Pietro Della Valle
Diario di viaggio in Persia (1617-1623) a cura di Mario Vitalone
ISMEO / Scienze e Lettere, pagg.588, € 47,00
Nel Seicento, la Persia si trovava al centro di un crocevia geopolitico e culturale di fondamentale importanza per le potenze europee. Il regno safavide, che aveva preso forma nel 1501, rappresentava una delle grandi potenze dell'Asia occidentale e si distinse per la sua capacità di stabilire un impero che, pur privo di una solida alleanza con le potenze europee, gestiva le sue relazioni internazionali con una certa destrezza. Le relazioni tra la Persia e l'Europa, in particolare con le potenze commerciali e militari dell'epoca, come l'Inghilterra, la Francia e l'Olanda, erano sempre più frequenti, alimentate dalle necessità commerciali e dalle dinamiche di potere internazionale.
Nel contesto di questi scambi, i viaggiatori europei, tra cui missionari, mercanti, diplomatici e intellettuali, divennero importanti testimoni e cronisti dei luoghi che visitavano. Tali viaggi erano spesso motivati da un interesse per il commercio e per le opportunità politiche, ma anche per la curiosità intellettuale e il desiderio di documentare nuove terre e culture. Il Seicento fu anche un periodo di grande fermento per il genere del diario di viaggio, un tipo di narrazione che stava lentamente diventando popolare in Europa. Questi resoconti divennero, oltre a documenti storici cruciali, anche strumenti di divulgazione della conoscenza e di apertura verso mondi lontani.
Il "Diario di viaggio in Persia (1617-1623)" di Pietro Della Valle costituisce uno dei contributi più significativi alla letteratura di viaggio del periodo. Della Valle, che fu un erudito e un viaggiatore di rara finezza, non solo documentò i luoghi, ma cercò di penetrare la complessità dei costumi, delle tradizioni e delle dinamiche politiche dei territori che attraversò. La sua narrazione, inoltre, si distingue per l'approfondimento culturale e storico, rappresentando una fonte preziosa per la conoscenza dell'Orientalismo del Seicento.Il volume, curato da Mario Vitalone, è una pubblicazione di grande valore per gli studiosi di storia, letteratura di viaggio e cultura orientale. Questo testo, che raccoglie una porzione fondamentale del diario che Pietro Della Valle scrisse durante il suo soggiorno in Persia, offre un raro e straordinario sguardo sulla Persia del primo Seicento, un'epoca di grande fermento storico e politico.
Il diario di Della Valle è una testimonianza unica, non solo per il suo contenuto dettagliato e accurato, ma anche per la sua funzione storica. Come ben sottolineato dal curatore, Mario Vitalone, il Diario rappresenta una "brutta copia" rispetto alle lettere rielaborate e pubblicate successivamente dall'Autore, ma al contempo rivela numerosi dettagli che nelle edizioni delle Lettere sono stati omessi o modificati per motivi di opportunità politica e letteraria. In questo senso, il Diario diventa una fonte preziosa per la ricostruzione dei fatti storici e delle esperienze vissute da Della Valle, nonché per l'analisi delle sue riflessioni più intime e personali.
Il volume, che si articola in un ampio racconto delle peregrinazioni di Della Valle in Persia, ci offre una descrizione dettagliata dei luoghi che l'Autore visitò, dai grandi centri urbani come Isfahan, capitale safavide, fino alle regioni più remote e meno esplorate dell'impero. La sua narrazione non si limita a un semplice resoconto geografico e topografico, ma si arricchisce di osservazioni sul comportamento sociale, sulle abitudini locali, sulle pratiche religiose e sulle dinamiche politiche dell'impero persiano, che a quell'epoca era guidato dalla dinastia safavide, sotto il regno di Shah 'Abbas I.
Nelle pagine del diario, Della Valle non risparmia descrizioni vivide e acute delle città, dei palazzi, dei giardini, dei mercati e degli abitanti. L'Autore, un intellettuale del suo tempo, non è solo un osservatore esterno, ma si fa anche portatore di un progetto culturale che mira a una conoscenza profonda dell'Asia, lontano dalla mera curiosità da turista. Le sue riflessioni si concentrano anche sulle questioni politiche e religiose, in particolare sulla posizione dei Safavidi, che erano sciiti in un mondo dominato dai sunniti, e sulle tensioni con l'Impero Ottomano e le altre potenze regionali.
Un aspetto significativo del Diario è la sua funzione di testimonianza di una cultura che stava iniziando a essere conosciuta e studiata dall'Europa attraverso i resoconti dei viaggiatori. La descrizione delle cerimonie religiose, delle pratiche artigianali e delle usanze locali fornisce una visione ricca e sfumata della Persia del Seicento, che si distingue per la sua complessità e per la sua influenza sulla cultura europea. Le osservazioni di Della Valle, così come le sue riflessioni sull'esotismo e sulla distanza culturale, offrono uno spunto per riflessioni più ampie sul rapporto tra Oriente e Occidente in un periodo in cui il mondo europeo cominciava a guardare all'Asia con crescente interesse.
Il "Diario di viaggio in Persia" non è solo un documento storico, ma anche un esempio significativo di letteratura di viaggio. Pietro Della Valle fu uno dei protagonisti del rinascimento del genere in Italia, un periodo in cui i racconti di viaggio cominciavano a integrarsi sempre più con la letteratura di formazione e l'interesse per le scienze naturali e geografiche. Le sue Lettere e il Diario, pur condividendo un tema comune, si differenziano per la modalità narrativa: se le prime sono più stilisticamente elaborate e letterariamente orientate, il Diario appare più immediato, crudo e diretto, offrendo una rappresentazione più vivida e personale dei suoi incontri e delle sue esperienze.
La figura di Della Valle emerge così come quella di un intellettuale e di un esploratore che, pur consapevole delle convenzioni letterarie del suo tempo, cercò di andare oltre la superficie dei fatti, entrando nel cuore dei luoghi e delle culture che incontrava. La sua prosa, pur senza la ricerca di un linguaggio puramente letterario, riesce a mantenere un equilibrio tra l'esattezza storica e la dimensione emotiva del racconto.
La curatela del volume è affidata a Mario Vitalone e si rivela particolarmente accurata e competente. Vitalone, con una lunga esperienza nell'ambito degli studi iranistici e una conoscenza diretta dei luoghi trattati da Della Valle, ha saputo coniugare il rigore scientifico con l'accessibilità del testo. Le numerose note a piè di pagina, l'apparato bibliografico e gli indici, arricchiscono il volume, fornendo ai lettori strumenti utili per comprendere il contesto storico e culturale in cui Della Valle si trovò a operare. Inoltre, la bibliografia è una delle più complete e aggiornate sul tema, rendendo questo volume un'opera di riferimento imprescindibile negli studi di storia del Medio Oriente e della letteratura di viaggio.
Il "Diario di viaggio in Persia (1617-1623)" di Pietro Della Valle, curato da Mario Vitalone, è una pubblicazione di grande valore scientifico e culturale. Oltre a essere una fonte primaria per lo studio della Persia del Seicento, il libro rappresenta anche un'importante testimonianza della letteratura di viaggio dell'epoca, offrendo uno spunto per riflessioni più ampie sulle relazioni tra Oriente e Occidente.
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