La politica estera di Jimmy Carter |
Daniel Mori La politica estera di Jimmy Carter Gan, pagg.176, Euro 20,00
IL LIBRO – L'America del 1976 era una nazione in crisi ed un "impero" in declino. La soluzione proposta da Carter fu al tempo stesso conservatrice e progressista: conservatrice nel ricorso alla retorica della redenzione morale e del ritorno alla purezza "jeffersoniana", progressista nelle istanze di rinnovamento della politica estera. Carter restituì l'ideologia alla retorica presidenziale, ma nella pratica fu più spesso un realista che un idealista. DAL TESTO – “Carter non fu un grande statista e mostrò di non avere il pragmatismo ed il cinismo necessari per gestire con efficacia melting pot americano. Ciò non significa, però, che la sua presidenza sia stata un fallimento. Egli è stato un presidente equilibrato, capace di evitare che questioni potenzialmente esplosive divenissero crisi ingestibili nell'era nucleare: il suo è stato il primo mandato dai tempi di Herbert Hoover durante il quale nessun soldato statunitense è morto in guerra. Pochi presidenti americani del novecento possono vantare simile record, e visto il numero di emergenze che l'amministrazione si trovò a fronteggiare - da Panama al Corno d'Africa, dal Nicaragua all'Iran - è un risultato non certo trascurabile. L’AUTORE – Daniel Mori è laureato in Storia e ha conseguito successivamente un dottorato in Storia Moderna e Contemporanea. È un esperto di storia della politica degli Stati Uniti d'America. INDICE DELL’OPERA - Ringraziamenti - Principali sigle ed abbreviazioni utilizzare - Prefazione, del Prof. Federico Romero -Introduzione - Capitolo 1. O tempora o mores: Carter for President - Capitolo 2. Il biennio 1977-78, dal canale di Panama a Camp David - Capitolo 3. «Scomposta paura del comunismo», Repubblica Popolare Cinese, SALT II, «dottrina Carter» - Capitolo 4. Iran, crisi degli ostaggi, sconfitta elettorale - Conclusioni - Note e Bibliografia
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