La legge della razza Stampa E-mail

Silvia Falconieri

La legge della razza
Strategie e luoghi del discorso giuridico fascista

il Mulino, pagg.328, Euro 25,00

 

falconieri_razza  IL LIBRO – I giuristi dell’epoca fascista si adoperarono per attribuire una veste giuridica alla nozione di razza. Quale fu il loro contributo alla costruzione della diversità dell’ebreo, introdotta con i decreti del 1938? Come fu accolta la nuova categoria di «cittadino italiano appartenente alla razza ebraica», in un momento in cui nomi di origine notoriamente ebraica figuravano tra quelli dei più apprezzati giuristi del tempo? Questo volume analizza gli strumenti e i percorsi attraverso i quali fu definito il discorso giuridico sulla razza nell’Italia degli anni Trenta e Quaranta. Intrecciando diversi registri comunicativi, i giuristi più vicini al regime fascista delinearono i temi conduttori del nuovo «diritto razzista», utilizzando una strategia discorsiva che congiungeva la questione razziale coloniale e quella metropolitana. Particolare attenzione è dedicata alle riviste, luoghi privilegiati in cui furono definite le basi teoriche della dottrina sulla diversità razziale. Fondamentali strumenti per l’elaborazione e la diffusione del sapere giuridico europeo a partire della seconda metà del XIX secolo, le riviste rappresentarono il principale canale di legittimazione del «diritto razzista», che finì così per ritagliarsi una propria specialità.

  DAL TESTO – “La nuova legislazione razziale imponeva al giurista-interprete di maneggiare nuove categorie, quali quella di «razza ebraica», «razza ariana», «razza italiana», «altre razze», fino ad allora estranee alla disciplina giuridica. Per di più, alcune di esse, così come Borghese non mancava di far notare, non avevano neppure trovato una definizione nel testo legislativo e rischiavano di condurre il giurista ad addentrarsi in riflessioni che trascendevano il proprio settore disciplinare, facendosi carico di compiti che non gli erano propri. Spettava piuttosto alle scienze naturali, in seno alle quali la nozione di razza era stata concepita, trovare definizioni sempre più chiare e precise delle differenze biologiche delle quali anche il legislatore e l'interprete avrebbero potuto giovarsi. Nonostante ciò, Borghese non poteva esimersi dal rilevare come la definizione di «appartenente alla razza ebraica» - l'unico concetto che fino a quel momento avesse trovato posto nel diritto italiano vigente – più che presentarsi come il frutto della trasposizione di un dato meramente biologico nella legislazione, fosse il risultato di una precisa scelta di politica legislativa che, nel caso italiano, si rifiutava di impiegare un'accezione puramente biologica di razza, «in omaggio ai principi spirituali, morali e nazionali».”

  L’AUTRICE – Silvia Falconieri ha conseguito il titolo di dottore di ricerca presso l’Università di Napoli «Federico II», in cotutela con la Goethe Universität di Francoforte sul Meno, nel quadro del «Dottorato in culture giuridiche europee» che ha tra i suoi ­partner l’Istituto Italiano di Scienze Umane. È stata post-dottoranda presso il Centre d’études des Normes Juridiques «Yan Thomas» dell’école des Hautes études en Sciences Sociales di Parigi e il Centre d’Histoire Judiciaire dell’Università Lille 2. Ha pubblicato diversi articoli sugli usi della nozione di razza nel diritto italiano e francese dei secoli XIX e XX.

  INDICE DELL’OPERA - Abbreviazioni – Ringraziamenti – Introduzione - I. Dalla colonia alla metropoli. Alle origini della dicotomia ebreo/ariano (1. La «questione ebraica» nell'ordinamento giuridico italiano - 2. Suggestioni nazionalsocialiste nei lavori preparatori della Demorazza - 3. «Italien und Deutschland im Kampf um die Erhaltung der europäischen Kultur» - 4. Il diritto coloniale come luogo di sperimentazione - 5. Il fascino per la dottrina coloniale francese - 6. L'uso fascista della soluzione francese) – II. Costruire il diritto razzista e legittimare l'esclusione. Il circuito dei periodici specializzati (1. Tra biologia, antropologia e diritto - 2. Luoghi per la costruzione di un discorso giuridico sulla razza - 3. Tentativi di scientificizzazione del diritto razzista. La nuova rivista dell'avvocato Cutelli - 4. I leitmotiv della dottrina giuridica sulla razza - 5. Giuristi di origini ebraiche e diritto fascista - 6. Perché i giuristi ebrei non possono cogliere l'essenza del diritto italiano) - III. Tra silenzio e militanza. I decreti antiebraici nelle riviste giuridiche italiane (1. Riviste giuridiche e fascismo - 2. «Il Foro italiano»: un periodico «largo di ospitalità agli ebrei» - 3. Per una nuova funzione della stampa giuridica - 4. L'estraneità della legislazione antiebraica all'impianto civilistico italiano - 5. La neutralizzazione dello status di ebreo - 6. Sviluppi del dibattito giuridico attorno alla legislazione antiebraica - 7. Dialoghi con «Il diritto razzista») - IV. Dalla metropoli alla colonia. Il perfezionamento del criterio razziale (1. L'ossessione della giuspubblicistica per la classificazione - 2. Razza e concetto unitario di sudditanza - 3. Il rapporto di osmosi tra legislazione antiebraica e legislazione razziale coloniale - 4. Osservazioni critiche sulle incongruenze del legislatore italiano - 5. Verso un nuovo ordine geopolitico) - Nota conclusiva – Fonti – Bibliografia - Indice dei nomi