Apocalisse Pakistan |
Francesca Marino - Beniamino Natale Apocalisse Pakistan Memori, pagg.192, Euro 15,00
IL LIBRO – Bombe, attentati, proliferazione nucleare, persecuzioni delle minoranze etniche, religiose e sessuali. Il Pakistan è "un alleato fondamentale dell'Occidente nella guerra al terrorismo" ma anche il paese nel quale si nascondono con successo da oltre dieci anni i capi supremi del terrorismo islamico internazionale - Osama bin Laden, Ayman Al Zawahiri, il mullah Omar. I doppi e tripli giochi dei suoi servizi segreti - e dei loro superiori in divisa e in borghese - sono ormai un segreto di Pulcinella ma fermarli sembra impossibile. O possibile solo al prezzo della dissoluzione di questo Paese abitato da centinaia di milioni di persone, che si trova in una posizione strategica cruciale ai confini del "buco nero" afghano, all'ingresso orientale del Golfo Persico, a metà strada tra Cina e India, le superpotenze emergenti dell'Asia: un'apocalisse che tutti vorrebbero evitare ma che è inesorabilmente cominciata. DAL TESTO – “Il rapporto speciale del Pakistan con la Cina, sviluppatosi in seguito nell'attuale alleanza di ferro, è nato negli anni sessanta ed è in buona parte frutto dell'iniziativa di Zulfikar Ali Bhutto, allora all'apice del suo potere. Alla fine degli anni cinquanta, a dispetto della retorica terzomondista cara al leader indiano Jawaharlal Nehru (che lanciò lo slogan hindi-chini bhai-bhai, indiani e cinesi sono fratelli), il problema delle frontiere tra India e Cina cominciava a emergere come un grosso ostacolo nelle relazioni tra i due Paesi. L’India si considera l'erede dell'Impero Britannico e ritiene suo diritto ereditarne anche i confini. La Cina ritiene invece di essere la legittima erede dell'Impero dei Qing, la dinastia spazzata via nel 1911 dalla rivoluzione nazionalista di Sun Yatsen. I confini dei due Imperi, al momento della loro dissoluzione, erano in larga parte indefiniti e non solo nella porzione del Kashmir. La Cina era frazionata in piccole regioni dominate o da potenze straniere o da signori della guerra. Lungo quasi tutti i 4.600 chilometri della frontiera tra i due giganti asiatici, che corre lungo la catena montuosa dell'Himalaya e a ovest arriva sui contrafforti del Karakorum, pattuglie dell'esercito cinese e di quello indiano spesso si incontravano sul territorio conteso, e le scaramucce erano frequenti. Nel 1962 successe l'inevitabile: l'ennesima sparatoria sfociò in una guerra di frontiera, che si concluse dopo tre settimane con l'avanzata dell'Esercito di Liberazione Popolare cinese in varie porzioni del territorio indiano, una delle quali si trova sul massiccio dell'Aksai Chin, all'estremità occidentale dell'altipiano del Tibet. Come la regione del Gilgit-Baltistan, l'Aksai Chin faceva parte dell'area del Ladakh, che a sua volta era parte del regno del Jammu e Kashmir. La Cina si ritirò dalle altre aree che aveva occupato ma lasciò i suoi militari a presidiare l'Aksai Chin.” GLI AUTORI – Francesca Marino lavora come giornalista free lance dall’Asia meridionale, scrivendo di India, Pakistan e dintorni per Il Messaggero, l’Espresso e Limes. Nel 2007 ha pubblicato con Laterza il libro L’India in 100 immagini. INDICE DELL’OPERA - Ai Lettori, di Francesca Marino e Beniamino Natale - Perché dobbiamo temere il Pakistan, di Lucio Caracciolo - La regina mancata - Nascita di una dinastia - Un uomo di fede - Il dittatore democratico - La strana coppia - Il profeta della Guerra santa - Bulli, pupe e bombe - Tripli giochi e salti mortali - Baluchistan, il nuovo Bangladesh - Il fantasma di Londra - La banda della proliferazione - Un'amicizia a prova di Bomba – Cronologia - Sigle
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