Karl Marx - Friedrich Engels

Sul Risorgimento italiano

Manifestolibri, pagg.272, Euro 29,00

  IL LIBRO – Due giornalisti d’eccezione, Karl Marx e Friedrich Engels, raccontano, analizzandone il senso e la direzione, gli eventi bellici e politici nell’Italia dal 1848 al 1860. Come valutavano i fondatori del socialismo scientifico il risorgimento italiano e le singole personalità che ne furono protagoniste? Nel centocinquantenario dell’unità non poteva mancare la riscoperta di questi testi che ragionano sul rapporto tra indipendenza e rivoluzione alle origini della nostra storia nazionale. Raccolti e tradotti alla fine degli anni Cinquanta, questi testi (articoli giornalistici, lettere, brevi saggi dedicati agli eventi del momento) sono ormai introvabili. In essi, oltre alla ricostruzione degli eventi, si trovano anche i giudizi, a volte caustici, su personaggi come Giuseppe Mazzini, i Savoia, Garibaldi, e su tutti i governanti europei implicati nella vicenda italiana e nella rivoluzione europea del 1848. È un’attenzione, quella di Marx ed Engels per la storia italiana, che testimonia di un interesse niente affatto marginale per il movimento risorgimentale, e della lucidità con la quale i due autori individuavano le arretratezze e le debolezze della borghesia italiana che tanto avrebbero pesato sulla storia successiva.

  DAL TESTO – “Sono molto noti i contrasti tra Marx e Mazzini relativamente al periodo dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori, ma la loro lotta per l'egemonia nel movimento democratico europeo si può tranquillamente anticipare di un quindicennio, quando la sconfitta del biennio rivoluzionario nei diversi paesi europei ebbe però il merito di costituire un circuito europeo di esuli che, dopo la nascita del Secondo Impero, trova a Londra la possibilità di definire una vera e propria comunità. […]
  “Per quello che riguarda l'Italia il quadro nel quale inserire queste vicende è dato con chiarezza dal processo di crisi in cui il movimento democratico andava dibattendosi, acuitosi con il 1853, cioè con il fallimento del tentativo di insurrezione del 6 febbraio a Milano, sul quale torna più volte Marx nei testi che riproduciamo. Questa crisi sposta, sul piano nazionale, i rapporti di forza a favore dei moderati che trovavano un punto di attrazione nel Piemonte costituzionale di Cavour. L'articolazione delle posizioni non si chiude nella polarità moderati-democratici e dentro questo secondo polo Mazzini non costituisce una posizione esclusiva: diverse sono le declinazioni sociali, le tattiche, le priorità d'azione politica (insurrezione o azione educativa) e le elaborazioni del rapporto tra impegno e cittadinanza.”

  IL CURATORE – Agostino Bistarelli, laureato in Storia all’Università di Pisa, ha conseguito il dottorato in Storia comparata presso l’Universitat Autonoma de Barcelona. Ha insegnato Storia contemporanea all’Università “La Sapienza” di Roma e attualmente coordina l’attività di ricerca della Giunta centrale per gli studi storici. Tra le sue pubblicazioni: La resistenza dei militari italiani all’estero. Jugoslavia centro-settentrionale (Edizioni Rivista Militare, 1996), La storia del ritorno. I reduci italiani del secondo dopoguerra (Bollati Boringhieri, 2007) e Gli esuli del Risorgimento (il Mulino 2011).