Africa bianca Stampa E-mail

Giorgio Campiglio

Africa bianca
Dalle origini all'indipendenza 1652-1910


Greco&Greco Editori, pagg.354, € 13,00

 

campiglio africa  IL LIBRO – Raggiunto il Capo di Buona Speranza nel febbraio 1487, tre navi portoghesi comandate da Bartholomeu Dias gettarono l'ancora nella Baia della Tavola, dove oggi sorge Città del Capo. L'avvenimento segnò una svolta nella storia mondiale; aggirata la soverchiante potenza dell'Islam nell'Africa Settentrionale e nel Medio Oriente, l'Europa era ora in grado di realizzare una sua antica aspirazione, quella di stabilire una via commerciale diretta verso i mercati asiatici. Quasi contemporaneamente, nel 1492, Cristoforo Colombo rivelava l'esistenza a occidente di un nuovo mondo verso il quale si riversarono le esuberanti energie fino allora contenute nel vecchio continente.
  Le varie fasi attraverso cui passò la conquista europea dei mercati asiatici portarono nel 1652 alla nascita, in quel punto estremo del continente africano, di un piccolo insediamento europeo, in origine prevalentemente olandese, con funzioni di scalo intermedio per le navi in transito per l'India. Le rivalità religiose e i conflitti tra le potenze in Europa, il passaggio della supremazia dall'Olanda alla Gran Bretagna, affermatasi come potenza egemone nell'Africa Meridionale dopo la conclusione delle guerre napoleoniche, e, infine, il consistente afflusso di immigranti in seguito alla scoperta dei diamanti e dell'oro, ebbero come effetto la nascita del popolo afrikaner, risultato dalla fusione di coloni olandesi, tedeschi, francesi e anglosassoni, il quale, per la sua originalità culturale e il tenace attaccamento alle proprie tradizioni e all'indipendenza, può essere considerato l'unica popolazione bianca del continente africano.

  DAL TESTO – "Per quanto riguardava i Bantu che vivevano all'interno dei propri confini, la Repubblica Sudafricana adottò la stessa legislazione che era stata in vigore nella Repubblica del Natal dove il territorio era stato diviso in cantoni. Gli Africani erano considerati alla stregua di ospiti stranieri e a essi non era permesso possedere anni da fuoco, munizioni e cavalli e non potevano restare nel paese senza un lasciapassare rilasciato dal loro datore di lavoro o da un funzionario statale. Ogni fattoria poteva impiegare e alloggiare sul suo terreno un massimo di quattro famiglie indigene, mentre gli Africani che non lavoravano nelle aziende agricole, dovevano vivere in villaggi a loro riservati e amministrati da capi indigeni riconosciuti dal governo. In genere la repubblica istituiva uno di questi villaggi in ogni cantone, di modo che la popolazione indigena fosse suddivisa in piccoli gruppi e facilmente controllabile. Come si può facilmente constatare tale politica razziale non era altro che il primo abbozzo di quello che sarebbe divenuto l'Apartheid così come si definì poi nel 1948.
  "A differenza della Repubblica Sudafricana, l'Orange non aveva emanato nessuna legge particolare nei confronti della popolazione non bianca. Gli agricoltori erano liberi d'impiegare mano d'opera indigena o coloured nelle proprie fattorie e solitamente la manovalanza era assunta con contratti a termine di lunga durata.
  "I rapporti tra le repubbliche boere e le popolazioni indigene che vivevano al di fuori dei territori da esse effettivamente controllati si rivelarono fin dall'inizio piuttosto difficili, e dettero luogo ai tipici attriti delle zone di frontiera. In un primo momento i voortrekkers avevano cercato di acquistare dai capitribù una parte delle loro terre, ma dopo la disfatta e l'emigrazione dei Matabele verso nord, essi rivendicarono per diritto di conquista tutto il territorio un tempo appartenuto a questi e che aveva come riferimenti geografici il corso del Vaal e del Limpopo, il deserto di Kalahari e i monti Drakensberg. Non era altro che la ripetizione in ambiente africano del conflitto tra popoli prevalentemente dediti all'agricoltura e quelli dediti all'allevamento."

  L'AUTORE – Giorgio Campiglio è nato il 29 aprile 1942 a Milano. Appassionato di storia si è dedicato soprattutto all'emigrazione italiana nel mondo. Nel 2009 e nel 2013 sono stati pubblicati "L'altra Italia, il Rio de la Plata dalle origini alla Repubblica" (Bietti) e "L'altra Italia, storia del Rio de la Plata dalla Repubblica a Peròn" (1853-1955) (Greco&Greco editori).

  INDICE DELL'OPERA – Prefazione - Capitolo I. I primi abitanti - Capitolo II. I Portoghesi - Capitolo III. Gli Olandesi, i Tedeschi e gli Occitani - Capitolo IV. La colonia si espande (1699-1796) - Capitolo V. Gli Inglesi (1780-1836) - Capitolo VI. I popoli Bantu - Capitolo VII. Il Grande Trek (1836-1852) - Capitolo VIII. Le Repubbliche Afrikaners (1852-1881) - Capitolo IX. Le Colonie inglesi (1836-1880) - Capitolo X. La Germania nell'Africa meridionale - Capitolo XI. La sottomissione delle tribù africane (1870-1898) - Capitolo XII. Verso la guerra (1880-1899) - Capitolo XIII. La Rhodesia del sud e le colonie portoghesi - Capitolo XIV. La Guerra Anglo-Boera (1899-1902) - Capitolo XV. Verso l'unione (1902-1910) - Eventi di maggior rilievo dell'indipendenza (1910) a oggi (2015) - Presidenti dello Stato Libero dell'Orange - Governi del Transvaal - Governi della Colonia del Capo - Governi della Rhodesia del Sud - Governi della Gran Bretagna - Governi della Germania - Bibliografia