Spirito del Novecento |
Danilo Breschi Spirito del Novecento. Il secolo di Ugo Spirito dal fascismo alla contestazione Rubbettino, pagg.308, Euro 19,00
IL LIBRO – Allievo di Giovanni Gentile, Ugo Spirito (1896-1979) fu uno dei grandi filosofi italiani del Novecento. Dalla iniziale formazione positivistica, il suo pensiero si sviluppò nel segno del magistero gentiliano, oltrepassato ma mai rinnegato; aderì al fascismo, interpretandolo come un fenomeno di profonda modernizzazione sia dal punto di vista culturale, sia da quello della scienza economica. Amico di Giuseppe Bottai, teorizzò il superamento delle antinomie classiche capitale-lavoro e pubblico-privato attraverso la tesi della "corporazione proprietaria". Interessato all'esperienza sociale tedesca tra le due guerre mondiali, dopo la guerra si avvicinò al comunismo, cercando conferme alle sue teorie prima nella Russia di Kruscev, quindi nella Cina di Mao. Fu uno straordinario testimone dei totalitarismi del Novecento. In questo volume si analizza il percorso culturale e scientifico di un intellettuale decisamente atipico. Innamorato delle ideologie, non esitò a titolare il suo libro più famoso La vita come ricerca, a significare l'inesausto cammino dell'uomo di cultura verso una verità che si continua a cercare ma che evidentemente non appartiene allo studioso, sempre curioso di individuare nuovi approdi. Il metodo di Spirito, interprete del Novecento, è particolarmente seducente e capace ancora oggi di incuriosire un mondo nel quale le fragili certezze sembrano derivare da tutto fuorchè da una lettura filosofica e scientifica del presente. DAL TESTO – "La corporazione proprietaria è la proposta concreta con la quale Spirito intende fornire quel «centro sistematico» capace di sintetizzare impresa, sindacato, corporazione e Stato. Si tratta di rendere i «corporati» azionisti della corporazione, ovviamente intendendo quest'ultima come il nuovo modello di azienda, che può essere anche una catena di imprese omologhe o affini per strutture o beni prodotti, di cui sono proprietari tutti coloro che operano come produttori all'interno dell'azienda medesima. Ovviamente, le quote azionarie possedute da ciascuno variano a seconda del ruolo ricoperto nell'azienda. In questo modo dovrebbe venire rimossa la vecchia figura del detentore di capitali completamente estraneo all'amministrazione della sua proprietà, affidata solitamente a managers, e interessato esclusivamente ai rendiconti e ai bilanci annuali. Eliminando così altri due elementi di divisione all'interno del mondo socio-economico, ci si avvierebbe verso il superamento dell'ordinamento classista. L'unico modo è trasformare in senso pubblicistico l'istituto della proprietà privata e affidare finalità sociali all'iniziativa individuale". L’AUTORE – Danilo Breschi insegna Storia delle Istituzioni politiche presso la Facoltà di Scienze politiche della Libera Università San Pio V di Roma (LUSPIO). Fra le sue pubblicazioni: Camillo Pellizzi. La ricerca delle élites tra politica e sociologia (1896-1979) (con Gisella Longo, Rubbettino, 2003); Special Issue on Italian Fascism (con Franklin H. Adler, «Telos» 133, Winter 2005); Sognando la rivoluzione. La sinistra italiana e le origini del ’68 (Mauro Pagliai Editore, 2008). INDICE DELL’OPERA - Prefazione, di Giuseppe Parlato - Nota dell'Autore - I. Tecnica e rivoluzione. Il fascismo nel pensiero di Ugo Spirito - 2. Spirito e la scienza come religione senza fede - 3. L'eredità gentiliana e lo Spirito dei tempi nuovi: dal dopoguerra alla Contestazione - Appendici - I. Dopo tre anni di lotta per l'Italia... - II. La crisi dei valori tradizionali - Indice dei nomi |