Il disordine internazionale Stampa E-mail

Ennio Di Nolfo

Il disordine internazionale
Lotte per la supremazia dopo la Guerra fredda

Bruno Mondadori, pagg.176, € 16,00

 

dinolfo_disordine  IL LIBRO – Nel mondo di oggi il disordine internazionale corrisponde a una distribuzione non univoca del potere politico ed economico. Ma come si è formato questo quadro, e quali sviluppi lascia intravvedere? Tecnologia, strutture economico-sociali, norme giuridiche, globalizzazione sono concetti che rientrano nel linguaggio corrente, senza che ne siano chiare le origini e la valenza. Interpretare tali questioni è l’intento di questo volume, che si propone di individuare i modelli che, a partire dalla nascita dello stato moderno e delle rivoluzioni industriali, sono alla base della visione globale dei problemi internazionali. Di Nolfo ripercorre secoli di storia e si sofferma sugli anni della Guerra fredda, con l’affermazione della pax americana nei suoi aspetti politici e finanziari. La fine della Guerra fredda appare come la conferma storica dell’egemonia americana ma ne mostra anche tutti i limiti. L’emergere di altri soggetti, pur non scalzando gli Stati Uniti dalla loro posizione di superpotenza, li obbliga a misurarsi con dinamiche sempre più complesse e ad affrontare la sfida costituita dal pluralismo del mondo contemporaneo. Quali scenari ci aspettano nel futuro?

  DAL TESTO – “Dal bipolarismo il sistema internazionale passava a un monocentrismo condizionato dalla volontà e capacità degli Stati Uniti di esercitare pienamente la loro guida sulla vita mondiale. L'egemonia tecnologica della quale la potenza americana aveva dato prova e la consapevolezza che la fine dell'Urss fosse stata in gran parte provocata dall'inadeguatezza del sistema sovietico proprio nella gara alla superiorità tecnologica e, di conseguenza, militare, erano accompagnate dal fatto che per tutti gli anni della Guerra fredda e, a maggior ragione, nel periodo successivo, nonostante il declino avvertito dopo il 1971, la finanza americana continuasse ad avere una posizione di controllo globale. Il dollaro restava la sola moneta di riserva esistente, dato che l'euro non aveva ancora espresso le sue deludenti potenzialità e che nessuna altra valuta fosse considerata come paradigma credibile per misurare il valore delle merci, quello degli scambi e quello delle innovazioni. Ciò favoriva una percezione infondata; induceva infatti a pensare alla nuova vita internazionale come il frutto della globalizzazione americana. Il termine stesso di "globalizzazione" prese ad assumere il significato di espressione del dominio americano su tutto ciò che accadeva. Perciò questo fenomeno, che risaliva a secoli precedenti e che solo negli ultimi decenni del XX secolo aveva caratterizzato molte trasformazioni produttive e molti trasferimenti di conoscenze, spesso tali da generare nuovi beni materiali e immateriali, finiva per essere considerato non come una portentosa modificazione, tale da consentire che la qualità della vita cambiasse in tutto il mondo, nonostante la diversità del grado di avanzamento, ma come espressione del dominio esercitato ovunque e comunque dagli Stati Uniti. Acquistava dunque una valenza positiva o negativa ed esecrabile, non dal punto di vista dei frutti che la rivoluzione tecnologica rendeva universali, ma a seconda del modo in cui si guardava agli Stati Uniti. Globalizzazione era perciò sinonimo di crescita e di maggior diffusione della ricchezza oppure, e in senso contrario, era sinonimo di dominio e sfruttamento dei ricchi sui poveri; insomma, di egemonia e prepotenza. Quasi che fosse tutto distinguibile in modo manicheo: globalizzazione eguale a bene o male e viceversa. Furono necessari alcuni anni perché questa percezione perdesse di significato. Nel 2012 solo gli epigoni di esperienze giovanili dell'ultimo decennio del XX secolo tendono ancora ad assumere questo slogan come criterio di giudizio storico-politico.”

  L’AUTORE – Ennio Di Nolfo è professore emerito di Storia delle relazioni internazionali all’Università di Firenze. Tra le sue pubblicazioni: Le paure e le speranze degli italiani (1943-1953) (Mondadori, Milano 1986, premio Acqui Storia); Storia delle Relazioni internazionali. Dal 1918 ai giorni nostri (Laterza, Roma-Bari, nuova ed. 2011); Dagli imperi militari agli imperi tecnologici. La politica internazionale dal XX secolo a oggi (Laterza, Roma-Bari, nuova ed. 2012).

   INDICE DELL’OPERA – Introduzione  - Alle radici di un processo continuo -  La Guerra fredda - La supremazia americana e i suoi limiti - Dalla globalizzazione alla regionalizzazione - Conclusioni