Amadeo Bordiga nella storia del comunismo |
a cura di Luigi Cortesi
IL LIBRO – Il comunismo è all'ordine del giorno degli studi e dei dibattiti storici, e l'interesse per i suoi problemi va molto al di là degli addetti ai lavori, investendo anche il grande pubblico. Da una parte si vorrebbe relegare il più grande movimento di massa del secolo all'esperienza russa e alle degenerazioni dello stalinismo, dall'altra si ritiene che resti caratterizzante - nonostante e contro quelle degenerazioni, e al di là della crisi in atto - la sua impronta originaria di alternativa mondiale al capitalismo. Nel seno stesso del comunismo il sorgere e l'affermarsi del regime staliniano in Russia e l'allineamento ad esso dei partiti della Terza Internazionale furono in effetti discussi e contrastati; un'intera generazione di rivoluzionari si bruciò in questo compito, lasciando un'eredità critica che riemerge dal fallimento del «socialismo reale». Amadeo Bordiga (1889-1970), fondatore e primo dirigente del Partito Comunista d'Italia, poi esautorato, espulso e sottoposto a una drastica damnatio memoriae, viene in questo volume - frutto della collaborazione tra studiosi di varia formazione - riproposto a una considerazione storica nel quadro italiano e internazionale del comunismo. Su alcuni problemi politici e teorici il suo contributo è, insieme, di importanza storica e di indubbia attualità , e va molto al di là della storia del PCI come partito nazionale. Nelle polemiche col compagno e avversario Antonio Gramsci egli mostrò di intuire sia i rischi di integrazione delle strategie di unità interclassista, sia l'errore della «bolscevizzazione», destinata a condizionare gravemente l'autonomia del PCI. Con il recupero delle ragioni naturali del partito e con l'accentuazione del contributo bordighiano all'analisi della natura dell'Unione Sovietica e del «modello» staliniano, il volume riconduce ad un più avanzato livello critico le interpretazioni fin qui prevalenti nella pubblicistica e negli studi. DAL TESTO – "Un grande punto di merito di Bordiga negli anni tra la "grande guerra" e il 1926 è costituito invece dalla capacità di tenere presente in un'unica tavola critica, limpidamente e senza doppiezze, il problema italiano e quello internazionale del comunismo; e, si direbbe meglio, il quadro internazionale come prioritario e necessariamente inclusivo della 'quistione' italiana. Su questo piano la grandezza di Bordiga è imponente. Non parlo qui tanto dell'ascendente che egli ben presto si guadagnò nelle assise interpartitiche, né dei suoi rapporti con Lenin e con la sostanza teorica del leninismo (qui vale la pena di ripetere che la lettura antibordighiana dell'Estremismo è parziale e scorretta, e che egli collocò le lacune e la possibilità di degenerazioni del leninismo sul piano propriamente tattico), quanto della sensibilità con cui egli avvertì i fermenti d'una deriva opportunistica dell'Internazionale e l'avvicinarsi dello stalinismo. Lo scontro tra Bordiga e Stalin al VI Esecutivo Allargato dell'IC ha una grandiosità impressionante; è uno dei momenti in cui un grande problema storico del presente e del futuro è individuato e finalmente condensato in poche, lapidarie battute e in forma di intelligenza critica. Ci sono pagine del movimento che non "fanno politica", ma ne costruiscono e ne difendono la moralità. L'indomabilità di Amadeo nel serrato diverbio con Stalin è appunto una pagina di queste, ed è forse la più alta nella storia del comunismo italiano. Ed è chiaro che al di là dell'episodio sta tutto un processo di coscienza politica al quale la maggioranza dei dirigenti del partito italiano rimase estranea, con conseguenze disastrose. Non voglio soffermarmi su questo punto, se non per dire che le resistenze di Bordiga alle svolte tattiche che cominciarono subito dopo Livorno vanno riesaminate non solo dal punto di vista dello schematismo dell'ingegnere, ma della capacità di analisi e di prognosi del leader e del pensatore politico. Al riguardo, resta da fare tutta una nuova lettura di Bordiga, che può essere facilitata dalla faglia epocale che ormai si è interposta tra quel periodo storico e il nostro." IL CURATORE – Luigi Cortesi (1929-2009) è stato professore di Storia contemporanea presso l'Istituto Universitario Orientale di Napoli. È stato direttore della Biblioteca G.G. Feltrinelli di Milano e della «Rivista storica del socialismo». Ha diretto «Giano. Pace ambiente problemi globali» e, con M. Fatica, «Scritture di Storia». Tra le sue opere: "Turati giovane: Scapigliatura, positivismo, marxismo" (1962), "Il socialismo italiano tra riforme e rivoluzione 1892-1921" (1969), "Il comunismo inedito. Lenin e il problema dello Stato (1995), Le origini del PCI. Studi e interventi sul comunismo in Italia" (1999). Per i nostri tipi ha collaborato alla cura dell'antologia storica vLa Campania dal fascismo alla Repubblica (1977) e ha scritto l'introduzione al vol. I, "Società e politica". Ha dedicato ai problemi internazionali e globali i volumi: "Storia e catastrofe. Considerazioni sui rischio nucleare" (1984), "Le armi della critica. Guerra e rivoluzione pacifista" (1991), "1945: Hiroshima in Italia" (1995). INDICE DELL'OPERA – Premessa - Amadeo Bordiga: per un profilo storico, di Luigi Cortesi - L'elaborazione di alcuni concetti-chiave durante la prima militanza, di Michele Fatica - La "grande guerra" e l'alternativa proletaria, di Luigi Gerosa - Il problema del partito dal "dopoguerra rosso" al congresso di Livorno, di Alexander Hobel - Il Partito Comunista d'Italia da Livorno alle ''leggi eccezionali, di Luigi Cortesi - Bordiga, il partito, l'Internazionale (1923-1926), di Antonio Ca' Zorzi - Gli anni oscuri (1926-1945), di Arturo Peregalli - Dall'Internazionale alla seconda guerra mondiale. Classe e rappresentanza politica in URSS e in Occidente, di Giorgio Galli - Oltre il ''mito URSS". Il capitale come "forza sociale" e l'abolizione del valore, di Liliana Grilli - La lettura bordighiana del "Capitale", di Nicola Di Matteo – Appendice: L'edizione critica degli Scritti, di Luigi Gerosa - Indice dei nomi |