Gli Stati Uniti e la sicurezza del Golfo Persico Stampa E-mail

Elia Felippone

Gli Stati Uniti e la sicurezza del Golfo Persico
Dottrine e prassi da Nixon a Reagan

Guerini e Associati, pagg.259, Euro 25,00

 

felippone_statiuniti  IL LIBRO – Da circa vent'anni, e cioè da quando, nel 1990, gli Stati Uniti hanno avviato l'operazione "Desert Shield", la regione del Golfo Persico ospita stabilmente il più alto numero di militari americani di stanza al di fuori dell'emisfero occidentale. Questa "militarizzazione" della politica regionale statunitense non è la conseguenza di una svolta improvvisa, ma il risultato di un processo in cui ben poco è stato predeterminato e molto invece è stato conseguenza di mosse imprudenti e di errori.
  Il volume ricostruisce i diversi passaggi di questo processo, dalla crisi del sistema di sicurezza nixoniano, fondato sul principio della "delega", ai traumi concomitanti della caduta dello Scià Reza Pahlevi e dell'invasione sovietica dell'Afghanistan, che hanno reso inevitabile il crollo di quel sistema, infine alla prassi dell'intervento militare nel Golfo, inaugurata nell'estate del 1987 da Reagan con la scorta armata alle petroliere del Kuwait. Una ricostruzione storica che contribuisce alla comprensione delle radici di instabilità in un'area fra le più calde del pianeta.

  DAL TESTO – “Era da tre anni che Carter stava provando a normalizzare le relazioni con l'Iraq. Nei primi mesi del 1977 aveva pensato di servirsi di uno strumento inusuale, la medical diplomacy, per costruire un clima di fiducia reciproco che fosse funzionale al ripristino dei rapporti ufficiali. Dopo il viaggio di Sadat a Gerusalemme questo tentativo era stato bruscamente interrotto e nel corso dei due anni successivi gli Stati Uniti si erano limitati saltuariamente a sondare la disponibilità del regime iracheno a ripristinare le relazioni. La tempistica era stata poco felice, dato che nel frattempo era in corso il processo di normalizzazione delle relazioni tra Israele e l'Egitto, ma in questo modo, almeno, gli Stati Uniti avevano chiesto a Saddam Hussein un gesto altamente visibile, il segno tangibile di un nuovo orientamento internazionale dell'Iraq. Ora invece la cooperazione rischiava di essere a senso unico. In altri termini, gli Stati Uniti avrebbero potuto aspettare a lungo e invano che l'Iraq assumesse una posizione «neutrale» rispetto al processo di pace arabo-israeliano e maturasse una «coincidenza» di vedute con gli Stati Uniti sulla sicurezza del Golfo, ma in cambio avrebbero offerto fin da subito a Saddam ciò di cui aveva bisogno: beni ad alta tecnologia e, indirettamente, la conferma che ora aveva ampi spazi di manovra per realizzare i suoi disegni egemonici nel Golfo.”

  L’AUTORE – Elia Felippone è dottore di ricerca in Storia internazionale e titolare di un assegno post-dottorato per la collaborazione all’attività di ricerca presso l’Università degli Studi di Milano.

  INDICE DELL’OPERA - Introduzione - Capitolo primo. Un sistema di sicurezza in bilico (I Twin Pillars e la sicurezza per delega - I cambiamenti alla normativa statunitense sul trasferimento di armi ai Paesi terzi - Le prime scosse al sistema: la direttiva Carter del 13 maggio 1977 - Le eccezioni per gli alleati, le deroghe per gli amici e le compensazioni per i clienti - La diffidenza dell'Arabia Saudita e l'atteggiamento di sfida dell'Iraq - La stretta sovietica sul Corno d'Africa e sull'Afghanistan - La vittoria khomeinista in Iran) - Capitolo secondo. Il crollo del pilastro iraniano e la crisi della sicurezza per delega (La ricerca di nuove formule di deterrenza - L'indisponibilità dell'Arabia Saudita - Le aperture al governo provvisorio iraniano di Mehdi Bazargan - I tentativi per contrastare l'ingerenza sovietica in Afghanistan - I negoziati per l'accesso statunitense alle basi militari dell'Oman, del Kenya e della Somalia) - Capitolo terzo. La retorica e la realtà della Dottrina Carter per il Golfo Persico (L'ideazione di una «cornice di sicurezza per il Golfo Persico» - La resistenza dei partner della regione e gli ostacoli del Congresso - Lo sterile avvicinamento a Saddam Hussein - Le fallite prove di dialogo con Khomeini - L'impasse di fronte alla guerra tra l'Iran e l'Iraq) - Capitolo quarto. Il rilancio in chiave reaganiana della «cornice di sicurezza per il Golfo Persico» (La formula del «consenso strategico antisovietico» - La direttiva presidenziale dell'8 luglio 1981 - Il rafforzamento militare del Pakistan e dell'Arabia Saudita - Il doppio binario di fronte alla guerra fra l'Iran e l'Iraq - Le inquietudini in vista di una probabile vittoria iraniana - Il rafforzamento di Israele) - Capitolo quinto. L'impraticabilità della sicurezza per delega (Le gravi implicazioni politiche dell' operazione «Pace in Galilea» - Il fiasco dell'intervento in Libano - La percezione del disegno egemonico iraniano e la ricerca di una collaborazione con Saddam Hussein - La scelta del compromesso tattico con l'Iran - Il "corollario" di Reagan alla Dottrina Carter) – Conclusioni – Bibliografia - Indice dei nomi