Giorni e opere Stampa E-mail

Stefan George

Giorni e opere

Casa Editrice SE – Studio Editoriale, pagg.111, € 19,00

 

george giorni  IL LIBRO – Nel suo nucleo originario, la raccolta 'Giorni e opere', il cui titolo richiama l'esiodeo 'Le opere e i giorni', contiene già la crisi testimoniata dalla venuta dell'angelo, araldo della "vita bella". Le rammemorazioni, fantasie e riflessioni elargiteci da questo testo lasciano presagire la lotta attraverso cui l'anima "ferita" e vessata del giovane George, pellegrino che ha ripreso la sua via ma recando in cuore una ferita che mai più si rimarginerà, potè riattingere la dimensione di una poesia che non fosse semplicemente canto della vita che si esalta di se stessa, nella più narcisistica e atroce delle solitudini. In 'Giorni e opere', vera e propria eccezione nella vasta produzione di George in quanto unico suo testo di prose, viene anzitutto frantumata la severa incastonatura delle chiuse forme metriche teorizzate alle quali l'autore si attenne, senza quasi mai transigere, nella sua lirica. Questi scritti radunano certamente liberi esercizi di alta prosa, autentici petits poèmes en prose nei quali è palese l'intento di ricongiungere al calendario storico dei "giorni" quelle "opere" tanto care al Faust goethiano ma che Jean Paul, riscoperto proprio da George, aveva definito 'remoti astri della notte'. Essi costituiscono, in fondo, un controaltare a quella 'prosa che uccide l'anima' che, secondo Lukàcs, è per il poeta la realtà sociale del suo tempo.

  DAL TESTO – "La grande basilica si gremiva sempre più di fedeli, e fra quelli in ginocchio e quelli che restavano in piedi accanto alle colonne si pigiavano le schiere di quanti stavano ancora entrando. Si attendeva la consacrazione del fanciullo Elidio. Ora eccolo inginocchiarsi semplice e spoglio, nella sua bellezza peccaminosa, e come se fosse completamente solo sul coro sopraelevato e racchiuso dall'inferriata: teneva la fronte china in profonda meditazione e avvolta da un nimbo di ombre e di incenso. Mentre nella cappella laterale i sommi pastori e i sacerdoti in consulta si interrogavano se gli si dovesse concedere la santificazione, accanto agli altari alcune figure biancovestite ripetevano lunghe litanie, e il popolo guardava e attendeva pregando in silenzio. Quand'ecco si dischiuse la porta laterale e ne uscì l'arciprete in pompa magna, con la mitra e la mano protesa tempestate di zaffiri e smeraldi, preceduto e seguito da fanciulli recanti candele accese. Quando egli fece i primi passi, tutti trattennero il respiro. Ma quando raggiunse Elidio e gli impose le mani sul capo, nelle prime due file esplosero grida di giubilo, dapprima rattenute ma che crebbero sempre più, come se provenissero da cento organi; quindi si fecero ancora più intense, fuoriuscirono dalle porte e attraversarono come un boato la sterminata serie delle colonne e dei fedeli dove, in un giubilo sovrannaturale e frenetico, nessuno più udiva o percepiva se stesso."

  L'AUTORE – Stefan George nacque a Budesheim, nelle vicinanze di Bingen, il 12 luglio 1867 e morì il 4 dicembre 1933 a Minusio, presso Locarno. Frequentò gli studi ginnasiali a Darmstadt e ventenne iniziò una vita di «pellegrinaggi» per l'Europa studiando filosofia e storia dell'arte, e anche in seguito non ebbe fissa dimora, finché lasciò la Germania nel 1933 in segno di protesta contro l'uso propagandistico della sua opera da parte del nazionalsocialismo. A Parigi venne a contatto con il cenacolo simbolista di Mallarmé e Verlaine, in Belgio conobbe Verhaeren, in Inghilterra Swinburne e i preraffaelliti, tutti incontri che agirono profondamente su di lui. Nel 1890 animò un proprio circolo di poeti e letterati radunato intorno alla rivista «Blätter für die Kunst» (Fogli per l'arte) che si poneva in consapevole antitesi nei confronti del naturalismo e del positivismo scientifico. I suoi esordi letterari furono costituiti dalle raccolte poetiche Inni (Hymnen, 1890), Pellegrinaggi (Pilgerfahrten, 1891) e Eliogabalo (Algabal, 1892), in cui era attento alla «misura più rigorosa» e a una severa disciplina formale quali affermazioni esclusive dell'art pour l'art. A esse seguirono: i tre Libri delle poesie e delle laudi, delle leggende e canzoni e dei giardini pensili (Die Bücher der Hirten- und Preisgedichte der Sagen und Sänge und der hängenden Gärten, 1895), che si ispiravano alla Roma antica, alle leggende del Medioevo e all'Oriente; la raccolta L'anno dell'anima (Das Jahr der Seele, 1897), espressione di un grande preziosismo formale e di un lirismo estremamente interiorizzato. Con Il tappeto della vita (Der Teppich des Lebens, 1900) George formulò, sulla scia di una sua peculiare rilettura di Dante, un'immagine del poeta come disvelatore del divino, chiamato alla responsabilità per l'epoca presente. Dal 1900 visse stabilmente a Monaco di Baviera. Nel 1903 pubblicò l'unico testo di prose da lui composto, Giorni e opere (Tage und Taten, poi ristampato in edizione ampliata nel 1925). L'abbandono dell'ideale della poesia pura e i suoi crescenti interessi politici sono palesi nel Settimo anello (Der siebente Ring, 1907), dove George si prefigurò quale educatore della nuova nobiltà costituita dalla bellezza spirituale, rivolgendosi alla «sacra gioventù». Tra le liriche più felici di questa raccolta sono le brevi canzoni dedicate all'efebo Maximin, un giovane amico del poeta, Maximilian Kronberger, spentosi prematuramente, il quale verrà posto successivamente al centro del volume La stella dell'alleanza (Der Stern des Bundes, 1914) e riaffiorerà nell'ultima opera di George dal titolo ambiguo Il nuovo regno (Das Neue Reich, in 3 voll., 1928), dove il poeta tratta - con distanza - i problemi della Prima guerra mondiale e del dopoguerra, lasciando peraltro molti punti di oscurità.

  INDICE DELL'OPERA – Giorni e opere. Annotazioni e abbozzi - Premessa alla seconda edizione - Domeniche al mio paese – Il calendario dell'infanzia - Giorni e opere – Sogni - Lettere dell'imperatore Alexis al poeta Arkadios - Visi antichi – Quadri – Panegirici - Premessa al «Maximin» - Considerazioni - I doni dell'angelo. L'impervia solitudine di Stefan George, di Giulio Schiavoni - Nota biografica - Nota bibliografica