Yvonne Sherratt
I filosofi di Hitler
Bollati Boringhieri, pagg.312, € 24,00
IL LIBRO – Nel corso della storia l’infamia ha assunto molte forme, nessuna più spregevole, probabilmente, di quella incarnata dalla rispettabilità. È tuttavia con questa maschera che l’ideologia razzista e antisemita del nazismo poté imporsi, senza quasi trovare ostacoli, nelle università e nei centri di ricerca di tutta la Germania. Fu così che, mentre figure di spicco come Theodor Adorno, Max Horkheimer, Walter Benjamin, Ernst Cassirer, Hannah Arendt, Karl Löwith, Edmund Husserl, Kurt Huber e altri furono ridotti al silenzio o costretti all’esilio, filosofi eminenti come Martin Heidegger, Carl Schmitt, Alfred Rosenberg, Wilhelm Grau e Max Boehm, contribuirono nel dare al nazismo quella facciata di rispettabilità di cui aveva assoluta e radicale esigenza. Filosofi, scrittori, scienziati, storici, rafforzarono ideologicamente e politicamente il regime hitleriano, ne ispirarono e giustificarono le azioni. Fu anche grazie al loro zelante e talora incondizionato appoggio, che il nazismo poté attuare il suo programma criminale quasi per intero. ma solo i documenti venuti alla luce nel corso degli anni, e alcune recenti e decisive scoperte, hanno rivelato l’enormità della loro infamia. Frutto di anni di scrupolose ricerche negli archivi internazionali, I filosofi di Hitler è un’efficace e illuminante ricostruzione del complesso rapporto tra quegli uomini e il nazismo, descrive il loro profilo etico e intellettuale, scandaglia le loro vicende umane fin negli aspetti meno noti E più torbidi. Con l’abilità di una consumata narratrice, Yvonne Sherratt restituisce il clima culturale e i retroscena politici degli anni più bui della nostra storia, e ci rivela come grandi intelligenze possano cedere all’abiezione.
DAL TESTO – “Rosenberg prese a interessarsi alla filosofia a un'età relativamente precoce. Come Hitler, aveva letto Schopenhauer e Kant, «che era una specie di "eroe della cultura" per tutti i tedeschi settentrionali con pretese accademiche». Come Hitler e altri volgari «professori» nazisti, fu portato a dare un'interpretazione in chiave antisemita di opere filosofiche del passato. Stilò un elenco di pensatori che a suo dire costituivano la tradizione nordico-ariana, annoverandoli fra i protonazisti. Quel «calendario dei santi» della presunta «tradizione» nazista comprendeva Omero e Platone oltre a personaggi amati da Hitler quali Schopenhauer, Wagner e Nietzsche. “Nei confronti di Hegel, che pure affermava di avere letto, Rosenberg era critico. In particolare non era d'accordo con la sua idea dello Stato forte. Scriveva infatti: «Oggi lo Stato non è più un autonomo oggetto di venerazione, davanti al quale dobbiamo tutti prostrarci nella polvere; lo Stato non è un fine di per sé, ma solo un mezzo per la preservazione del popolo. [...] La forma dello Stato cambia e le sue leggi decadono; il Volk rimane». Non si sa con certezza in quale misura queste idee di Rosenberg influenzarono il movimento; non c'è dubbio, invece, che le sue teorie della razza ebbero un profondo impatto. “Oltre che per Houston Stewart Chamberlain, Rosenberg aveva una venerazione per altri nomi presenti nella biblioteca di Hitler, fra cui Joseph-Arthur de Gobineau e Paul-Anton de Lagard. Uno degli aforismi di Lagarde diceva: «Le razze sono concetti divini». Da quella base, Rosenberg mise in discussione il cristianesimo elaborando il concetto di «anima razziale» e concludendo che ogni razza possiede una propria anima. Con parole sue: « L’anima è un segno della razza vista dall'interno. E viceversa la razza è la forma esteriore dell'anima». Fu profondamente colpito anche dal libro di Wilhelm Marr Der Sieg des Judenthums über das Germanenthum (La vittoria dell'ebraismo sul germanesimo, 1879), a sua volta tinto di darwinismo sociale. Il testo arrivava alla conclusione che «se i due principali portatori i delle opposte caratteristiche razziali non potevano coesistere, uno di essi era destinato a distruggere l'altro». Per Rosenberg questa idea sarebbe diventata l'autorizzazione al genocidio.”
L’AUTORE – Yvonne Sherratt, inglese, ha studiato a Cambridge e insegna attualmente a Oxford. È autrice di Adorno’s Positive Dialectic (2002) e Continental Philosophy of Social Science (2006). I filosofi di Hitler è il suo primo libro tradotto in italiano.
INDICE DELL’OPERA – Dramatis personae – Prologo - I filosofi di Hitler – Introduzione - Parte prima - 1. Hitler: il «mescitore di genio» - 2. Calice avvelenato - 3. Collaboratori – 4. Il giurista di Hitler: Carl Schmitt – 5. Il superuomo di Hitler: Martin Heidegger - Parte seconda. Gli oppositori di Hitler - 6. Tragedia: Walter Benjamin – 7. Esilio: Theodor Adorno - 8. L'ebrea: Hannah Arendt - 9. Il martire: Kurt Huber - 10. Il processo di Norimberga e oltre – Epilogo – Ringraziamenti – Note - Riferimenti bibliografìci - Indice dei nomi
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