Militanti. Un’antropologia politica del Novecento Stampa E-mail

Franco Milanesi

Militanti
Un’antropologia politica del Novecento

Edizioni Punto Rosso, pagg.160, € 12,00

 

milanesi_militanti  IL LIBRO – A partire dal primo dopoguerra del Novecento la politica tende ad uscire dal suo alveo istituzionale e ad investire il corpo sociale, irradiandosi in profondità nel mondo della vita.
  Il militante rappresenta il punto di soggettività di questa vicenda, il protagonista che attraverso l’impegno diretto pensa, progetta e opera per la modificazione dello “stato di cose” esistente.
  Sdegno, rifiuto, ribellione sono i primi passaggi di un percorso di politicizzazione delle soggettività che si sostanzia infine nelle grandi strutture ideologiche e organizzative.
  La potenza, le pieghe di senso e le costitutive tensioni di questi militanti devono essere restituite in tutta la loro pienezza, per mostrare quanto il bisogno politico, come desiderio di mutamento e liberazione, non sia giunto al termine della sua storia.

  DAL TESTO – “[…] i caratteri "essenziali" della militanza possono essere evidenziati come: a) centralità della scelta come opzione soggettiva in grado di incidere sugli eventi; b) politica come impegno constante, totale, che coinvolge l'intera vita e tutte le sue espressioni fino a comprendere in essa dimensione pubblica e privata; c) funzione centrale dell'ideologia come cornice teorica motivante dell'agire; d) carattere "dispendioso" di una politica; e) centralità di alcuni nodi teorico-pratici, pur diversamente declinati: eguaglianza, giustizia, socialità; f) azione svolta secondo una concezione orizzontale della politica, cioè come potenza e non come potere; g) contrasto sostanziale tra la soggettività militante e istituzione; h) prospettiva antropologica e valoriale alternativa a quella borghese; i) proiezione della prassi come prima definizione di una prospettiva storica e antropologica.
  “La legittimità teorica di una ricerca attorno alla sostanza della militanza non nega affatto la dimensione storica ma si fonda sulla densità della sua stratificazione. Se ci siamo concentrati sul XX secolo è perché il suo carattere di politicità diffusa, intensa, capillare ha trasformato la militanza in un fenomeno radicato nella qualità specifica di quegli anni. Non c'è evento del secolo breve che non sia in qualche modo intrecciato con fenomeni di impegno e dedizione politica radicale. Mai come nel periodo tra il 1914 e il 1989 la politica è stata una forma imprescindibile del mondo, ben oltre il suo "tradizionale" recinto istituzionale. Ha investito arti, letteratura, tutte le modalità di trasformazione fino, appunto, a divenire "sostanza" dell'umano a trasformare la soggettività, nella sua interezza, in portatrice di idealità politiche di trasformazione.”

  L’AUTORE – Franco Milanesi (Torino, 1956) ha studiato il dissenso nel PCd’I e le espressioni del comunismo eretico europeo tra le due guerre. Si è addottorato presso l’Università di Torino con una tesi sul Nazionalbolscevismo e la Rivoluzione Conservatrice in Germania. Nel 2008 ha raccolto i suoi brevi scritti sulla scuola nel volume Dietro la lavagna (Giraldi, Bologna). Collabora con alcune riviste storiche e filosofiche e da molti anni fa militanza attiva nelle fila della sinistra italiana.

  INDICE DELL’OPERA - Posthistoire, Gestalt borghese e militanza - Il miles, il bellum e il secolo della politica totale - Psicopolitica della militanza: sdegno, ideologia, volontà modificatrice - Gioia e rivoluzione, trascendenza, follia. Sul sentimento politico - Il flusso della ribellione, le mete della rivoluzione - Per chi, contro chi, per che cosa: dirigere il conflitto - Dépense. Borghesi vs. borghesi - Partiti, gruppi, sistemi di solidarietà - Militanti e commissari - Sessantotto: il militante e il Sistema – Prefigurazioni - Bibliografia