Carnefici. Ecco le prove Stampa E-mail

Pino Aprile

Carnefici
Ecco le prove
Fu genocidio: centinaia di miglia di italiani del Sud uccisi,
incarcerati, deportati, torturati, derubati


Piemme, pagg.465, € 19,50

 

aprile carnefici  IL LIBRO – «Io so. So tutti i nomi e so tutti i fatti di cui si sono resi colpevoli. Io so. Ma non ho le prove». È il cuore di un celeberrimo atto d'accusa di Pier Paolo Pasolini pubblicato sul Corriere della Sera.
  Anche Pino Aprile sa. Sa tutto quello che è stato fatto perché gli italiani del Sud diventassero "meridionali". Lo ha appreso con stupore e sgomento, e lo ha raccontato in un libro spartiacque, Terroni, che ha aperto una breccia irreparabile sulla facciata del trionfalismo nazionalistico.
  Se mancavano ancora prove, ora le ha trovate tutte, al termine di un'incalzante e drammatica ricerca durata cinque anni. E sono le prove di un genocidio. Perché è questo l'ordine di grandezza che emerge dall'incrocio dei risultati dei censimenti disposti dai Savoia (nel 1861 e nel 1871) e dei dati delle anagrafi borboniche: un genocidio. Centinaia di migliaia di persone scomparse è la cifra della strage di italiani del Sud compiuta per unificare l'Italia. Si scopre, così, di come venivano rasi al suolo paesi interi, saccheggiate le case, bruciati vivi i superstiti. Si apprende come avvenivano i rastrellamenti degli abitanti di interi villaggi, e li si sottoponeva a marce forzate di decine di chilometri, e a torture. Ci si imbatte in fucilazioni a tappeto di centinaia di persone. L'Italia "liberata" è stata nella realtà dei fatti un immenso Arcipelago Gulag, di cui ora si può ricostruire la mappa e l'organizzazione: deportazioni, campi di concentramento, epidemie.
  Sono atrocità degne della ferocia dell'Isis. Per molto meno, sono stati processati e condannati ufficiali e gerarchi nazisti. Ma in Italia, invece, agli autori di quei crimini di guerra sono andate medaglie, promozioni e, talvolta, piazze e strade dedicate in quegli stessi paesi che insanguinarono. Monumenti ai carnefici.
  Con pagine di rara potenza, appassionate e documentate, forte di reperti e fonti che per troppo tempo sono stati celati, Pino Aprile svela il vero volto di molti dei presunti eroi della storia Patria, ed evidenzia le ripercussioni di questa tragedia negata e cancellata.
  È questa la sua opera fondamentale, la più sconvolgente e ambiziosa. Quella dopo la quale davvero non si potrà più dire: io non sapevo.

  DAL TESTO – "Può suonare esagerato il termine genocidio, per quello che accadde nel Sud d'Italia, con l'unificazione forzata del Paese (già Salvatore Scarpino, però, parlava di "genocidio imperfetto"). Ma più cerchi nel nostro passato comune, più quello che trovi ti induce a adoperarlo, quel termine, se dopo le stragi del 1860-61 e degli anni seguenti, culminate, in Sicilia, con la mattanza del 1866, e con quella dei Fasci, nel 1892, ancora oggi, dopo un secolo e mezzo, il Paese unito a chiacchiere e diviso nei fatti, è così ferocemente ostile agli sconfitti della sua storia che, in pochi anni, governi di ogni colore, con indicazioni del ministero dell'Istruzione, escludono dall'insegnamento della letteratura italiana scrittori e Poeti meridionali; hanno deciso, per decreto, la chiusura in pochi anni, delle università del Sud; negano del tutto o in parte al Mezzogiorno i diritti alla mobilità, al lavoro, alla salute garantiti agli altri italiani. Quando fai discorsi sul numero delle vittime, ti oppongono ragionamenti del tipo: non si può ridurre tutto alla contabilità dei morti. E subito dopo, cercano di sostenere che furono pochi, quindi, tutto sommato, ci si può stare (tradotto: dovete starci), perché è stato il prezzo pagato per fare un grande Paese. Be', non ci sto, intanto perché non è vero che furono pochi; e poi, perché di Paesi ne vedo due: uno con strade, ferrovie e infrastrutture di ogni genere, e un altro senza; uno che insulta e un altro che è insultato; e a mostrare quale rispetto abbia l'Italia per quelli che costrinse all'annessione con le armi, nei paesi messi a ferro e fuoco dai bersaglieri e la cui gente fu seviziata, arsa viva, fucilata in massa, stuprate le donne, saccheggiati i beni, ci sono strade intitolate ai massacratori, monumenti in loro onore, e la cancellazione della memoria delle tante vittime di quei crimini di guerra. Credo si possa trovare qualcosa di simile solo nelle colonie."

  L'AUTORE – Giornalista e scrittore, pugliese residente ai Castelli Romani, Pino Aprile è stato vicedirettore di "Oggi" e direttore di "Gente". Per la Tv ha lavorato con Sergio Zavoli all'inchiesta a puntate "Viaggio nel Sud" e al settimanale del Tg1, Tv7. È autore di saggi accolti con successo e tradotti in diversi paesi. "Terroni", uscito nel 2010 e diventato un vero e proprio caso editoriale, e i successivi "Giù al Sud", "Mai più terroni", "Il Sud puzza" e "Terroni 'ndernescional" hanno fatto di Aprile il giornalista "meridionalista" più seguito in Italia e gli sono valsi molti premi, tra cui il Premio Carlo Levi nel 2010, il Rhegium Julii nello stesso anno e il Premio Caccuri nel 2012.

  INDICE DELL'OPERA - Questo libro - Cos'è genocidio. Perché lo fu - Chi conta, come conta - Chi la racconta, come la racconta - Il sospetto e il terrore - E chi non vuole la nostra libertà, in galera - Scardinare un popolo dalla sua storia, perché non si senta più tale - ...e sradicarlo, anche dalla sua terra - Troppe teste, bastano le braccia. Di chi resta - La rivoluzione diffusa, e un po' forestiera - La bandiera sbagliata - La strage nascosta: la Sicilia - Le tribù (e le statistiche) perdute - Quei morti di nessuno - Un paese equo, o un paese nostro