Sulle tracce di Hitler Stampa E-mail

Abel Basti

Sulle tracce di Hitler

Eden Editori, pagg.450, € 15,50

 

basti tracce  IL LIBRO – Quest'opera perfeziona e arricchisce, grazie agli indizi della presenza in Argentina di Adolf Hitler, i dati riportati nel primo libro dell'autore sul tema "Hitler in Argentina", pubblicato nel 2006 in edizione limitata. La ricerca sul leader nazista latitante è composta da altri due libri così da delineare, con tutte le rivelazioni presenti in questa sorta di finale, la storia della fuga in sud America di Hitler e la sua conseguente vita insieme a Eva Braun. Nel libro "L'esilio di Hitler" si mette a confronto la storia ufficiale del suicidio con la variante della fuga, presentando un'alternativa a quanto accaduto nel bunker di Berlino, sostenuta da documenti e testimonianze dell'epoca.
  Anche in quel caso si propone il percorso – menzionando mezzi utilizzati, date e itinerari - scelto dal Führer per spostarsi dalla Germania all'Argentina. A tal proposito va ricordato che durante la conferenza di Potsdam, nel luglio del 1945, Stalin in persona disse al presidente americano Truman e al suo segretario di Stato, James Byrnes, che il capo nazista era latitante. Per quanto riguarda questo incontro, Byrnes scrisse nelle sue memorie: "durante la conferenza di Potsdam Stalin si alzò dalla sua sedia, mi si avvicinò e fece tintinnare amichevolmente il suo bicchiere di liquore con il mio, io gli dissi: maresciallo Stalin, qual è la sua teoria circa la morte di Hitler? Stalin rispose: non è morto. È fuggito in Spagna o in Argentina".
  Nel libro successivo "I segreti di Hitler", vengono descritti gli accordi e le alleanze che avrebbero permesso a migliaia di nazisti, Hitler in testa, di fuggire verso Ovest. Senza escludere la rete finanziaria che appoggiava e sosteneva il Terzo Reich, incluse imprese degli Stati Uniti, Paese nemico della Germania nazista.
  Nell'agosto del 2008, l'autore incontra Yuri Korchagin, ambasciatore della federazione russa a Buenos Aires, per esprimere il suo interesse nell'effettuare, con una equipe di specialisti, uno studio sulla porzione di cranio forata dal proiettile che si conserva negli Archivi Federali di Mosca, come appartenente a Hitler. Il reperto ha sempre rappresentato l'unica prova tangibile che Hitler si suicidò con un colpo alla testa il 30 aprile del 1945, quando le truppe sovietiche marciavano su Berlino e la resa della Germania nazista era imminente. Dopo l'incontro, il diplomatico invitò formalmente l'autore a inoltrare richiesta scritta a Vladimir P. Kozlov, capo dell'Agenzia Federale degli Archivi, il quale sarebbe stato informato della richiesta dallo stesso Korchagin, come assicurò egli stesso. Nonostante l'intercessione burocratica, l'equipe americana li anticipò poiché precedentemente autorizzata a effettuare l'indagine chiave, che venne completata e mostrata all'interno del programma "Hitler's escape" (per la serie "Mistery Quest", il 16 settembre 2009). L'esame - un test del DNA che permise di determinare il sesso del cadavere - mandò in pezzi l'unica "prova" esistente relativa alla morte del Führer, attestando che il reperto in realtà appartiene a una giovane donna (fra i 30 e i 40 anni) e non al Capo del Nazionalsocialismo come sostenuto fino a quel momento.

  DAL TESTO – "Ho avuto subito due conferme del fatto che Hitler avesse vissuto per un periodo a San Ramòn. Al riguardo, per capire che cosa significasse per un abitante della zona la presenza del capo del nazismo, va chiarito che, nel 1945, i resoconti sulla guerra in Europa avevano poca importanza in un luogo così distante e desolato come la Patagonia. Le notizie non avevano impatto in questa parte del mondo e gli avvenimenti non significavano nulla per i nativi. I giornali arrivavano con grande ritardo, e in alcune zone, non arrivavano affatto. Né, tanto meno, era possibile ascoltare la radio in tutta la Patagonia poiché le zone coperte da frequenze erano ridotte rispetto alla vastità della regione. Nei ranch, come San Ramòn, non si sapeva nulla della guerra - era come un racconto lontano, quasi una novella - e la gente comune non aveva familiarità con nomi di personaggi politici o militari che potevano essere famosi nel resto del mondo ma che, in questa parte del pianeta, così lontana e vergine, erano del tutto sconosciuti. Pertanto, l'arrivo di gerarchi nazisti non rivestiva un'importanza particolare per la gente del posto, che - nel vedere facce tedesche nuove - pensava si trattasse di stranieri (gringos), giunti per restare, come tanti altri immigrati arrivati nel Paese. La gente della Patagonia, specialmente quella di campagna, è molto taciturna e discreta. Rispetta gli europei perché li considera gente importante, che potrebbe dargli lavoro. Nella vita si limita a svolgere le proprie mansioni e a divertirsi nelle ore di riposo, consumando generalmente, in quelle occasioni, una gran quantità di alcol. In questo contesto va inserito l'arrivo e la permanenza dei fuggitivi nazisti nel sud argentino – nessuno li contraddiceva e nessuno faceva domande scomode – che quindi riuscirono, senza grande sforzo, a passare inosservati.
  "O meglio: le persone importanti che conoscevano la vera storia e il passato di questi "gringos", custodivano (e custodiscono) il segreto sotto chiave. Gli abitanti, per la maggior parte di basso livello culturale e disinformati, non avevano un'idea diretta di chi fossero queste persone giunte dall'Europa. Essi erano abituati a non fare domande e a non intromettersi in questioni che non riguardavano la loro vita. Solo così, tenendo presente che la densità di popolazione era bassissima, si può capire come Hitler e altri gerarchi potessero vivere tranquillamente in questa regione del Sud America. Va aggiunto che certe zone avevano guardie armate e non vi si poteva accedere senza autorizzazione, come testimoniano alcuni abitanti. Oltre a essere lontani da tutto, questi poderi non si potevano attraversare. Per accedere la prima volta ai rifugi, c'era bisogno di un permesso scritto. Chi firmava queste autorizzazioni?"

  L'AUTORE – Abel Basti è nato il 5 luglio 1956 a Olivos, provincia di Buenos Aires. Ha studiato Giornalismo e, dopo la laurea, ha lavorato come giornalista per il quotidiano "Clarín". Dal 1979 ha deciso di radicarsi a Bariloche per ricostruire la storia dei nazionalsocialisti che arrivarono in Argentina. Ha pubblicato il libro «Bariloche Nazi», «Hitler en Argentina» e «El exilio de Hitler» e vari articoli che dimostrano la presenza, in Argentina, di tedeschi fuggiti dall'Europa verso la fine della seconda guerra mondiale. Ha coordinato varie spedizioni in mare, al fine di individuare gli scafi sommersi di sottomarini utilizzati dai nazisti per raggiungere clandestinamente l'Argentina e si è anche impegnato, come ricercatore, per documentari televisivi nazionali ed esteri. Attualmente è direttore della «Periódico del Sur». «Sulle tracce di Hitler» è il primo libro pubblicato in Italia da Eden Editori.