Guerra in Europa Stampa E-mail

Luciano Canfora – Francesco Borgonovo

Guerra in Europa
L'Occidente, la Russia e la propaganda


Oaks Editrice, pagg.125, € 12,00

 

borgonovo canfora  Sollecitato dalle domande di Francesco Borgonovo (vicedirettore del quotidiano "La Verità), il filologo Luciano Canfora ("un grande studioso, tra i più stimati e celebri della storia italiana recente") riflette, in questo prezioso volumetto, sul tema del conflitto attualmente in corso in Ucraina, ricercandone le cause e le responsabilità.

  Il volume si apre con la lezione tenuta da Canfora al Liceo "Orazio" di Bari nell'aprile 1988 in cui si legge: "Gli storici antichi si dividono fra quelli che hanno raccontato le guerre come tali e quelli che hanno cercato di capirne le cause. Per capire le cause della guerra hanno raccontato la storia della pace, vista come incubazione del conflitto. Tanto più è profondo uno storico quanto più sarà in grado di ravvisare nei periodi pacifici i germi dei conflitti successivi".

  Il lettore non troverà nelle pagine del volume la "lettura manichea" del conflitto che va per la maggiore sui mezzi di informazione italiani. Essa – come spiega Borgonovo - "prevede che da un lato ci sia il diavolo ex sovietico, simbolo di oppressione, e dall'altro gli alleati che si battono per i diritti e la democrazia. In verità, questo scontro non esiste. Abbiamo, semmai, assistito a un conflitto fra potenze: NATO e Stati Uniti su un fronte, Russia sull'altro. L'Europa, un po' suonata, era nel mezzo a prendere colpi, mentre l'Ucraina ha sofferto i colpi nella carne viva".

  Secondo Canfora, è opportuno concentrare l'attenzione sulla Prima Guerra mondiale, in cui è ravvisabile "la causa di tutto quello che è venuto dopo. Tutto il turbamento che ha sconvolto il secolo Ventesimo nasce da quella guerra".

  Lo studioso cita poi la figura di Albert Leo Schlageter, un giovane "appartenente al neonato movimento nazionalsocialista" che combatteva contro l'occupazione della Ruhr da parte della Francia all'inizio del 1923. "Quando quest'uomo venne ucciso [il 26 maggio 1923] – ricorda Canfora – ci furono dei funerali molto drammatici, e tra i partecipanti ci fu un esponente dell'internazionale comunista, Karl Radek, il quale tenne un discorso in cui commemorava il caduto". La vicenda è molto interessante e avrebbe meritato un sia pure rapido approfondimento da parte di Canfora. "Perché è potuta avvenire una cosa del genere?", gli chiede opportunamente Borgonovo. Evidentemente lo studioso intende la domanda relativa all'uccisione di Schlageter, non già al fatto della partecipazione di Radek ai suoi funerali, visto che risponde in questi termini: "Perché Versailles e tutta la sua gestione, soprattutto francese, è una delle cause della nascita e soprattutto della crescita del movimento nazionalsocialista hitleriano".

  La prima metà del Ventesimo secolo – aggiunge Canfora - "ha visto delle guerre di cui l'Europa è complessivamente responsabile – piaccia o meno ai nostri fanatici europeisti – e in cui le responsabilità vanno equamente condivise. Queste guerre non sono nate soltanto per il capriccio di qualcuno. È un po' ciò che è avvenuto con l'Ucraina, ecco perché credo che quanto detto finora sia un buon modo di avvicinarsi alla vicenda nella quale ci troviamo calati attualmente e che vede chiaramente da una parte un'aggressione e dall'altra una serie di recenti o meno recenti responsabilità".

  La drammaticità della situazione attuale è aggravata dal fatto che l'Unione Europea si trova "incapsulata dentro una struttura più grande – che è appunto il Patto atlantico – direttamente governato, determinato, guidato e utilizzato dagli Stati Uniti per la loro politica", i quali dalla fine della Guerra fredda "sono diventati il "Paese guida", come si diceva una volta a proposito del mondo sovietico".

  Per Canfora, la tesi sostenuta da Putin secondo cui russi e ucraini sarebbero un solo popolo è "una sciocchezza". Tuttavia, "il gioco era ormai arrivato alla conclusione, bisognava chiudere il cerchio. La reazione russa è stata brutale, certo, ma è arrivata al termine di una serie di brutalità dall'altra parte. Dirlo ormai sembra un sacrilegio, ma più ci penso e più mi pare che questo sia lo scenario dell'ultimo quarto di secolo". Occorre riconoscere "che la violenza con cui la minoranza russofona è stata trattata in quelle regioni è stata rigorosamente nascosta dalla nostra grande stampa, la quale evidentemente è pronta a mettersi l'elmetto ancora prima che arrivi l'ordine di farlo".

  Due sono gli obiettivi, secondo lo studioso, perseguiti mediante l'allargamento della NATO a est: l'uno è "palese" e consiste nello spingere la Russia "sempre più indietro" (questo era anche l'intento degli "ultra conservatori tedeschi al tempo della Prima guerra mondiale"); l'altro riguarda l'Unione Europea, "la quale deve essere tenuta al guinzaglio; e per tenerla al guinzaglio ci vogliono elementi interni all'Unione, la cui lealtà non è all'Unione stessa ma agli Stati Uniti".

  L'Inghilterra, dal canto suo, continua a guardare "al continente come a un luogo dove è opportuno evitare che si affermi una egemonia". In tale ottica, va inquadrata la "politica istericamente bellicista come satellite di Biden" condotta da Boris Johnson.

  Il filologo esprime poi delle argute osservazioni a proposito dell'"internazionalismo dei benestanti", cioè praticato "nei ceti acculturati e ricchi, che sono per loro natura cosmopoliti e quindi hanno i quattrini a Manhattan, e si divertono però in Olanda, senza negarsi una sosta sulla Rive Gauche, e via discorrendo. Quello è un mondo in cui l'"internazionalismo dei benestanti" è una pratica durevole nel tempo. Succede però che "gli altri", anche i non benestanti, sembrino a volta ammirare questo modello di vita. Vorrebbero "essere come loro". Trovo che sia molto triste".

  Conclude il volume un'interessante appendice in cui sono raccolti alcuni articoli di Borgonovo. Tra questi si segnala una bella intervista allo storico svizzero Guy Mettan sul tema della russofobia.