Mito e tradizione Stampa E-mail

Pietro Conte

Mito e tradizione. Johann Jakob Bachofen tra estetica e filosofia della storia

Led Edizioni universitarie, pagg.164, Euro 22,00

 

conte_mito  IL LIBRO – La ricezione dell’opera bachofeniana è caratterizzata da un curioso cortocircuito, un capovol­gimento prospettico tra il punto di vista dell’autore e quello dei suoi esegeti: il grand seigneur di Basilea cercò in ogni modo di guadagnare ai suoi lavori quel riconoscimento di scientificità che, invece, venne (e continua a venir) loro negato. Concentrandosi quasi esclusivamente su due opere (il Simbolismo funerario degli antichi e il Matriarcato) e su due tematiche (l’esistenza di una fase «ginecocratica» della società umana e il rapporto tra simbolo e mito), la critica ha sovente appiattito il ben più ampio spettro d’interessi dell’indagine bachofeniana, portandola ad esempio di uno spirito reazionario sospettoso nei confronti di qualsivoglia progresso, estraniato dal proprio tempo e inevitabilmente condannato a giusto oblio. Come già notato da autori quali Thomas Mann e Walter Benjamin, tuttavia, questa semplificazione non rende giustizia alla complessità della teoresi bachofeniana e conduce non di rado a sue più o meno consapevoli strumentalizzazioni. Prendendo le mosse dalla distinzione tra «sapere» e «comprendere», indagando la particolare accezione di termini quali «mito», «tradizione» e «verità» e facendo emergere quella sorta di comunione spirituale che lega Bachofen ad alcuni dei grandi nomi del Classicismo tedesco (Goethe, Herder, Wolf, Boeckh, Humboldt), questo studio si propone di restituire al pensiero bachofeniano la sua originaria poliedricità e di svincolarlo dalle larghe maglie del «tardo Romanticismo» in cui la critica lo ha incasellato e confinato.

  DAL TESTO – "Con una lettera del 18 dicembre 1876 Overbeck trasmette a Nietzsche la raccomandazione, da parte di Bachofen, di «star lontano da qualsiasi forma di inattualità». Quanto profetiche fossero queste parole è cosa nota. Chi le suggeriva, del resto, parlava per esperienza personale, poiché non era in alcun modo riuscito a sfuggire al destino di isolamento cui l'essere inattuale immancabilmente condanna. Anzi: non aveva nemmeno voluto provarci. Convinto della validità dei principi che guidavano la sua ricerca, Bachofen scelse di intraprendere una lotta davvero unzeitgemass contro quella critica delle fonti che già da tempo, ormai, celebrava i suoi trionfi; la posta in gioco era il significato e il valore dell'indagine filologica e, più in generale, storica. Nel percorso che sempre di nuovo lo ricondusse ai misteriosi simboli e miti dell'antichità, tuttavia, egli scoprì di non essere solo, poiché lentamente gli si fecero incontro alcuni tra i grandi protagonisti del Classicismo tedesco (Goethe, Herder, Wolf, Boeckh, Humboldt), con cui finì per entrare in una sorta di comunione spirituale che, in seguito, verrà disconosciuta dalla critica, tutta intenta a incasellare il suo nome nelle larghe maglie del «tardo Romanticismo». Ma non basta parlare di mito per essere romantici. Quel che Bachofen lascia in eredità, e che non smette di rivelarsi attuale, non sono mistiche speculazioni o nebulose peripezie ermeneutiche, bensì un nuovo e fecondo concetto di «fatto», capace di porre in questione, per poi rifondare, il significato della tradizione, dell'oggettività e, da ultimo, della verità storica stessa".

  L’AUTORE – Pietro Conte (Milano, 1977), laureato in Filosofia presso l’Università degli Studi di Milano, ha conseguito il dottorato di ricerca presso l’Università di Siena e si è perfezionato – grazie a una borsa biennale dell’Università degli Studi di Milano – presso l’Università di Basilea. Si occupa principalmente dei rapporti tra estetica e filosofia della storia, dei legami tra simbolo, mito e concetto nella filosofia tedesca otto- e novecentesca e della relazione tra morte e immagine.

  INDICE DELL’OPERA - IntroduzioneParte prima. Storia: 1. Il delitto – 2. «Hypotheses non fingo» – 3. Mito è monumento: la tradizione (di ciò che non è mai accaduto) - Parte seconda. Estetica: 1. Tombe – 2. Parlare per immagini – 3. «Verso una nuova quinta di sabbia». Da Bachofen a Thomas Mann – Conclusione – Nota bibliograficaIndice dei nomi