Storia dell'Iran |
Ervand Abrahamian Storia dell'Iran. Dai primi del Novecento a oggi Donzelli, pagg.X-250, Euro 17,00
IL LIBRO - L’Iran e il suo presente sospeso tra innovazione e tradizione, tra aperture al mondo e spinte integraliste, riempie le pagine della nostra attualità; ma quanti di noi ne conoscono la storia recente? Quanti sanno intravedere tra le pieghe del suo presente gli sviluppi degli ultimi due secoli? Ervand Abrahamian, studioso iraniano trapiantato negli Stati Uniti, ce ne offre oggi una panoramica splendidamente documentata. I principali avvenimenti sotto le dinastie dei Qajar e dei Pahlavi e sotto la Repubblica islamica, l’importanza del ruolo dello sciismo, le origini della modernizzazione, la ricerca a più riprese di una riforma democratica, la partecipazione popolare nelle rivoluzioni del 1909 e del 1979: tutto questo si snoda lungo le pagine di un libro che si annuncia come una tappa fondamentale nella storiografia sul Medio Oriente. La predilezione di Abrahamian per l’analisi sociale e lo studio delle classi fornisce inoltre un originale prisma attraverso cui guardare e comprendere il dramma del conflitto mai sopito tra le conquiste acquisite e il peso crescente del potere centrale; e come Tocqueville nel caso della Francia, l’autore ci mostra come la rivoluzione abbia continuato il lavoro dell’ancien régime, attraverso il sempre più incombente ruolo dello Stato. Tra gli anni della scoperta del petrolio e degli interventi imperiali, tra il governo degli scià Pahlavi e la rivoluzione del 1979 e poi la nascita della Repubblica islamica, l’Iran ha vissuto un’aspra guerra con l’Iraq, la trasformazione della società sotto il governo dei religiosi e, più di recente, il rafforzamento dello Stato, la lotta per il potere tra le vecchie élites, l’intellighentia e la borghesia degli affari e infine le forti tensioni internazionali causate dalla politica aggressiva e nazionalista di Ahmadinejad. Al cuore del libro c’è comunque sempre la gente dell’Iran, che ha sopportato ed è sopravvissuta a un secolo di guerre e di rivoluzioni.
DAL TESTO - "Il colpo di Stato del 1953 è stato spesso descritto come una rischiosa iniziativa della Cia per salvare l'Iran dal comunismo internazionale. In realtà, fu un'iniziativa congiunta anglo-americana per salvaguardare il cartello petrolifero internazionale. Durante tutta la crisi, la questione centrale fu chi dovesse controllare la produzione, la distribuzione e la commercializzazione del petrolio. Anche se il termine «controllo» veniva scrupolosamente evitato nelle dichiarazioni pubbliche, era assolutamente la parola chiave nei rapporti confidenziali stilati sia a Londra sia a Washington. Per Londra, l'Aioc aveva in Iran la più grande raffineria di petrolio del mondo, il secondo maggior esportatore di greggio e la terza più vasta riserva di petrolio. Assicurava inoltre al Tesoro inglese 24 milioni di sterline in tasse e 92 milioni di sterline in valuta estera [...]. Per Washington - come per Londra - il controllo iraniano avrebbe avuto disastrose conseguenze di vasta portata".
L'AUTORE - Ervand Abrahamian insegna Storia al Baruch College della New York University. Studioso di fama internazionale, è autore tra l’altro di The Iranian Mojahedin (1989), Khomeinism (1993) e Tortured Confessions (1999).
INDICE DELL'OPERA - Prefazione - Introduzione - I. «Despoti regali». Stato e società sotto i Qajar - II. Riforma, rivoluzione e la grande guerra - III. Il pugno di ferro di Reza Shah - IV. L'interregno nazionalista - V. La rivoluzione bianca di Muhammad Reza Shah - VI. La repubblica islamica - Apparati |