Manuale di studi strategici |
Giampiero Giacomello - Gianmarco Badialetti Manuale di studi strategici. Da Sun Tzu alle ‘nuove guerre’ Vita & pensiero, pagg.318, Euro 25,00
Giampiero Giacomello (docente di Studi Strategici nella Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Bologna) e Gianmarco Badialetti (colonnello dell’Esercito italiano) sono gli autori di questo agevole manuale, che intende spiegare in maniera sintetica l’origine e il significato dei concetti e dei termini riferiti alla strategia, spesso utilizzati dai media in modo inappropriato, chiarendo le dinamiche che condizionano il ricorso alla forza militare da parte dei governi e segnalando, non da ultimo, quegli strumenti (come il controllo degli armamenti e il peacekeeping) che possono oggi limitarne le conseguenze. Il volume si articola in quattro parti. La prima parte (Il pensiero strategico) passa in rassegna il pensiero e le opere di Sun Tzu, Tucidide, Machiavelli, Raimondo Montecuccoli, Federico il Grande, Napoleone, Clausewitz, oltre che i critici (Jomini, Liddle Hart, van Creveld, Keegan e Kaldor) e i discepoli (von Moltke e i marxisti) di quest’ultimo, esplorando anche il nesso fra approcci formali (come la teoria dei giochi, le equazioni di Lanchester e le simulazioni) e lo sviluppo della strategia (compreso il contributo di Hans Delbrück e di Trevor Depuy). Nella seconda parte (Le forme della guerra), invece, gli Autori affrontano il tema delle ‘forme” della guerra tipiche dell’era contemporanea. Partendo dalla guerra nell’era industriale e nella modernità, giungono a ricostruire l’evoluzione del concetto di uso della forza dalla fine della Guerra fredda. “L’obiettivo – si legge nel testo – non è più la distruzione delle forze nemiche in battaglia, ma il depotenziamento di una crisi complessa, alla risoluzione della quale lo strumento militare partecipa insieme ad altre componenti, politiche, diplomatiche ed umanitarie. Questi fattori caratterizzano anche il peacekeeping, dagli anni Novanta all’alba del nuovo millennio, che vede l’apertura del fronte della guerra globale al terrorismo jihadista dopo l’11 settembre 2001”. La terza parte (Gli strumenti della guerra) si concentra sugli strumenti, concettuali e tecnici, necessari a intraprendere e portare a termine un conflitto armato, analizzando l’origine e lo sviluppo di tre fondamentali scuole di pensiero militari: quella prussiana/tedesca, quella russa/sovietica e quella americana. Viene dedicato spazio anche ai sistemi d’arma convenzionali, oltre che alle armi di distruzione di massa (nucleari, biologiche e chimiche). Si esaminano altresì le due dimensioni della strategia e dei conflitti armati meno note, cioè quella navale e quella aereo-spaziale. Nella quarta e ultima parte (I limiti alla guerra), gli Autori si concentrano sugli strumenti che contribuiscono a limitare la guerra e a ridurre le conseguenze (in particolare sui non-combattenti) della violenza, prendendo in esame le operazioni di supporto alla pace (peacekeeping), che “rappresentano il principale meccanismo attraverso il quale stati sovrani e organizzazioni internazionali cercano di risolvere una crisi conflittuale per porre un freno (a volte con successo, altre no) alla distruzione ed alla sofferenza che inevitabilmente accompagnano qualsiasi conflitto”. Corredano il testo alcune schede tematiche su argomenti di particolare rilevanza, dalla proliferazione nucleare alla geopolitica, dal terrorismo alla teoria dei giochi.
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