Livorno all'ombra del Fascio |
Matteo Mazzoni Livorno all'ombra del Fascio Casa editrice Leo S. Olschki, pagg.XVII-268, Euro 19,00
IL LIBRO - Sulla scia degli studi di storia locale e delle più recenti sollecitazioni della storiografia sul Fascismo, questo volume ripercorre strade, rivive fatti, narra di uomini e donne della Livorno degli anni Venti e Trenta. Tenendo presente la peculiare realtà geografica, storica, economica della città, ne analizza il processo di fascistizzazione, sia nella fase della conquista che in quella del regime, approfondisce la storia del potere locale, il processo di formazione della ‘nuova’ classe dirigente sotto la guida di Costanzo Ciano, vero padrone di Livorno, e la centralità assunta dal PNF. Tale analisi si addentra in modo capillare nella società labronica e in particolare nel variegato mondo associativo (sportivo, ricreativo, assistenziale) per descriverne i tempi e i modi con cui viene inquadrato nelle organizzazioni di massa del regime. Fanno da cornice, anche se con il passare degli anni in modo più tenue, le tradizioni sovversive della città, che peraltro non verranno mai meno. Completa il quadro il capitolo comunità ebraica, realtà complessa, inserita nel tessuto storico e sociale della città, al tempo stesso aderente al regime e non assimilabile alla nuova nazione fascista, da cui viene espulsa con la legislazione antisemita che si rivela un vero trauma per la comunità livornese.
DAL TESTO - "Il primo novembre 1920, al termine di una riunione nella Palestra Fenzi, 25 persone decidono di costituire un fascio di combattimento e, prima ancora della sua fondazione ufficiale, avvenuta il 17 novembre, mostrano i propri metodi violenti e il loro radicale antisocialismo in occasione dell'arrivo in città del treno con le bandiere dei reggimenti livornesi che avevano partecipato ai riti romani all'Altare della patria per l'anniversario della Vittoria. "Come a Firenze, dove però il movimento fascista era attivamente presente fin dall'aprile del '19, anche a Livorno il passaggio del treno riapre le ferite della guerra e le profonde lacerazioni che avevano diviso la società labronica, appena uscita da una durissima campagna elettorale, e offre facili pretesti per far divampare le tensioni. "[...] Il neonato fascio livornese è una realtà debole, privo di figure carismatiche. Gli iscritti sono per lo più impiegati ed esponenti dei ceti medi e borghesi. La prevalenza di militari e di studenti ne contraddistingue l'immediato sviluppo e la fisionomia, segnati dal cameratismo e da un forte nazionalismo. Sono ufficiali sia il segretario politico, il bersagliere e volontario fiumano tenente Goffredo Bartelloni, sia quello amministrativo Armando Bagnoli; mentre Paolo Pedani, che in questa fase tiene la corrispondenza con il Comitato centrale milanese, è uno studente universitario".
L'AUTORE - Matteo Mazzoni (Firenze, 1976), dottore di ricerca in Studi storici dell’età moderna e contemporanea, già borsista della Scuola di studi storici dell’INSMLI, collabora a progetti didattici, di formazione e ricerca con l’Istituto Gramsci toscano e l’Istituto storico della Resistenza in Toscana. La sua attività di ricerca si è indirizzata sui nodi della politica e della società italiana tra il Ventennio fascista, la guerra di liberazione e l’avvento dell’Italia repubblicana, con una specifica attenzione allo studio della realtà toscana, pubblicando saggi su questi temi in volumi e riviste specializzate come «Italia contemporanea», «Storia e problemi contemporanei», «Storia e memoria».
INDICE DELL'OPERA - Elenco delle abbreviazioni delle fonti archivistiche citate - Introduzione - Parte prima. Assalto e conquista - I. All'attacco della 'piccola Russia' - II. Il Fascio labronico dalla Marcia su Roma all'avvento del Regime - III. Le mani sulla città - IV. Processi di fascistizzazione e tentativi di resistenza - Parte seconda. Trasformazione e controllo - I. La gestione del potere - II. Società di regime - Indice dei nomi |