Palestinesi |
Marco Allegra Palestinesi. Storia e identità di un popolo Carocci, pagg.152, Euro 17,00
IL LIBRO - I palestinesi sono tra i protagonisti della cronaca politica contemporanea. Simboli legati alla storia di questo popolo – Yasser Arafat, la kefyah e la bandiera palestinese – sono entrati a far parte della nostra cultura pop, ma anche dell’immaginario legato agli incubi post 11 settembre e al terrorismo suicida; gli eventi che caratterizzano il conflitto israelo-palestinese – spesso considerato come il nodo gordiano della politica mediorientale – occupano continuamente i titoli d’apertura dei telegiornali. Questa sovraesposizione mediatica rende a volte difficile cogliere la complessa realtà della Palestina. Obiettivo del volume è andare al di là della cronaca, fornendo al lettore le chiavi necessarie per interpretare la storia di un popolo e di una terra così spesso sotto la luce dei riflettori.
DAL TESTO - “Hamas nacque come un soggetto strutturato su tre livelli fondamentali. Il primo era costituito dal braccio politico, che si occupava della direzione complessiva del movimento e della partecipazione all'Intifada, mentre il secondo era composto dalla rete di moschee e servizi sociali ereditata dall'attività dei Fratelli musulmani. Il terzo livello comprendeva l'attività del braccio militare, il Kata'ib 'lzz al-Din al-Qassam - le Brigate 'Izz al-Din al-Qassam, intitolate al martire della resistenza palestinese degli anni trenta - che iniziò a colpire obiettivi israeliani a partire da marzo 1988. Il vertice politico dell'organizzazione era costituito da un direttivo composto da alcuni che vivevano nei Territori e altri residenti all'estero. Hamas fu una delle organizzazioni in prima linea nella conduzione dell'Intifada in tutti i suoi aspetti: scioperi, manifestazioni, scontri di piazza e azioni armate. Restando fuori dell'OLP e del CNUR - la struttura di coordinamento che le organizzazioni laiche avevano costituito per la direzione dell'Intifada - e disponendo di una solida struttura organizzativa e di molti militanti, Hamas cercò di accreditarsi come alternativa all'OLP. Proprio mentre scoppiava la rivolta nel Territori, I'OLP di Arafat stava compiendo i passi decisivi verso l'accettazione dell'idea "due popoli due Stati" e della trattativa con Israele; Hamas rappresentava viceversa la voce dell'intransigenza e della resistenza armata, e la sua Carta ridefiniva in termini islamici le tradizionali rivendicazioni nazionaliste dell'OLP dichiarando l'intera Palestina come un bene inalienabile posseduto collettivamente dalla comunità del credenti, «consacrato per le future generazioni musulmane fino al Giorno del Giudizio» […]. Con il collasso delle strutture amministrative dei Territori e la difficile situazione economica creata dall'Intifada, l'organizzazione riuscì a sfruttare in modo ancor più efficace la propria rete di servizi sociali, fornendo aiuti essenziali alla popolazione in difficoltà. Rispetto ai gruppi laici - la cui dirigenza storica era in gran parte in esilio - Hamas poteva inoltre avvantaggiarsi del fatto che i quadri dell'organizzazione risiedevano ancora nei Territori e potevano quindi mantenere più agevolmente un canale di comunicazione diretto con la popolazione. Alla fine degli anni ottanta Hamas, e in misura minore il Jihad islamico, era dunque entrata a pieno titolo nel campo della resistenza palestinese, diventandone uno dei principali centri. Questo percorso cambiò lo status dell'organizzazione anche agli occhi delle autorità israeliane; nel 1989 Yassin fu nuovamente arrestato e condannato a quindici anni di prigione. Nel 1992 vi fu la prima grande operazione contro gli islamisti, che portò all' arresto di oltre 1.600 militanti; 415 fra membri di Hamas e del Jihad islamico furono espulsi in Libano e rimasero per un anno in un campo nella zona di sicurezza sotto il controllo israeliano”.
L'AUTORE - Marco Allegra è assegnista presso il Dipartimento di Studi politici dell’Università di Torino. Fra le sue pubblicazioni: Alla base del fallimento del “processo di pace" israelo-palestinese: la colonizzazione israeliana e la trasformazione della geografia sociale della Cisgiordania e di Gaza (in M. Torri, Il grande Medio Oriente, Milano 2006) e Il 1948 nella storia di Israele (in “Historia Magistra?, 1, 2009).
INDICE DELL'OPERA - 1. La Palestina dall’Impero ottomano al mandato britannico (La Palestina nel periodo tardo-ottomano/Il mandato britannico e l’ascesa del sionismo in Palestina/La Palestina dopo la Prima guerra mondiale e lo sviluppo del nazionalismo palestinese/La grande rivolta, 1936-39) - 2. Il 1948 e la divisione della Palestina (La guerra e la Nakba palestinese/Il dibattito su1948/Palestinesi senza Palestina: la società dei campi e le prime forme di resistenza/I palestinesi in Israele: cittadini di una democrazia ebraica) - 3. La guerra dei Sei Giorni e la riunificazione della Palestina (La guerra dei Sei Giorni e le sue conseguenze/La politica dei "ponti aperti" e l’avvio della colonizzazione/I palestinesi dopo la guerra dei Sei Giorni/L’ascesa dell’OLP e di Fatah) - 4. Gli anni ottanta e la "palestinizzazione" del conflitto (L’avvio della colonizzazione di massa e le riforme dell’amministrazione israeliana/L’Intifada/L’OLP verso la soluzione "due popoli due Stati"/Lo sviluppo dei movimenti islamisti e la nascita di Hamas) - 5. Gli anni novanta e il processo di Oslo (L’avvio del processo di pace/La parabola di Oslo/Oslo e i suoi critici/Il processo di de-development dei Territori/I palestinesi in Israele: una nuova identità comunitaria?) - 6. Dalla seconda Intifada all’operazione Piombo fuso (Una nuova Intifada/I palestinesi in Israele dopo la seconda Intifada/L’unilateralismo israeliano da Sharon a Netanyahu/La crisi di Fatah e la morte di Arafat/L’ascesa di Hamas, dall’Intifada allo scontro con Fatah) - Conclusioni - Cronologia - Bibliografia - Indice dei nomi |