L’Iran e la bomba Stampa E-mail

Giorgio S. Frankel

L’Iran e la bomba. I futuri assetti del Medio Oriente e la competizione globale

DeriveApprodi, pagg.120, Euro 12,00

 

frankel_iran  IL LIBRO – Da circa vent’anni gli Stati Uniti e parte delle potenze occidentali affermano che «l’Iran è prossimo ad avere armi atomiche e che è ormai solo una questione di pochi anni». Questi «pochi anni» sono generalmente cinque, ma i tempi previsti variano a seconda delle circostanze, mentre la data fatidica dell'ingresso dell’Iran nel club delle potenze nucleari viene via via spostata in avanti. A cosa risponde questa retorica a fronte della centralità della questione iraniana nello scacchiere politico mediorientale? Qual è il ruolo giocato dall’altra potenza atomica regionale, ovvero Israele?

  Attraverso un’analisi geopolitica che passa al vaglio tanto gli appetiti occidentali per le risorse di gas e petrolio iraniane quanto la specifica collocazione dell’Iran a cavallo tra la sfera d’influenza cinese e quella russa, Frankel prova ad approfondire la questione dell’«atomica iraniana» scardinando ciò che lui stesso definisce una retorica di «propaganda». Gli scenari possibili sono infatti diversi e complessi: dall’apertura di un nuovo fronte militare oltre a quello afghano e iracheno all’introduzione di un possibile equilibrio del terrore basato sulla deterrenza.

  Un testo breve ma di grande lucidità, utile a capire la posta in gioco di un possibile e imminente conflitto bellico.

  DAL TESTO – "Il vero problema, per Israele, sarà la perdita del monopolio nucleare nel Medio Oriente, con tutto quello che ciò comporta in termini politici e strategici, compreso un netto ridimensionamento dell'immagine di invincibilità di cui ha sin qui goduto. Tuttavia, la superiorità militare di Israele, il suo deterrente nucleare e l'ipotetica Opzione Sansone riducono di molto la verosimiglianza di uno scenario in cui, grazie all'«ombrello atomico» iraniano, si potranno mettere in atto strategie convenzionali e di guerriglia tali da comportare, per Israele, reali «minacce esistenziali».
  "Ciò che invece Israele può temere, e probabilmente teme da molti anni, è che gli Stati Uniti, non potendo distruggere il regime iraniano, concludano con esso un accordo di stabilizzazione e riconoscano all'Iran lo status di potenza regionale e di interlocutore chiave per i futuri assetti del Medio Oriente. In cambio, l'Iran potrebbe rinunciare alle armi atomiche forse prima ancora di averle veramente, pur mantenendo e sviluppando il suo know-how nucleare. Ciò comporterebbe un notevole ridimensionamento del potere strategico di Israele nel Medio Oriente e della sua influenza a Washington. Secondo alcuni autori, questo è quanto Israele teme e cerca di impedire sin dalla fine della Guerra Fredda".

  L’AUTORE – Giorgio S. Frankel, analista di questioni internazionali e giornalista professionista indipendente, si occupa di Medio Oriente e Golfo Persico dall’inizio degli anni Settanta. Negli ultimi anni ha scritto anche di Asia centrale, politica petrolifere internazionali, industria aerospaziale. In passato ha seguito a lungo i problemi strategici Est- Ovest, le questioni del Sudafrica e dell’Africa australe, oltre che della Turchia. Collabora a «Il Sole 24 Ore», al «Corriere del Ticino» e ad altri periodici, tra cui «Il Mulino» e «Affari Esteri». È docente al «Master in Intelligence» dell’Università della Calabria e ha insegnato in varie edizioni del «Master in Peacekeeping» dell’Università di Torino.

  INDICE DELL’OPERA – Introduzione – 1. L’atomica più lenta della Storia – 2. Una scena strategica affollata: Iran, Israele, Stati Uniti e altri – 3. La «lunga guerra» globale e l’Iran – 4. Se L’Iran avrà l’atomica: equilibrio o catastrofe? – 5. Israele, la bomba e la deterrenza globale