuavano ad agire sotto l'impulso degli «interessi di classe».”

  L’AUTORE – Silvio Pons è nato a Firenze nel 1955. È docente di Storia dell'Europa Orientale all'Università di Roma «Tor Vergata» e direttore della Fondazione Istituto Gramsci. Autore o curatore di numerosi volumi dedicati alla storia della Russia sovietica e del comunismo italiano e internazionale, per Einaudi ha scritto Stalin e la guerra inevitabile 1936-1941 (1995), Berlinguer e la fine del comunismo (2006) e La rivoluzione globale. Storia del comunismo internazionale 1917 - 1991 (2012); sempre per Einaudi ha curato Georgi Dimitrov, Diario. Gli anni di Mosca 1934-1945 (2002) e il Dizionario del comunismo nel XX secolo (con R. Service, 2006-2007).

  INDICE DELL’OPERA - Introduzione - Sigle e abbreviazioni - Prologo. Guerra e rivoluzione - I. Il tempo della rivoluzione (1917-1923) (1. Lenin, lo Stato sovietico e il Comintern - 2. Vittoria in Russia, sconfitta in Europa - 3. La nascita dei partiti comunisti - 4. La fine della rivoluzione europea) - II. Il tempo dello Stato (1924-1939) (1. Rivoluzione mondiale e «socialismo in un solo paese» - 2. Tra Occidente e Oriente - 3. Stalin, la «rivoluzione dall'alto» e la psicosi di guerra - 4. I comunisti e l'antifascismo - 5. Lo Stato di sicurezza totale - 6. Il Patto Molotov-Ribbentrop) - III. Il tempo della guerra (1939-1945) (1. L'alleanza con Hitler - 2. La guerra patriottica e la fine del Comintern - 3. Sfere d'influenza, fronti nazionali, «democrazia popolare» - 4. Vittoria senza rivoluzione) - IV. Il tempo dell'impero (1945-1953) (1. La nascita dell'«impero esterno» - 2. La fondazione del Cominform – 3. La rottura tra Urss e Iugoslavia – 4. Rivoluzione in Cina e guerra in Corea – 5. La «rivoluzione dall'alto» nell'Europa centro-orientale e la mobilitazione pacifista - 6. I comunisti e la guerra fredda) - V. Il tempo del declino (1953-1968) (1. La crisi nell'Europa centro-orientale - 2. La fine dell'unità comunista – 3. L'espansione nel Terzo Mondo e la rottura tra Urss e Cina – 4. I limiti dell'influenza sovietica) - VI. Il tempo della crisi (1968-1991) (1. Il '68 e la «primavera di Praga» - 2. La disgregazione del movimento – 3. Lo Stato-potenza globale – 4. L'eurocomunismo – 5. La crisi di legittimazione - 6. Riforma e caduta) - Epilogo. La fine del comunismo nella storia mondiale - Indice dei nomi