Dare credito all'autarchia Stampa E-mail

Giovanni Farese

Dare credito all'autarchia. L'IMI di Azzolini e il governo della economia negli anni Trenta

Editoriale Scientifica, pagg.384, Euro 30,00

 

farese_darecredito  IL LIBRO – Benché ricordata come schema di economia autosufficiente o di guerra, la politica di autarchia perseguita dal governo italiano negli anni Trenta del Novecento punta al rafforzamento della struttura industriale del Paese e all'allargamento della sua base produttiva. In questo disegno di politica economica, un ruolo importante è giocato dall'Istituto mobiliare italiano (Imi), che ha l'obiettivo di concedere finanziamenti a medio e a lungo termine all'industria. Alla descrizione della politica autarchica e delle minoranze di governo che ne presidiano l'attuazione, il lavoro unisce una attenta ricostruzione dei finanziamenti concessi dall'Imi di Vincenzo Azzolini, ponendosi a metà strada tra la storia delle istituzioni finanziarie e la storia dello sviluppo economico. Alla luce dell'ampia documentazione inedita, emerge uno spaccato del processo di selezione e concentrazione finanziaria, industriale e territoriale in Italia negli anni Trenta, processo che avrebbe avuto conseguenze importanti anche per l'Italia del dopoguerra.

  DAL TESTO – “[…] sono una serie di provvedimenti legislativi a segnare una svolta in direzione di un più diretto intervento dello Stato nell'economia: la nascita dell'IMI e dell'IRI, nonché la legge sui consorzi industriali obbligatori, pensata per frenare la caduta dei prezzi. Quest'ultima asseconda la tendenza, in atto già a partire dalla seconda metà degli anni Venti, alla sostituzione degli stimoli concorrenziali con accordi di spartizione del mercato. Si accentua, così, la spinta alla concentrazione produttiva e finanziaria. In numerosi settori, la determinazione oligopolistica dei prezzi e la limitazione dell'offerta consentono di frenare la caduta dei profitti, ma ciò comporta una caduta della produttività e la cristallizzazione dell'apparato industriale intorno a un modesto utilizzo delle capacità produttive e a condizioni di bassi salari. Nel 1933 viene prevista l'autorizzazione ministeriale per l'impianto e l'ampliamento di stabilimenti industriali: l'obiettivo è regolare l'afflusso di risorse finanziarie in una fase di ristrutturazione (scopi congiunturali) e orientarlo in direzione dei comparti più funzionali al potenziamento militare, tecnico e produttivo (scopi strutturali). Le autorizzazioni si concentrano nei settori di base: metallurgia, meccanica e chimica. Di poco successivo è lo sviluppo delle zone industriali: Bolzano (1934), Ferrara (1936), Apuania (1938). Le Corporazioni hanno, nella determinazione della politica economica, un ruolo marginale”

  L’AUTORE – Giovanni Farese ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia e teoria dello sviluppo economico presso la LUISS Guido Carli, dove è attualmente assegnista di ricerca. Si occupa di storia economica e di storia del pensiero economico. È professore a contratto di Storia del pensiero economico presso l'Università Europea di Roma. È  Editorial Assistant di The Journal of European Economic History.

  INDICE DELL’OPERA – Presentazione, di Giuseppe Di Taranto – Introduzione - I. Antecedenti e precedenti (1. Nitti, Beneduce e i nuovi saperi (1904-1914) - 2. Carli, Rocco e il programma economico dei nazionalisti (1910-1914) - 3. La Prima Guerra Mondiale e l'amministrazione dell'economia (1915-1918) - 4. Belluzzo, Volpi e l'indipendenza economica nazionale (1924-1926) - 5. Il corporativismo e la fine del liberalismo (1926-1934) - 6. L'homo corporativus e il corporativismo come interventismo (1930-1934) - 7. Classici e moderni: mercantilisti, List e Saint-Simon - 8. Problemi, uomini e apparati) - II. Il difficile governo delle autarchie (1. La crisi valutaria, la crisi etiopica e il "piano regolatore" - 2. L'autarchia del lavoro italiano, l'efficienza dei fattori e il "residuo" - 3. L'autarchia delle materie prime e il Comitato per i surrogati e i succedanei - 4. Dall'AIPA all'AMAO: l'autarchia sui mercati esteri e nelle colonie - 5. L'autarchia della valuta e l'Istituto nazionale per i cambi con l'estero - 6. Amedeo Giannini e l'''autarchia relativa" - 7. L'autarchia industrialista e i suoi costi - 8. Tra la crescita e la crisi) - III. Gli assetti istituzionali dell'IMI (1. La nascita dell'IMI e la nuova tecnocrazia - 2. Le innovazioni del 1936 e il Comitato esecutivo - 3. La Banca d'Italia. Di Nardi, Cimino e il modello tedesco - 4. Azzolini, Frignani, Guarneri e il finanziamento dell'autarchia - 5. Il credito alla piccola industria e l'articolazione territoriale dell'IMI - 6. L'adesione all'autarchia - 7. CSVI e Istituto per il credito navale: due affluenti - 8. Accentramento ed espansione) - IV. I mutui: industrie, settori, aree (1. Uno sguardo d'insieme sui mutui del periodo 1936-1943 - 2. La siderurgia. ILVA e Cogne - 3. L'elettricità. Terni e SADE - 4. La meccanica. Ansaldo, Alfa Romeo, Reggiane e Olivetti - 5. La chimica. Magnesio, SALPA, Azogeno e Chatillon - 6. Le miniere. La Società Abruzzese Miniere e Asfalti - 7. L'''eccezionale interesse pubblico" - 8. Eclissi e rinascita) - Osservazioni conclusive - Appendice documentaria - I. Componenti del Consiglio di amministrazione e del Comitato esecutivo - II. Documenti e discorsi – III. Statuti, Convenzioni e Disposizioni legislative – IV. Appendice statistica. I mutui dell'IMI (1936-1943) - Bibliografia - Indice dei nomi