Manifesti rosacroce |
Johann V. Andreae
IL LIBRO – Opera che vede riuniti per la prima volta in edizione italiana - tradotti direttamente dagli originali in lingua tedesca - i tre testi fondamentali della dottrina Rosacroce, considerati e definiti fin dal loro primo apparire, nel secolo XVII, i "Manifesti Rosacroce". DAL TESTO – "Quindi la vecchia dama e suo figlio si accomodarono su un seggio che era stato loro preparato, e la Signora ordinò di contare coloro che erano stati salvati. Appena ebbe appreso il nostro numero e lo ebbe scritto su una tavoletta d'oro, espresse il desiderio di sapere i nomi di ognuno ed anche questi vennero trascritti da un fanciullo. Ci guardò, l'uno dopo l'altro poi sospirò e si rivolse al figlio, in modo che anch'io la potei udire, dicendo: «Oh, quanta pena mi fanno, quegli uomini nella torre! Dio volesse che li potessi liberare tutti». A queste parole il figlio rispose: «Madre, questa è la volontà di Dio. Non dobbiamo opporci. Se fossimo tutti dei padroni e possedessimo tutti i beni della terra, se ci volessimo sedere a tavola, chi ci porterebbe da mangiare?». A queste parole la madre rimase in silenzio. L'AUTORE – Johann Valentin Andreae (Herrenberg, 1586 – Stoccarda, 1654), teologo e scrittore luterano, era figlio del pastore protestante e alchimista Johann Andreae e nipote di Jakob Andreae, famoso teologo luterano, rettore dell'università di Tubinga. Ereditò dal padre la passione per l'arte chimica, l'astrologia e, più in generale, per le dottrine esoteriche e infatti, alla morte del genitore, trasferitosi a Tubinga, approfondì l'astronomia, l'ottica, la filosofia e la matematica. Per quest'ultima seguì gli insegnamenti di Maestlin, maestro di Keplero, da cui fu molto stimato. Nel 1605, conseguito il titolo di magister presso l'Università di Tubinga, non riuscendo a trovare un impiego universitario iniziò a insegnare nei villaggi limitrofi. A partire dal 1610, viaggiò in Francia, in Spagna, in Italia settentrionale e in Svizzera. Tornato in Germania, nel 1916 fu nominato diacono a Vaihingen e nel 1620 gli fu affidata l'abbazia protestante di Calw. Pochi mesi prima di morire, il principe Augusto di Brunswick, suo protettore, lo nominò capo dell'abbazia di Adelberg. In quel periodo, logorato nel corpo e nello spirito, scrisse la sua biografia, rimasta incompiuta. Oltre ad aver redatto quelli che sono considerati i tre manifesti della Confraternita della Rosa-Croce, pubblicò il romanzo utopistico "Rei publicae christianopolitanae descriptio" (1619) che delineava un ampio disegno di realizzazione delle norme evangeliche. Attratto dalla mistica di J. Arndt, si occupò di scienze occulte e, con il dramma "Turbo" ("il cavaliere errante dello Spirito", 1616), introdusse nella letteratura tedesca il tema "faustiano". INDICE DELL'OPERA – Introduzione, di Gianfranco de Turris – Cronologia - Fama Fraternitatis ovvero «L'illustre Ordine di R.C ai governanti, agli Stati ed ai dotti di Europa» (1614) - Confessio Fraternitatis ovvero « Credo dell'esimia Confraternita dell'illustrissimo Rosenkreutz indirizzato ai dotti di Europa» (1615) (Capitolo primo - Capitolo secondo – Capitolo terzo - Capitolo quarto - Capitolo quinto - CapItolo sesto - Capitolo settimo - Capitolo ottavo - Capitolo nono - Capitolo decimo - Capitolo undicesimo - Capitolo dodicesimo - Capitolo tredicesimo - Capitolo quattordicesimo) - Nozze chimiche di Christian Rosenkreutz: anno 1459 (1616) (Primo giorno - Secondo giorno - Terzo giorno - Quarto giorno - Quinto giorno – Sesto giorno - Settimo giorno) |