L’Altare della Patria |
Bruno Tobia L’Altare della Patria il Mulino, pagg.152, Euro 8,00
IL LIBRO – Nella gigantesca mole a ridosso del Campidoglio si può leggere una vera e propria metafora della vicenda nazionale italiana. Progettato nel 1878 come monumento funebre a Vittorio Emanuele II, l'Altare della Patria fu inaugurato nel 1911, cinquantesimo anniversario dell'Italia unita. Nel 1921, con l'inumazione della salma del Milite Ignoto, il Vittoriano è come riconsacrato attraverso un complesso movimento celebrativo che parte dal confine orientale per confluire nella capitale. Con il fascismo diventa tribuna per un perenne ossequio patriottico e quinta di regime. In epoca repubblicana, il monumento finisce per essere un puro elemento scenografico, salvo ritrovare in anni recenti una rinnovata funzione simbolica in occasione dei funerali dei morti di Nassirya. DAL TESTO – “Il Vittoriano […] visse ancora alcune giornate di intensa celebrazione patriottica. La prima - per quanto significativamente e indelebilmente marcata dal segno retorico dei temi tipici della politica fascista - fu quella che vide trasformate le terrazze della Mole in sagrato per il rito della «giornata della fede», per la consegna dell'«oro alla Patria». Tutto venne predisposto per il 18 dicembre 1935 come mobilitazione nazionale contro le sanzioni decretate trentun giorni prima dalla Società delle Nazioni nei confronti dell'Italia, aggressore dell'Etiopia, e cioè contro l'«assedio economico» voluto dagli insaziabili imperialismi delle nazioni «plutocratiche». La regina Elena avrebbe donato, sull'Altare della Patria, le fedi nuziali della famiglia reale quale esempio per tutti, in un rito replicato contemporaneamente presso il monumento ai caduti o il cimitero di guerra di ogni comune d'Italia. La principessa di Piemonte, la duchessa d'Aosta, la duchessa di Pistoia, la contessa Calvi avrebbero consegnato le loro fedi nelle rispettive residenze; la principessa Maria a Firenze. Si ripete ancora la liturgia della simultaneità, mettendo in scena la concordia di tutto un popolo, chiamando nuovamente le donne in prima fila, dalla regina all'ultima popolana, questa volta per raccogliere – così scrisse «Il Popolo d'Italia» il giorno prima della cerimonia - il «simbolo della fedeltà coniugale», finora «per millenaria tradizione» tramandato ai figli come «sacra ricordanza materna» e ora, invece, donato alla Patria. In una mattinata ventosa, disturbata a tratti dalla pioggia, la regina giunse al Vittoriano, quando già l'attendevano, dinanzi alla piattaforma del sacello, le vedove e le madri dei caduti. I corazzieri schierati sul fronte della scalinata sorreggono l'enorme corona che verrà deposta sulla tomba. Starace, il federale e il vicegovernatore di Roma accolgono la sovrana. Una breve pausa precede l'inizio della cerimonia.” L’AUTORE – Bruno Tobia insegna Storia contemporanea nella Sapienza - Università di Roma. Tra i suoi volumi: Una patria per gli italiani. Spazi, itinerari, monumenti per l'Italia unita (Laterza, 1991) e Salve o popolo d'eroi. La monumentalità fascista nelle fotografie dell'Istituto Luce (Editori Riuniti, 2002). INDICE DELL’OPERA - I. Il Re è morto, viva il Re! - II. Da Vittoriano ad Altare della Patria - III. L'invenzione del Milite Ignoto - IV. Palcoscenico patriottico e quinta di regime - V. La memoria opaca e il trionfo della luce - Postfazione - Letture e filmografia - Indice dei nomi
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