Noi non sappiamo odiare |
Amedeo Osti Guerrazzi Noi non sappiamo odiare. L'esercito italiano tra fascismo e democrazia Utet, pagg.VII-368, Euro 24,00
IL LIBRO – Tra il maggio e il luglio del 1943 alcuni alti ufficiali delle Forze armate italiane furono catturati dagli inglesi e portati in un campo di concentramento nei pressi di Londra. In questo campo (in realtà una villa piuttosto lussuosa), i servizi segreti di Sua Maestà piazzarono dei microfoni, per registrare segretamente le conversazioni degli ufficiali prigionieri. Lo scopo era quello di capire l’affidabilità politica dei prigionieri stessi, tra i quali vi era il maresciallo Giovanni Messe, che nel novembre 1943 torneranno in Italia per assumere il comando delle forze armate italiane cobelligeranti con le Nazioni unite. Il libro analizza le trascrizioni di queste conversazioni, grazie alle quali si è potuto tracciare un quadro della formazione, cultura e mentalità di un gruppo di alti ufficiali la cui carriera si è svolta attraverso lo stato liberale, il regime fascista e l’Italia democratica post bellica. È un lavoro che prende le mosse da fonti di storia militare per affrontare il complesso rapporto tra le forze armate e la politica italiana nel periodo della transizione dal fascismo alla democrazia. DAL TESTO – “Il fascismo seppe stimolare e acquisire il «consenso» anche degli ufficiali attraverso una politica accorta di esaltazione del ruolo dell'Esercito e di vellicazione della vanità di alcuni di essi. Onori e prebende facevano parte di una stessa strategia volta a rendere un unicum regime e forze armate. Se, però, i militari vedevano nel fascismo un governo forte e nello stesso tempo attento alle loro necessità, e i fascisti vedevano nell'Esercito uno strumento indispensabile per il mantenimento del potere, alla base degli ottimi rapporti tra politici e militari rimaneva, molto probabilmente, una certa affinità culturale. Il substrato ideologico che permise ai militari di identificarsi con la politica e la cultura fascista, si fondava su una profonda e radicata paura del comunismo e sulla volontà precisa di mantenere immutati i rapporti sociali esistenti. L'esperienza del primo dopoguerra, il terrore della rivoluzione e del bolscevismo, furono un collante di grande efficacia per mantenere assieme le due realtà. Era più che un'alleanza strumentale tra due poteri, o un rapporto di forza risolto a favore di uno o dell'altro, era un comune sentire che facilitava le relazioni tra l'una e l'altra parte. Come disse il tenente Colacicchi, parlando con un ufficiale inglese, l'8 luglio del 1943: «Se l'ITALIA perde la guerra ci sarà il comunismo e gli ufficiali saranno derisi, insultati e aggrediti come lo furono alla fine dell'ultima guerra».” L’AUTORE – Amedeo Osti Guerrazzi collabora con l’Istituto Storico Germanico di Roma. Ha pubblicato diversi lavori, in Italia e in Germania, sul sistema repressivo fascista, sulla Repubblica Sociale Italiana e sulla storia e la memoria della Seconda Guerra Mondiale. I suoi libri più recenti sono La Repubblica necessaria. Il fascismo repubblicano a Roma (2004), Caino a Roma. I complici romani della Shoah (2006). INDICE DELL’OPERA - Capitolo 1. Le fonti e i protagonisti (Introduzione - I protagonisti - Nascita e sviluppo delle strutture dedicate all'intercettazione dei prigionieri di guerra - Le carte «italiane») – Capitolo 2. La prigionia (La resa - La vita quotidiana al campo - I rapporti interpersonali - Di fronte agli inglesi - La partenza di Messe, Orlando e Berardi) – Capitolo 3. Il fascismo (Una cultura condivisa? - Militari e fascismo ex post - Il giudizio sul fascismo durante la guerra - I rapporti tra Regio esercito e Milizia volontaria per la sicurezza nazionale - Il problema degli ufficiali ebrei - Esercito e società italiana: due culture?) - Capitolo 4. Vittorio Emanuele III e la monarchia (Il re e il Regio esercito - Prima del 25 luglio - La monarchia e l'armistizio) - Capitolo 5. La preparazione del Regio esercito (I vertici politici e militari - Il corpo degli ufficiali - I mezzi) - Capitolo 6. Le operazioni (La fine in Tunisia – Pantelleria – Lampedusa – Augusta - Il crollo della Sicilia) - Capitolo 7. I tedeschi (Un alleato impopolare - Il ritorno del mito negativo - Una memoria condivisa - Un modello da ammirare e da temere) - Capitolo 8. Crimini di guerra (Quando si perde la memoria - Le accuse - Orlando e la «Granatieri» in Slovenia - «Noi criminali?») - Capitolo 9. Il futuro, la democrazia (Uscire dalla guerra - Il contesto internazionale - Dopo la guerra) – Appendice – Apparati - Fonti d'archivio – Bibliografia - Indice dei nomi
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