L'artista e il vate Stampa E-mail

Marco Sterpos

L'artista e il vate
L'esperienza poetica di Giosue Carducci

Falco Editore, pagg.480, € 30,00

 

sterpos_artista  IL LIBRO – In questo volume l’autore si propone di ripercorrere l’intera esperienza poetica di Carducci con uno studio che si può considerare il punto d’arrivo di oltre un quarantennio da lui dedicato a indagini carducciane. Carducci è, secondo Sterpos , un poeta che si presenta ora come “artista” ora come “vate”. Il critico è infatti d’accordo con G. B. Salinari nel sostenere che la poesia carducciana si svolge in continua oscillazione tra questi due poli: il «grande artiere» adoratore della bellezza e «fabro» di versi lavorati «come una corona di re», e il vate, insieme precursore e profeta di tempi nuovi, bardo e poeta civile. L’autore ha scelto di condurre il suo studio facendo riferimento alle sei raccolte che Carducci presentò nell’edizione definitiva delle sue opere da lui voluta e approvata, e non alle molte che egli aveva pubblicato precedentemente, soprattutto perché ha ritenuto giusto rispettare l’ultima volontà del poeta, cioè quella di consegnare ai posteri le sue poesie in queste ultime raccolte formate rimaneggiando le sillogi precedenti. Nel volume vengono così esaminate quelle sei raccolte, nell’ordine voluto dal poeta per ricostruire il proprio itinerario ideale, dai Juvenilia fino all’addio alla poesia di Rime e ritmi, passando attraverso la stagione della protesta di Levia Gravia e dei Giambi ed epodi, il ritorno alla “poesia pura” di Rime nuove e lo straordinario sperimentalismo delle Odi barbare. Per l’autore, Carducci non solo occupa una posizione dominante nella letteratura del secondo Ottocento, ma ha molto da dire anche al nostro tempo: Sterpos si schiera infatti con quei critici che, pur non potendo considerare il poeta toscano un “decadente”, ritengono di poterlo collocare tra i precursori della poesia del Novecento. Ma, con tutto l’amore che porta a Carducci, egli non esita neppure a riconoscere i difetti che riconosce in lui, dalle cadute e dai momenti di stanchezza del poeta, alle debolezze e ai pregiudizi dell’uomo: manchevolezze queste che l’autore ritiene doveroso segnalare quando si presentano , convinto però che esse non impediscano a Carducci di collocarsi tra i grandi della letteratura e della cultura italiana.

  DAL TESTO – “[…] se è vero che, sempre sul finire della sua vita, Carducci riconoscerà dei meriti storici anche al cattolicesimo, mostrandosi meno lontano dalla religione nella quale egli era stato allevato, non per questo egli accennerà mai a volervi rientrare: ed anche l’ipotesi di conversione in extremis del poeta appare, lo si è già osservato, assolutamente improbabile. Carducci stesso, del resto, fu a questo proposito molto deciso anche negli ultimi anni, nei quali il maggior spirito di equità nei confronti della religione non gli impedì di ribadire più volte l'incolmabilità della distanza che continuava a separarlo dal cattolicesimo (e anche dal cristianesimo). Una riaffermazione di questo genere la si può trovare, espressa con particolare chiaezza, in una lettera, sicuramente importante, e molto citata, scritta dal poeta poco più di un anno prima della morte (il 23 dicembre 1905) a Silvia Pasolini. Con la contessa, Carducci, dicendo di voler «fare le sue confessioni», riconosce di aver certamente ecceduto, sia in gioventù che nell'età matura, nei suoi attacchi alla religione e precisa: «Vo' dire cose che, dopo morto, tolgano ogni dubbio del come io pensassi e credessi» (mio il corsivo). In particolare si preoccupa di far ammenda per le «cose forti e indimenticabili» scritte contro Cristo nelle odi In una chiesa gotica e Alle fonti del Clitumno, rivendicando però di avere negli stessi anni pensato e scritto di Cristo anche «cose soavi» e aggiunge: «Resta che ogni qualvolta fui tratto a declamare contro Cristo fu per odio ai preti; ogni volta che di Cristo pensai libero e sciolto, fu mio sentimento intimo».”

  L’AUTORE – Marco Sterpos (Borgo San Lorenzo, Firenze, 1939) è stato allievo di Walter Binni, Raffaello Ramat e Carmine Jannaco: sotto la loro guida ha iniziato la sua attività di ricerca con studi su Carducci e Alfieri, autori ai quali si è dedicato alternativamente (ma non esclusivamente) fino ad oggi. Su Carducci ha esordito con un saggio nel 1968 (Itinerario carducciano dal Satana ai Giambi ed epodi, apparso su «Convivium») ed ha quindi pubblicato numerosi studi negli anni seguenti. Nel 2002 Sterpos ha curato, collaborando alla nuova Edizione Nazionale carducciana, l’edizione critica del carteggio Carducci-Del Lungo, mentre nel 2005 ha pubblicato il volume Interpretazioni carducciane. In campo alfieriano le sue principali pubblicazioni sono le edizioni critiche della tragedia Antonio e Cleopatra (1980) e, in collaborazione con Gian Luigi Beccaria, degli Appunti di lingua e letterari (1983), i volumi Storia della «Cleopatra» (1980), Il primo Alfieri e oltre (1994), Alfieri fra tragedia, commedia e politica (2006), Ottocento alfieriano (2009). Sterpos ha infine fornito contributi su altri autori dei vari secoli quali Dante, Machiavelli, Boccalini, Pascoli, D’Annunzio, Beppe Fenoglio e Umberto Eco.

  INDICE DELL’OPERA – Premessa – 1. Vita di Giosue Carducci dalla «triste primavera» maremmana al premio Nobel - 2. Lo scudiero dei classici dalle Rime di San Miniato a Juvenilia – 3. Lo stimolo di nuove letture e la discesa «fra i tormentati». La raccolta Levia Gravia, l'inno A Satana – 4. La stagione della protesta e delle «Muse de la barricata». I Giambi ed epodi – 5. Una svolta poetica verso l’”arte pura”: Rime nuove e il controcanto dell'Intermezzo. La Canzone di Legnano – 6. La poesia delle Odi barbare tra classicismo e sperimentazione di nuove forme – 7. Rime e ritmi. L'addio alla poesia - Indice dei nomi