Paolo Wulzer
Una relazione «complicata» ma «complementare» Stati Uniti ed Arabia Saudita nelle crisi del Medio Oriente (1977-1985)
Edizioni Nuova Cultura, pagg.242, € 27,00
L'importante e significativa collaborazione tra gli Stati Uniti d'America e l'Arabia Saudita in materia di sicurezza ha avuto origine subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. Questa collaborazione si è sviluppata ulteriormente nei decenni successivi, raggiungendo una massima definizione e solidità nei primi anni Settanta quando il governo saudita, insieme all'Iran, diventò uno dei due pilastri della politica di sicurezza "delegata" degli Stati Uniti nel Golfo Persico.
Tale rapporto bilaterale è stato fondamentale per la sicurezza interna ed esterna del regime saudita, ma altrettanto importante per gli Stati Uniti al fine di conseguire i propri obiettivi strategici in Medio Oriente, in primo luogo il controllo sul petrolio e il contenimento regionale.
Tuttavia, il rapporto bilaterale non è stato privo di tensioni e contraddizioni, che spesso hanno compromesso il suo percorso, rendendolo meno lineare e chiaro di quanto il profondo interesse strategico ed economico reciproco avrebbe fatto pensare.
I sauditi, infatti, hanno dovuto fare i conti con la difficoltà di mantenere l'allineamento con Washington senza compromettere il loro ruolo centrale nel mondo sunnita arabo-islamico e senza mettere in crisi le fondamenta ideologiche e identitarie del loro regime. D'altro canto, gli americani si sono trovati ad affrontare limiti significativi alla volontà di cooperazione con il Regno Saudita in quanto, da un lato, era necessario bilanciare la sua relazione privilegiata con Israele e, dall'altro, gli Usa non riuscivano a inquadrare in modo coerente il reale ruolo regionale dell'Arabia Saudita.
Emerge dunque l'interrogativo sul fatto se gli Stati Uniti vedessero l'Arabia Saudita come un alleato o come un semplice "cliente" degli USA.
Questo volume di Paolo Wulzer (docente di Storia delle Relazioni Internazionali presso il Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale") si propone di analizzare l'evoluzione del rapporto tra gli USA e l'Arabia Saudita durante le crisi che hanno investito il Golfo Persico e il Vicino Oriente negli anni '70 e '80. Tale studio si basa sulla documentazione degli archivi statunitensi e si propone di mettere in luce le linee di continuità e le tensioni che hanno caratterizzato tale rapporto bilaterale.
Il libro copre il periodo dell'amministrazione Carter e del primo mandato di Reagan, caratterizzato da cambiamenti nel sistema internazionale, nella politica estera americana, nella storia dell'Arabia Saudita e nel quadro geopolitico del Golfo Persico. Il nuovo responsabile della politica estera saudita, Fahd, appare più allineato con gli Stati Uniti e meno ossessionato dalla minaccia rappresentata da Israele rispetto al precedente monarca Feisal.
Le relazioni americano-saudite sono state caratterizzate da diverse fasi, incluse tensioni, ma alla fine si sono consolidate in un'alleanza strategica. Tuttavia, recenti eventi politici e conflitti hanno portato a una riprogettazione dell'alleanza per adattarla ai cambiamenti geopolitici.
Negli anni '70, il regime saudita divenne uno dei pilastri della politica di sicurezza degli Stati Uniti nel Golfo Persico. Ciò avvenne in seguito a una radicale trasformazione geopolitica ed economica nell'area, che comportò il ritiro britannico, la nascita di nuovi Stati indipendenti e la competizione tra Iran, Iraq ed Arabia Saudita. La strategia di sicurezza degli Stati Uniti si basò sulla twin pillars strategy, affidando a due "procuratori" locali (l'Iran e l'Arabia Saudita) il mantenimento della stabilità interna dell'area e il contenimento dell'Unione Sovietica. Il rapporto saudita con Washington fu caratterizzato dalla costante ricerca di sicurezza, sia per il paese sia per il regime. Gli Stati Uniti rappresentavano l'unico garante della sicurezza contro pressioni ed interferenze esterne, impedendo l'ascesa di regimi radicali e ottenendo concessioni da Israele per una soluzione accettabile del conflitto nel Golfo Persico.
L'Arabia Saudita rappresentava per gli Stati Uniti un obiettivo vitale per garantire l'accesso al petrolio del Golfo e per evitare l'avanzata dell'Unione Sovietica in un'area strategica. Il circuito "armi-petrolio" è sempre stato il motore delle relazioni tra i due Stati. Tuttavia, il rapporto era contrassegnato da divergenze, tra cui la questione palestinese e il terrorismo, e dalla paura dei sauditi di apparire una pedina controllata dagli Stati Uniti. Gli Stati Uniti dovevano anche far convivere il sostegno ai sauditi con la relazione privilegiata esistente con Israele. |