Luigi Ferrari
L’ascesa dell’individualismo economico
Casa Editrice Vicolo del Pavone, pagg.962, € 31,00
IL LIBRO – Questo libro tratta dell'individualismo come di una storica, «immane, lunga, dolorosa distruzione di relazioni» pubbliche e private che, negli ultimi anni, ha assunto ritmi convulsi. L'attuale crescente centralità del tema si palesa, nel centro del sistema di produzione capitalistico (la sede europea dell'IBM) in uno studio del 1980 sull'individualismo e sul collettivismo nelle organizzazioni, in cui si conclude che la cultura del vivere assieme nei vari paesi e aree del mondo può condizionare nel profondo l'organizzazione del lavoro e le scelte generali dell'impresa. Questo studio pilota ha stimolato, a cascata, una letteratura diluviale sui modi di costruire la socialità, ben oltre l'ambito aziendale. Così, dopo due secoli di confino nel mondo laterale della critica sociale e delle utopie politiche ed economiche, il tema dell'individualismo è ora in primo piano e torna al centro della scienza del nostro modo di produrre e del suo funzionamento sociale. La svolta emerge da una metamorfosi planetaria del rapporto tra l'individuo e l'organizzazione - non solo lavorativa - e dalle esigenze "pratiche" di capirla. Dopo un primo entusiasmo, la scoperta che la realtà è refrattaria ad essere serrata nei semplici schemi e categorie iniziali ha imposto una maggiore riflessività sul significato dei concetti e dei molti dati raccolti. Questo libro prende l'avvio proprio da queste difficoltà e propone anzi tutto un approccio nuovo e originale all'indagine psicologica attraverso la storia. Nella prima delle tre parti del volume si mostra come la storia, essenzialmente attraverso il concetto di sopravvivenze di mentalità del passato, meglio consenta di dominare alcune delle espressioni attuali della soggettività e, tra esse, l'individualismo. L'approccio riprende criticamente gli storici delle Annales e, in particolare, i temi della storia "lenta" (long durée) dei "quadri mentali". È anche ambizione del libro sollecitare gli psicologi ad attrezzarsi per una studio della storia della soggettività che non cada negli errori della psico-storia. In questa parte si definiscono così sia le coordinate storiche basilari del passaggio dal collettivismo della società medievale alle prime forme preparatorie del moderno individualismo economico sia la mescolanza" incoerente" di collettivismo antico e di individualismo nella mente contemporanea. Nella seconda parte si affrontano le dieci caratteristiche psicologiche basilari che differenziano l'individualismo economico da tutte le svariate forme di individualismo succedutesi nella storia: 1) ostilità sociale endemica, 2) tolleranza, 3) fine della vergogna di ceto/classe, 4) fine dei vincoli di onore, 5) primato dell'interesse individuale, 6) onnipotenza operosa, 7) pulsione alla crescita economica, 8) identità del sé centrata sulla proprietà, 9) frammentazione dell'io, 10) singolarità e particolarità locali non generalizzabili. Lungo questa parte sono definite e approfondite alcune complesse sindromi, cioè forme psico-sociali di disagio, attribuibili alla sensibilità individualista e collettivista, sorte in epoche varie e che conservano una loro attualità. Nella terza e ultima parte, dopo un'analisi delle vicende del collettivismo antagonista, si affrontano l'egemonia dell'individualismo economico, la sua dinamica e le prospettive future.
DAL TESTO – “L’individualismo può essere considerato un particolare ostacolo alla nascita di nuovi vincoli di socialità per due buoni motivi. Da un lato, la stessa chiusura individualistica della personalità inibisce, dal lato cognitivo, la comprensione di contesti sociali complessi. Gli individui, chiusi al collettivismo, semplicemente non vedono i problemi della collettività. Non si tratta certo di un problema di cultura o di intelligenza, è, invece, proprio l’atomizzazione degli interessi che rende “innaturale” la comprensione del punto di vista altrui e, soprattutto, di quello collettivo, beninteso oltre il livello utile alla gestione atomistica dei propri interessi. L’isolamento, per di più, deforma i dati di realtà: un forte sentimento di sé spinge a sopravvalutare il proprio punto di vista. “Ma è su un altro versante che l’individualismo mostra tutte le sue specifiche potenzialità autoprotettive e autoreplicanti. Anche se tutti gli individualisti comprendessero perfettamente la necessità di un cambiamento del loro modo di rapportarsi, ogni azione iniziale in questa direzione quasi di certo potrebbe significare un vantaggio per molti, pagato con perdite irreparabili per i promotori della trasformazione. È questo, semplificato un po’, il caso dei beni pubblici e del fenomeno del free rider, studiati da Olson (1965) e ripresi da Hirschman (1982), ma, a mio avviso, da ambedue con una sottovalutazione della complessità e degli aspetti psicologici inerziali. “Detto diversamente, ogni cambiamento, che nel passato nasceva da una schiera di volontari, dominati da costrizioni etiche perché collettivisti identificati con una causa comune, avrebbe scarse possibilità di successo in una società di individualisti. Questi, magari desiderosi del cambiamento, sarebbero, però, paralizzati dall’inconcepibile prospettiva di sostenere delle perdite secche, che ai loro occhi apparirebbero – si badi – non a favore di un collettivo, per essi senza significato, ma a vantaggio di altri singoli individualisti (non importa se pochi o tanti), beneficati proprio in quanto senza iniziative. Torniamo alla mente di H.F., magistralmente delineata da Defoe, per la quale era semplicemente inconcepibile, ossia scissa e allontanata dalla sua coscienza, una scelta in perdita che non fosse obbligata da una costrizione esteriore. Defoe descriveva figure di individualisti in un mondo pieno di collettivisti, ma nell’individualismo egemone, come si è visto, l’agire in favore del collettivo potrebbe anche essere percepito come sospetto e “innaturale” e, per questo, ancora più oneroso per l’innovatore e ancora più facile da rifiutare per l’individualista che vuole stare alla finestra per cogliere le eventuali opportunità, separandone da sé i costi."
L’AUTORE – Luigi Ferrari, psicologo, psicoterapeuta, con una regolare formazione accademica in economia, storia e filosofia, ha svolto attività clinica per circa un ventennio, occupandosi anche di temi organizzativi ed economici e del loro riflesso sulla soggettività. Dal 2000 insegna psicologia economica e del lavoro e psicologia delle condotte finanziarie presso l'Università di Milano-Bicocca. Tra i suoi lavori, citati in questo volume: Mente e denaro, introduzione alla psicologia economica, Raffaello Cortina Editore (1999) con Dario Romano e Crisi economiche estreme e psicologia: il caso dell'Argentina (2006) con Laura Ferrari e Giulia Venini.
INDICE DELL’OPERA – Parte prima. Dal primato della relazione interpersonale al primato della merce – Capitolo 1. Un metodo per lo studio dell’individualismo – Capitolo 2. Le strutture psicologiche arcaiche antindividualistiche dell’uomo contemporaneo: lealtà e collettivismo – Capitolo 3. Espulsione e sopravvivenza trasfigurata nella società capitalistica della lealtà e del collettivismo medievali – Capitolo 4. Il dissesto del collettivismo medievale e il contrapporsi dell’individualismo economico arcaico nascono da un’immane conflittualità – Parte seconda. Le dieci strutture psicologiche fondamentali dell’individualismo economico – Capitolo 5. Il lato notturno e il lato solare dell’individualismo economico come prime fondamentali strutture psicologiche – Capitolo 6. Il rigetto della vergogna di ceto e di classe e della subalternità psicosociale – Capitolo 7. L’abbandono dell’onore e dell’infantile inclinazione a sentirsi offeso – Capitolo 8. La transizione dal dovere dell’altruismo all’opposto “dovere” di curare i propri interessi – Capitolo 9. La componente onnipotente faustiana – Capitolo 10. La pulsione alla crescita economica – Capitolo 11. La progressiva identificazione assoluta di proprietà e identità – Capitolo 12. La frammentazione e la compartimentazione della personalità individualistica borghese – Capitolo 13. Le componenti psicologiche individualistiche e collettivistiche nazionali e regionali – Parte terza. Evoluzione recente dell’individualismo economico e del collettivismo – Capitolo 14. Sopravvivenze fossili e rivoluzioni del collettivismo antagonista – Capitolo 15. Epilogo: l’egemonia dell’individualismo economico – Bibliografia
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