Ravenna fascista. 1921-1925 Stampa E-mail

Alessandro Luparini

Ravenna fascista
1921-1925, la conquista del potere
con le fotografie di Ulderico David

Società editrice Il Ponte Vecchio, pagg.128, € 13,00

 

luparini ravenna  IL LIBRO – Il fotografo ravennate Ulderico David (1879-1948) raccontò in presa diretta attraverso una serie di straordinarie fotografie, qui per la prima volta riprodotte in alta risoluzione, l'ascesa e il consolidamento del fascismo a Ravenna tra il 1921 e il 1925. Il saggio di Alessandro Luparini ricostruisce in sintesi sulla base di una rigorosa documentazione, a partire dalla stampa dell'epoca, le vicende fissate dall'obiettivo di David. Dagli stentati esordi nel "covo" di via Fantuzzi, alla scenografica marcia su Ravenna del settembre 1921 (che Italo Balbo considerava le prove generali di quella su Roma). Dalle tragiche giornate del luglio 1922 all'occupazione della Prefettura durante la marcia su Roma. Dalle dimissioni forzate dell'amministrazione repubblicana alle elezioni politiche del 1924, fino alla crisi del delitto Matteotti. Quattro anni nel corso dei quali la roccaforte repubblicana e socialista ravennate capitolò lentamente ma inesorabilmente in mano fascista. Una conquista in piena regola, condita da violenze di ogni sorta ma possibile anche grazie al favore delle istituzioni e di larghi strati dell'opinione pubblica conservatrice nonché alla complicità in chiave antisocialista di una parte del forte movimento repubblicano. Frutto, quest'ultima, di una pericolosa sottovalutazione, condivisa peraltro da molti altri attori politici del tempo, della natura intrinsecamente totalitaria di un partito che avrebbe consegnato Ravenna, e l'Italia intera, a una lunga dittatura liberticida. Gli album fotografici originali sono conservati presso la Fondazione Casa di Oriani di Ravenna.

  DAL TESTO – "Tutto sommato, il fascismo a Ravenna, come in generale in Romana, arrivò abbastanza tardi. Il primo Fascio di combattimento ravennate si costituiva infatti soltanto il 22 marzo 1921, più o meno negli stessi giorni in cui lo stesso accadeva nelle altre città romagnole, ovvero a due anni di distanza dal raduno milanese di Piazza San Sepolcro del 23 marzo 1919 (presieduto peraltro da un ravennate di Sant'Alberto, il capitano degli arditi Ferruccio Vecchi) che aveva dato il là al nuovo movimento mussoliniano. «Il Fascio Ravennate di Combattimento, costituendosi, invia un fervido entusiastico "alalà" a Benito Mussolini»; recitava il telegramma, firmato dal ventiduenne figlio del preside del Liceo classico di Ravenna, Alessandro Messeri (che tenne l'ufficio di segretario politico fino al 1° aprile), inviato a Milano alla sede de «Il Popolo d'Italia» dai fascisti ravennati."
  "La marcia fu preparata fin nei minimi dettagli, con rigore militare. La mattina dell'11 settembre due colonne composte ognuna da circa 1500 camicie nere mossero da Bologna e da Ferrara, al comando rispettivamente di Grandi e di Balbo, in direzione Ravenna. Strada facendo le due formazioni si congiunsero a Lugo presso la tomba dell'eroe dell'aria Francesco Baracca, i cui genitori, Enrico Baracca e la contessa Paolina de' Biancoli (ch'era elegata provinciale dell'Associazione nazionale madri e vedove del caduti e dispersi in guerra ed ebbe un ruolo non indifferente nello sviluppo del primo fascismo femminile romagnolo), abili custodi della memoria del figlio, si sarebbero uniti di buon grado al corteo. Così, anche il ricordo della Grande Guerra e della vittoria, di cui i fascisti rivendicavano l'eredità, entrava a far parte della sapiente regia dell'evento, in una sintesi simbolico-ideale che dal vaticinio di Dante, passando per l'esempio del poeta soldato, giungeva al glorioso campo di battaglia di Vittorio Veneto, ove aveva avuto inizio la rigenerazione d'Italia che al fascismo spettava di compiere definitivamente."

  L'AUTORE – Alessandro Luparini (Firenze, 1967) vive da molti anni a Ravenna, dove dirige la Fondazione Casa di Oriani, Biblioteca di Storia Contemporanea. Formatosi nello studio dei partiti e dei movimenti politici italiani fra Otto e Novecento, ha esteso poi i suoi interessi a molteplici altri ambiti di ricerca. È autore di numerosi contributi di storia politica e sociale ravennate, fra i quali: ""Con la passione di un semplice cittadino". Pier Paolo D'Attorre sindaco di Ravenna, 1993-1997" (Ravenna, 2009, con A. Baravelli); "La libertà e il sacrilegio. La Settimana rossa del giugno 1914 in prouincia di Ravenna" (Ravenna, 2014, con L. Orlandini); "Un'armonia discordante. I rapporti tra le forze politiche, dalla Resistenza alle elezioni del 18 aprile 1948", in "L'eredità della guerra" (Ravenna, 2015, pp. 237-315). Ha inoltre curato, fra gli altri, i volumi: "Ravenna e provincia tra fascismo e antifascismo 1919-1945" (Ravenna, 2006); "La Grande Guerra nel Ravennate (1915-1918)" (Ravenna, 2010). Per i tipi del «Il Ponte Vecchio» ha publicato (con Paola Novara) "Storia di Ravenna. Dalla preistoria all'anno Duemila" (Cesena, 2016).

  INDICE DELL'OPERA - Cronaca di una conquista, di Alessandro Luparini - Ravenna fascista. Cronistoria fotografica dal 1921 a tutto il 1925. Le foto di Ulderico David - Indice dei nomi