Assalto alla diligenza |
Gianluigi Da Rold Assalto alla diligenza Guerini e Associati, pagg.159, Euro 16,50
IL LIBRO – Primi anni Novanta: l'Italia cambia pelle. Si apre il periodo delle privatizzazioni, cioè della (s)vendita ai privati e della collocazione sul mercato delle imprese di proprietà dello Stato. Liquidato il sistema delle Partecipazioni Statali, smantellato il cosiddetto sistema misto italiano, vengono messe in vendita le imprese dell'Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI); l'Ente Partecipazioni e Finanziamento Industrie Manifatturiere (EFIM) e "pezzi" importanti dell'ENI. In questo colossale affare di smantellamento delle sue proprietà lo Stato ci ha veramente guadagnato? Perché tutto è avvenuto in tempi così rapidi, senza avere un quadro normativo adeguato e senza correre il rischio di creare monopoli privati al posto di quelli pubblici? Quale la vera ragione del grande interesse delle privatizzazioni per i vecchi e impoveriti poteri forti italiani? Quale il reale motivo della conversione alle privatizzazioni del mondo cattolico di sinistra e dell'erede del cadaverico partito comunista? Perché la magistratura diventa un vigilante etico in questo processo contorto e complicato? Le privatizzazioni passeranno sotto silenzio sui mezzi di comunicazione. Il totale ricavato dallo Stato è stimato in circa 200mila miliardi di lire. Una vera e propria svendita, una sorta di saldo di fine stagione. Nelle elezioni del 1994, il potere finisce nelle mani di Silvio Berlusconi, che si presenta come «figlio» del pentapartito che ha governato l'Italia fino al 1992 e si apre un periodo di transizione e di concitazione politica che ha profondamente segnato la nostra storia degli ultimi vent'anni. DAL TESTO – “Che il 2 giugno del 1992, al largo di Civitavecchia si incrociasse lo yacht di Elisabetta II, il «Britannia», carico di finanzieri angloamericani e di alcuni funzionari del Tesoro italiano per parlare di affari riguardanti l'Italia sta nella natura delle cose, nel gioco ininterrotto dei poteri che si contrappongono. Così come sta nella natura delle cose e nella logica del potere che la forza degli interessi economici abbia sempre condizionato i governi. L’AUTORE – Gianluigi Da Rold (1942) è giornalista e scrittore. Dal 1975 al Corriere della Sera. Nel 1978, con Walter Tobagi, promuove la fondazione di Stampa Democratica. Nel 1994 assume la condirezione delle reti regionali della Rai a Milano. Ha diretto per un periodo L'Indipendente e il Corriere delle Opere. INDICE DELL’OPERA - Prefazione, di Giorgio Vittadini – Introduzione, di Giulio Sapelli - Breve retroscena antropologico (La crisi italiana degli anni Novanta - Il tuffo nel privatismo - Il quadro italiano: da Mao alla riscoperta di Malagodi) - Quel «pasticciaccio» brutto della SME (Profumo di anomalie - Prime puntate della telenovela - La fine dello spezzatino) - Il gigantesco buco nero (Un oggetto misterioso - Da Balladour a Minc - Complotti: e lo yacht della Regina?) - Lo sguardo su ENI, IRI ed EFIM (Fra Cuccia e Prodi) - Il primo affare telefonico non si scorda mai (La fine della «prima repubblica» e l'ingegnere)
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