Alla corte della regina |
a cura di Carlo M. Fiorentino Alla corte della regina Le Lettere, pagg.222, Euro 22,00
IL LIBRO – Tra le personalità che furono più vicine a Margherita di Savoia durante il suo regno (1878-1900) e che formarono il suo “circolo” di corte al Quirinale, il bolognese Marco Minghetti fu senza dubbio una delle figure più rappresentative. Politico di statura europea, ricco di cultura e di charme, Minghetti, più volte ministro e presidente del Consiglio nel 1863-64 e nel 1873-1876 (ultimo governo della Destra storica), dal 1882 al 1886, anno della sua morte, fu lettore di latino della prima regina d’Italia. Questa carica gli permise di entrare in confidenza con lei e di influire sulla sua formazione non soltanto umanistica. La corrispondenza tra Margherita di Savoia e Marco Minghetti, di cui in questo volume si dà una edizione critica, riflette un significativo momento della vita culturale e politica dell’Italia liberale e costituisce un singolare documento umano dei protagonisti. DAL TESTO – “Io credo veramente che lo studio del latino possa aiutarla grandemente alla cognizione, ed all'uso più perfetto anche dell'italiano. Prima di tutto Ella ha imparato la lingua viva con grande facilità e per pratica di lettura e di conversazione, ma le mancava interamente lo studio dell'organismo intimo di una lingua, al quale studio il latino si presta acconciamente, avendo questo organismo più compiuto delle lingue moderne. Lascio da parte la parentela fra le due lingue, onde molte volte la locuzione latina illustra le origini dell'italiana. Non è piccol vantaggio il tradurre accuratamente, perché ci abitua a renderci esatta ragione del valore dei vocaboli e per conseguenza dei pensieri che esprimono. Ma in u[na] parte soprattutto mi pare che V. M. si avvantaggerà di questo studio. Noi tutti moderni abbiamo un grande difetto nel pensiero e nella sua espressione, ed è la mancanza di limiti, di contorni precisi, l'abuso delle idee astratte anche per significare le cose più concrete, un non so che di indeterminato e di vago che noi diciamo abito della mente e del discorso. Contro questo difetto lo studio dei classici specialmente latini è di grandissimo aiuto, perché essi sono precisissimi e quasi direi scultorei cosicché il concetto che vogliono insinuare nell'animo ci entra rilevato e netto senza sfumature e senza perplessità. Ora io non potrei negare che anche V. M. partecipi a questi difetti comuni, ma spero che, come in tante altre cose il suo ingegno e la Sua volontà l'hanno resa singolare, così avverrà anche dell'uso della hngua italiana. E se l'opera mia avrà potuto essere di qualche sussidio me ne terrò felicissimo, ma ritengo che è Lei che deve essere ad aprire la porta rilucente, io non fo che indicarle qual sia il giro della chiave per disserrarla.” IL CURATORE – Carlo M. Fiorentino, archivista e storico, lavora all'Archivio Centrale dello Stato a Roma. Tra le sue pubblicazioni: Chiesa e Stato a Roma negli anni della Destra storica (Istituto per la storia del Risorgimento, 1996), La questione romana intorno al 1870 (Archivio Guido Izzi, 1997), All'ombra di Pietro. La Chiesa Cattolica e lo spionaggio fascista in Vaticano (Le Lettere, 1999), Un esule polacco in Italia. W. Sas Kulczycki (1831-1895) (Archivio Guido Izzi, 2003), La corte dei Savoia 1849-1900 (Il Mulino, 2008). INDICE DELL’OPERA – Introduzione - Nota archivistica - Carteggio 1882-1886 - Indice dei nomi
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