Pirati. Avventure, scontri e razzie nel Mediterraneo del XVII secolo Stampa E-mail

Adrian Tinniswood

Pirati. Avventure, scontri e razzie nel Mediterraneo del XVII secolo

Bruno Mondadori, pagg.303, Euro 26,00

 

tinniswood_pirati  IL LIBRO – Sono cristiani rinnegati che abbandonano casa e famiglia per darsi a una vita di piratesche scorribande. Oppure devoti musulmani impegnati a  predare, per conto dell’Impero ottomano, galee spagnole, inglesi, veneziane che conducono i propri traffici nel Mediterraneo. Sono corsari autorizzati dallo stato o furfanteschi pirati, ufficiali ammutinati e schiavi  fuggiaschi, capitani coriacei in grado di far tremare l’Europa ma anche comuni marinai protagonisti di atti d’incredibile eroismo. Fanno base a Tunisi, Algeri e Tripoli, infestano i Banchi di Terranova e lo stretto di Gibilterra, svernano gozzovigliando sulle coste irlandesi, guidano le   proprie ciurme di ardimentosi persino in Islanda. Sono i pirati della Barberia. Verso questa regione africana, corrispondente all’attuale Maghreb, agli inizi del 1600 ripiegano tutti i più celebri avventurieri, banditi come fuorilegge da Giacomo I, il re d’Inghilterra che dichiarò di voler impiccare i pirati con le sue stesse mani: Peter Eston, corsaro inglese dalla temibile reputazione; l’olandese Danseker, il pirata gentiluomo entrato nella leggenda come Diavolo di Algeri; il capitano John Jennings, tradito e consegnato alle autorità dal suo stesso equipaggio; John Ward, il “più famoso pirata del mondo” che aveva iniziato a solcare i mari come semplice pescatore.

  DAL TESTO – “In una gelida giornata del dicembre 1609 un solenne gruppo di uomini percorreva in battello il Tamigi, con lentezza e dignità, dalla prigione di Marshalsea a Southwark verso Wapping. Con la bassa marea, la prima barca accostò e il rumore dell'acqua che lambiva i piedi della scalinata e sciabordava sul denso fango puzzolente era sommerso dalle grida di una folla che si era raccolta davanti alle gru di legno e ai magazzini.
  “Gli uomini che erano a bordo si fecero strada tra il fitto assembramento, in direzione di una forca che proiettava la sua lunga, sinistra ombra sulla riva del fiume. In testa alla processione avanzava uno sceriffo dell'Alta Corte dell'Ammiragliato che impugnava come bastone di comando un piccolo remo d'argento. Era seguito da un boia, da una cappellano della prigione, da conestabili e da diciassette uomini che camminavano a testa bassa e con le mani legate strettamente. Questi ultimi erano tutti pirati della Barberia e nessuno di loro quella sera avrebbe visto il sole tramontare.
  “La pirateria è un duro mestiere. Per essere un buon capitano di pirati sono indispensabili un'eccellente abilità marinaresca, un'ottima capacità di comando, una buona dose di brutalità e un'indifferenza per la moralità convenzionale. E, dal momento che per vivere si deve affrontare costantemente la morte, bisogna essere audaci.”

  L’AUTORE –  Adrian Tinniswood, storico e scrittore, è autore di numerosi libri, tra cui His Invention So Fertile (2002) e The Verneys (2007), finalista del BBC Samuel Johnson Prize for Non-Fiction. Ha insegnato a Oxford e a Berkeley. Si occupa di difesa del patrimonio artistico e naturale.

  INDICE DELL’OPERA - Prefazione - 1. Prosperità in mare. Il mondo mediterraneo - 2.Dove sono quei giorni? La formazione di un pirata - 3.Preludio all’inferno. Diventare “turchi” sulla costa della Barberia - 4.La terra gli va troppo stretta. Danseker l’Olandese - 5.Rinato agli occhi di Vostra Maestà. Amnistie e pragmatismo sotto Giacomo I - 6.Ricchi forzieri ricolmi di coraggio. Reagire ai pirati - 7.Intenti proditori. Gli inglesi inviano una flotta contro Algeri - 8.Pescatori di uomini. Il sacco di Baltimore - 9.Il giogo del servaggio. Storia di uno schiavo - 10.La massima calamità per gli algerini. L’occupazione di Tangeri - 11.Accordi fatti e disfatti. Fare pace con la Barberia - 12.Il gioco non vale la candela. L’evacuazione di Tangeri - 13.L’ultimo corsaro. Colonialismo, conquista e fine dei pirati barbareschi