Rousseau cittadino senza patria |
Robert Spaemann Rousseau cittadino senza patria Edizioni Ares, pagg.160, Euro 14,00
IL LIBRO – Robert Spaemann ha indagato gli esperimenti totalitari del XX secolo, come pure le derive erotico-estetiche della Scuola di Francoforte e di tanto pensiero postmoderno, che hanno portato, di caduta in caduta, all’attuale crisi dell’umano e della Ragione, risalendo poi fino all’origine, che ha rinvenuto nel laboratorio intellettuale di Jean-Jacques Rousseau. Come scrive Sergio Belardinelli nell’Introduzione, «nel primo Discours di Rousseau sono già fissati tutti i motivi essenziali della critica della civiltà borghese europea, che appariranno nei decenni successivi. Vi troviamo l’idea che la civiltà moderna è fondata sul progressivo aumento dei bisogni, quindi della nostra dipendenza; vi troviamo la denuncia della disuguaglianza nociva che viene introdotta tra gli uomini dalla differenza dei talenti e dalla degradazione della virtù, nonché la denuncia dell’uomo “borghese”, vi troviamo infine l’esaltazione di una soggettività che afferma sé stessa negando semplicemente il conformismo borghese, sulla base di una sorta di “totalmente altro”». DAL TESTO – “[…] il cristianesimo dissolve il monismo politico dell'Antichità e rende, come dice Rousseau, «buona ogni politica», ma in questo modo rende anche impossibile un'educazione politica pensata come integrazione totale. E quando Rousseau consiglia ai polacchi una tale educazione, in questo caso la Polonia, così come la Corsica, non è altro che l'eccezione che conferma la regola. Nello scritto sulla Polonia, Rousseau dice espressamente che le sue raccomandazioni non avrebbero senso in Francia, in Germania, in Spagna o in Inghilterra, dal momento che non esiste più francese, tedesco, spagnolo o inglese. In Polonia Rousseau trova un preciso esempio di ciò che successivamente definirà nazionalismo e quando afferma che il culto religioso degli Stati moderni cristiani non possiede nulla di nazionale, nulla che ricordi la patria, considera la Polonia un'eccezione per il fatto che in essa è presente una sorta di religione nazionale che può giocare la funzione dell'antica religione della polis. Detto in generale, vale il fatto che con il cristianesimo l'esistenza politica è storicamente accresciuta, e nel Contrat social io vorrei vedere, contro la storia della sua recezione, meno un progetto per il futuro che il commiato da una realtà, la cui legge strutturale solo adesso, in una situazione di dissolvimento, appare chiaramente riconoscibile. Anche qui la filosofia è la nottola di Minerva, che solo al tramonto si alza in volo.” L’AUTORE – Robert Spaemann (Berlino, 1927) è uno dei maggiori filosofi dei nostri tempi. Tra le sue opere più recenti tradotte in Italia si ricordano: L'origine della sociologia dallo spirito della Restaurazione (2002), Natura e ragione. Saggi di antropologia (2006), Persone. Sulla differenza tra «qualcosa» e «qualcuno» (2007), La diceria immortale. La questione di Dio o l'inganno della modernità (2008). INDICE DELL’OPERA - Prefazione, di Sergio Belardinelli – Introduzione. Uomo o cittadino. L'itinerario di Rousseau dalla «polis» alla natura - Capitolo primo. Esistenza naturale & esistenza politica - Capitolo secondo. Dalla «polis» alla natura. La controversia sul primo «Discours» di Rousseau - Capitolo terzo. Sulla preistoria del concetto di natura nel XVIII secolo - Capitolo quarto. L'«Émile» di Rousseau: trattato sull'educazione o sogni di un visionario? - Postfazione, di Leonardo Allodi: Robert Spaemann: la filosofia come educazione alla realtà
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