Il cinema italiano di regime |
Gian Piero Brunetta Il cinema italiano di regime. Da “La canzone dell'amore” a “Ossessione”. 1929-1945 Laterza, pagg.454, Euro 24,00
IL LIBRO - All’inizio degli anni Trenta molti fattori consentono in Italia la rinascita di una cinematografia giunta a toccare quota zero: una legge che incoraggia la ripresa della produzione senza troppo ostacolare la marcia trionfale in atto delle Majors americane, l’avvento del sonoro e un vero e proprio ricambio generazionale, che vede entrare in scena un gruppo di giovani guidati da Alessandro Blasetti e ispirati dalle teorie e pratiche del cinema sovietico. Dai primi anni Trenta alla caduta del regime la parola d’ordine, comune a tutte le voci – fasciste e antifasciste – del cinema italiano è aprire gli occhi sul Paese, fino a quel momento assente dal grande schermo. La fame di realtà unisce e accomuna una serie di film che, da Gli uomini che mascalzoni! di Camerini, attraversano l’intero periodo fino ad approdare a Ossessione di Visconti, il momento più alto nella realizzazione di un nuovo modo di fare cinema. Con l’entrata in guerra le pellicole non celebrano tanto l’eroismo o lo spirito guerresco, quanto piuttosto tradiscono il senso dell’assedio, la caduta delle speranze, il desiderio di pace e l’attesa della fine del conflitto. I venti mesi di Salò suggellano il periodo con l’afasia e il silenzio di una produzione pressoché inesistente.
DAL TESTO - "All’inizio degli anni Trenta alcuni fattori consentono la «rinascita» di una cinematografia giunta a toccare quota zero:una legge che incoraggia la ripresa della produzione, l’avvento del sonoro e un vero e proprio ricambio generazionale, che vede entrare in scena un gruppo di giovani, guidato da Alessandro Blasetti, che pensa al cinema ispirandosi alle teorie e pratiche del cinema sovietico e vuole abbandonare i film in costume e gli scenari di cartapesta. "Dai primi anni Trenta alla caduta del regime la parola d’ordine per il cinema italiano, comune a tutte le voci fasciste e antifasciste, è data dall’invito ad aprire gli occhi sull’Italia finora assente sullo schermo. A partire da Sole e fino al 1943 un gruppo eterogeneo di registi e sceneggiatori avverte l’esigenza di affrontare la realtà italiana promuovendo a protagonisti luoghi monumentali, ma anche paesaggi sconosciuti del Nord e del Sud, riuscendo in molti casi a fondere in modo verisimile e pertinente la vicenda dei personaggi con l’ambiente. "Questa vera e propria fame di realtà (il termine neorealismo ha già una forte circolazione nelle riviste a partire dal 1928) unisce insieme film lungo gli anni Trenta da Gli uomini, che mascalzoni! di Camerini a Terra madre, La tavola dei poveri e 1860 di Blasetti, da Treno popolare di Matarazzo ai film con i grandi interpreti dialettali, come i De Filippo, Musco, Dina Galli, Falconi, Govi, Baseggio, Macario, Totò, fino a Campo de’ fiori e L’ultima carrozzella con la Magnani e Fabrizi e alle opere d’esordio di De Sica, Poggioli, Lattuada, Franciolini, Soldati, Castellani, e crea un senso d’attesa e un’esigenza diffusa di un nuovo modo di fare cinema che troverà il suo momento più alto e significativo nella realizzazione di Ossessione di Visconti, la cometa che annuncia i tempi nuovi. "Il fascismo, in un primo tempo disinteressato nei confronti di un’attività da cui non poteva trarre vantaggi immediati, manterrà, nel corso del ventennio, un atteggiamento nei confronti del cinema più aperto e tollerante che verso altri settori della vita sociale e culturale. Una volta assicuratosi il controllo dell’informazione giornalistica attraverso i cinegiornali Luce, che costituiscono tuttora una fonte indispensabile per capire riti, miti e modi di organizzazione del consenso da parte di Mussolini, il fascismo non chiederà mai esplicitamente ai registi e produttori di piegarsi del tutto alle esigenze della propaganda. "I cinegiornali avranno il compito di descrivere l’Italia come il migliore dei mondi possibili, come il paese capace di raggiungere una serie di primati in ogni campo. La realtà appare come un’enorme scena su cui Mussolini irradia, giorno dopo giorno, il verbo e la luce. Grazie ai cinegiornali e alla moltiplicazione ipertrofica di apparizioni mussoliniane, il mito del duce penetra nella sala cinematografica e si costituisce come primo e forse unico vero mito divistico a cavallo degli anni Trenta. "Sul piano della finzione ci si accorge che il regime incoraggia una produzione all’americana e non intende lasciare spazio all’anima violenta e squadristica. Questo non vuol dire che il cinema di finzione manchi agli appuntamenti del regime con la grande storia, anche se bisogna riconoscere che i pochi tentativi di realizzare film di propaganda (Scipione l’africano per tutti) risulteranno assai inferiori alle aspettative. Mentre non si riuscirà a realizzare alcuna opera in grado di celebrare il fascismo nel suo sforzo di modernizzazione e nel suo tentativo di affermare la propria identità collegandosi con le radici della storia patria, il cinema non abbandonerà mai l’ideologia ruralista. Relegata in soffitta in concomitanza con l’esigenza di conquistare il mondo borghese agli inizi degli anni Trenta, questa ideologia verrà recuperata quando si tratterà di far rivivere lo spirito combattentistico andando a redimere nuove terre grazie alla conquista dell’Impero (Il grande appello, Lo squadrone bianco, Luciano Serra pilota)."
L'AUTORE - Gian Piero Brunetta è ordinario di Storia e critica del cinema all’Università di Padova. Ha scritto soggetti di programmi televisivi e di multivisione e collabora a riviste specializzate. È autore di molte opere (alcune tradotte in vari paesi), tra le quali Storia del cinema italiano (4 volumi, Roma), Buio in sala (Venezia), Il viaggio dell’icononauta (Venezia), Identikit del cinema italiano oggi (Venezia), Guida alla storia del cinema italiano (Torino), e curatore di Storia del cinema mondiale (5 volumi, Torino) e Dizionario del cinema mondiale (3 volumi, Torino).
INDICE DELL'OPERA - Introduzione Nota dell’Autore – 1. La produzione dalla crisi del 1929 al 1943 – 2. La politica delle istituzioni – 3. I cattolici e il cinema: organizzazione, progetto politico, attività censoria – 4. Il cinema nei Guf – 5. La propaganda: scena e messinscena nell’informazione – 6. La propaganda nella produzione spettacolare – 6. I miti – 7. Il lavoro dei letterati – 8. Il cammino della critica verso il neorealismo – 9. Modi, forme e strutture narrative dall’avvento del sonoro al 1935 – 10. Da Freddi al 25 luglio 1943 – 11. La cattedrale del desiderio – 12. Hollywood alla riscossa – 13. Il periodo di Salò – Note – Bibliografia - Indice dei film - Indice dei nomi |