Gladiatori. Per l'onore, per la gloria Stampa E-mail

Sergio Rinaldi Tufi

Gladiatori
Per l'onore, per la gloria
la morte non ha più importanza

Armando Curcio Editore, pagg.223, € 15,90

 

rinalditufi_gladiatori  IL LIBRO – L'addestramento, i giochi, le arene e l'epopea dei più famosi combattenti circensi di sempre. La vita dei gladiatori di Roma antica, a partire da Spartaco e Crisso, diventa espediente per raccontare una giornata di spettacoli. I momenti e i luoghi sono ricostruiti dando risalgo alle tecniche di addestramento e combattimento, agli onori e agli amori di questi uomini d'arme. L'autore approfondisce la tradizione dei ludi romani e lo spettacolare scontro con gli animali feroci nelle arene. Un excursus storico ricco di curiosità per una figura, quella del gladiatore, eroica e intramontabile.

  DAL TESTO – “Anche qualche imperatore volle addestrarsi nelle caserme gladiatorie e combattere nel Colosseo: è il caso di Commodo, che in questa attività non faceva mistero di avere una buona opinione di sé. E forse furono proprio atteggiamenti di questo tipo a far nascere maligne dicerie, secondo cui egli sarebbe stato figlio non di Marco Aurelio e di Faustina Minore, ma di quest'ultima e di un gladiatore. Se sfogliamo la raccolta di vite di imperatori nota come Historia Augusta, troviamo nella biografia di Commodo (attribuita a Elio Lampridio) riferimenti a questa (e altre) bizzarrie: «Non fu solo spettatore, ma indossò le armi gladiatorie, coprendo le spalle nude con un panno purpureo. Prese inoltre l'abitudine di far inserire negli Acta Diurna (una sorta di Gazzetta Ufficiale dello stato romano, istituita da Cesare e mantenuta in vita da Augusto e dai suoi successori) la registrazione di tutto ciò che commetteva di turpe o di impuro, o di degno di un gladiatore o di un lenone. Chiamò commodiano il pubblico romano, perché in effetti spessissimo combatté come gladiatore alla sua presenza; ma, poiché gli spettatori, vedendolo esibirsi così di frequente, lo applaudivano come se fosse un dio, sospettò che si prendessero gioco di lui, e diede ordine di ucciderli ai marinai della flotta che manovravano il velum».”

  L’AUTORE – Sergio Rinaldi Tufi ha insegnato nelle Università di Roma, Siena, Trieste, Urbino. Si è occupato di scultura provinciale in Dalmazia, Britannia, Germania, ma anche di alcuni problemi relativi a monumenti dell’Urbe (Foro di Augusto). Ha collaborato, oltre che con Carocci, con l’Istituto della Enciclopedia Italiana, con il Poligrafico dello Stato, con Giunti e con varie altre case editrici; scrive per “Il Messaggero”. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo il volume del Corpus Signorum Imperii Romani dedicato allo Yorkshire (1983), Militari romani sul Reno (1988), Dalmazia (1989); dirige inoltre la collana “Archeologia delle Regioni d’Italia”, di cui sono usciti finora cinque volumi.

   INDICE DELL’OPERA – Premessa (Perché questo libro - Dicevano di loro - Generazioni di studiosi) - Parte I. La vita e la morte - Capitolo I. Verso il grande giorno - Capitolo II. Origine dei giochi gladiatorii - Capitolo III. Da dove venivano i gladiatori? - Capitolo IV. Vita da gladiatori: l'addestramento, i ludi - Capitolo V. Categorie di gladiatori - Capitolo VI. Carriere - Capitolo VII. Una giornata di spettacoli - Parte II. I luoghi dello spettacolo - Anfiteatri a Roma, in Italia e nelle province - Parte III. Il mito di Spartaco - Una rivolta che diviene leggenda - Bibliografia essenziale