Attila, optimus princeps Stampa E-mail

Ferruccio Bertini

Attila, optimus princeps

Pàtron Editore, pagg.68, Euro 9,00

 

bertini_attila  IL LIBRO – L'intento di questo volume è quello di riabilitare la figura di Attila, re degli Unni. Mentre gli storici cristiani contemporanei avevano dipinto lui e il suo popolo, di fede ariana, come esseri orribili e mostruosi, sia nel fisico che nel comportamento, altri storici più attendibili, in Oriente come in Occidente, ne parlarono invece come di un sovrano potente e magnanimo. 
  Altri storici occidentali non di parte, come Idazio e Marcellino Conte, non accennano minimamente alla leggenda creata da Prospero di Aquitania, notarius di Papa Leone Magno, secondo il quale il papa, forte del suo solo prestigio, avrebbe convinto Attila a tornare oltre il Danubio.
  Un'altra vicenda leggendaria, che si presta a una duplice interpretazione, positiva o negativa, è quella della morte del re. Già nel Waltharius, il poema epico composto dal monaco Ekkeardo IV nel IX o X secolo, si afferma che gli Unni, imitando in ciò Augusto, preferiscono vivere in pace e combattono malvolentieri soltanto contro chi si ribella alle loro leggi.
  Il volume si conclude con una rassegna degli scritti, più o meno attendibili, composti fino ad oggi.

  DAL TESTO – “L'esistenza di questo popolo mostruoso e feroce trova dunque la sua giustificazione provvidenziale; una definizione stereotipa che, attraversando il Medio Evo, è giunta fino a noi, ci ha abituati a considerare Attila il flagellum Dei. In realtà, […] non solo Attila, ma tutti gli Unni sono la virga furoris Dei, per mezzo della quale i fideles, che hanno suscitato con il loro comportamento la collera divina, flagellantur. Ma a quasi due secoli di distanza dalla loro calata, in una Spagna piuttosto florida sotto la dominazione visigotica, il fantasma degli Unni suscita ancora brividi di terrore se Isidoro, il dotto e razionale Isidoro, non riesce a trattenersi dall'aggiungere questa informazione: "Si tratta di una razza talmente spaventosa che, quando in guerra patisce la fame, apre le vene di un cavallo e placa la fame bevendone il sangue". Questa connotazione ‘vampiresca’ conferma che, al di là dei tentativi di spiegarne l'esistenza in termini di ragione e di fede, gli Unni erano il simbolo dello scatenarsi irrazionale delle forze del male.”

  L’AUTORE – Ferruccio Bertini, latinista e medievista dell'Università di Genova, è stato Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dal 1990 al 1996. Ha pubblicato, oltre a numerosissimi articoli e recensioni, l'edizione critica con commento in latino in 2 voll. dell'Asinaria di Plauto; poi, per l'editore Garzanti, Amores di Ovidio, Commedie di Terenzio (insieme con Vico Faggi) e Rosvita. Dialoghi drammatici, per Laterza Medioevo al femminile e Plauto e dintorni. Ancora nell'ambito della Letteratura latina medievale ha curato Il secolo XI, in AA. VV., Letteratura latina medievale (secoli VI - XV); ha poi diretto, insieme con Vincenzo Ussani jr., l'edizione critica delle Derivationes di Osberno di Gloucester, mentre è in corso di stampa sotto la sua direzione la nuova edizione critica del De compendiosa doctrina di Nonio Marcello. Dal 1979 al 1990 è stato condirettore della rivista "Sandalion. Quaderni di cultura classica, cristiana e medievale" dell'Università di Sassari; dal 1978 è tra i responsabili di redazione di "Medioevo latino". Dal 1993 al 2006 è stato condirettore con Antonio La Penna di "Maia", rivista di Letterature classiche e dal 2007 ricopre il medesimo ruolo con il grecista Guido Paduano. È socio dell'Accademia properziana del Subasio, socio effettivo dell'Accademia Ligure di Scienze e Lettere e Presidente dell'Istituto Internazionale di Studi Piceni di Sassoferrato, di cui cura annualmente la pubblicazione degli Atti nella rivista "Studi Umanistici Piceni".

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