L'Impero e la storia di Roma in Dante Stampa

Francesca Fontanella

L'Impero e la storia di Roma in Dante

il Mulino, pagg.400, € 31,00

 

fontanella impero  IL LIBRO – Un solo impero universale è esistito e continua a esistere per Dante: quello di Roma, il cui passato glorioso costituisce un'evidente giustificazione e un modello imprescindibile per il presente. In questo volume Francesca Fontanella passa in rassegna il «Convivio», la «Monarchia», alcune delle «Epistole», e infine la «Commedia», per mostrare come Dante guardi alla storia di Roma proprio per ridefinire il ruolo dell'impero a lui contemporaneo. Una prospettiva che gli permette di entrare in sintonia con gli autori antichi (Cicerone, Virgilio, Livio), alla ricerca di quegli aspetti dell'impero romano che intendevano rispondere a esigenze e aspirazioni profondamente umane e quindi sempre attuali: quelle di una vita civile virtuosa nella quale l'autorità politica garantisca, tramite l'esercizio del diritto, la pace, la libertà e la giustizia.

  DAL TESTO – "La storia di Roma in Dante comincia sempre da Enea; il primo imperatore è stato Cesare («primo prencipe sommo») e l'ultimo Federico II nel Convivio, ma Enrico VII nelle Epistole. Dopo la morte di Enrico, non tarderà a venire, come si profetizza nella Commedia, un altro imperatore per quanto ancora imprecisato («Ma l'alta provedenza, che con Scipio / difese a Roma la gloria del mondo, / soccorrerà tosto, sì com'io concipio»). Per Dante tutta questa storia da Enea a Enrico VII, è storia di Roma: lo è quindi nelle sue origini, per noi mitiche; lo è nel periodo repubblicano e e in quello imperiale fino a Costantino (e in questo caso la sua "periodizzazione" quasi coincide con quella "canonica" dei nostri giorni); lo è nel periodo di Giustiniano e poi in quello che inizia con Carlo Magno. Solo che i protagonisti e le gesta di questa storia romana appartengono quasi tutti al periodo della repubblica: la virtus degli eroi repubblicani è infatti la più efficace dimostrazione «che spezial nascimento e spezial processo, da Dio pensato e ordinato, fosse quello della santa cittade». E il culmine di questa storia è l'età augustea, quando l'impero assicurò al mondo quella pace che «il Figlio di Dio attese (o meglio, stabilì che fosse, quando lo volle) per assumere la condizione di uomo per la salvezza dell'uomo». Se è evidente la distanza di Dante da ogni «approccio di tipo storicistico», è altrettanto evidente come la sua interpretazione della storia antica, in cui sono parimenti esaltate la virtus repubblicana e l'età augustea, si trovi più in sintonia con il pensiero di Livio e di Virgilio che con quello di Orosio."

  L'AUTRICE – Francesca Fontanella, dottore di ricerca in «Storia politica e culturale dell'antichità classica» (Università di Firenze) e in «Studi di Antichità, Medioevo, Rinascimento» (Scuola Normale Superiore di Pisa), è docente nei Licei. È autrice, tra l'altro, della traduzione e del commento dell'orazione «A Roma» di Elio Aristide (2007) e di «Politica e diritto naturale nel De legibus di Cicerone» (2012). Per il Mulino ha curato, assieme a Paolo Desideri, «Elio Aristide e la legittimazione greca dell'impero di Roma» (2013).

  INDICE DELL'OPERA – Premessa – Abbreviazioni – Introduzione - I. «Translatio imperii» (1. Roma eterna - 2. Dai greci ai germani - 3. Una nota sulla parola «monarchia») - II. Il «Convivio» (1. E questo officio per eccellenza imperio è chiamato - 2. Oltre quello che per li uomini è predicato e aprovato - 3. Questo ufficiale posto di cui si parla, cioè lo Imperadore) - III. La «Monarchia» (1. Il primo libro della «Monarchia» - 1.1. Sotto l'imperatore Augusto, monarca in una monarchia perfetta - 1.2. La giustizia al massimo grado esiste solo sotto un monarca - 1.3. Essere sotto un monarca è essere libero al massimo grado - 1.4. Una regola comune volta alla pace - 2. Il secondo libro della «Monarchia» - 2.1. Il diritto è la volontà divina - 2.2. Il popolo romano fu tra tutti il più nobile - 2.3. L'impero romano fu sostenuto dall'apporto di miracoli - 2.4. L'impero non spettò a nessun altro che al popolo romano - 2.5. Il popolo romano ottenne l'impero attraverso il duello - 2.6. Chiunque persegue il bene della comunità persegue il fine del diritto - 2.7. Il diritto è il corretto rapporto di un uomo verso un altro uomo - 2.8. Per la salvezza del genere umano - 2.9. Il popolo romano fu preordinato dalla natura a comandare) - 3. Il terzo libro della «Monarchia» (3.1. All'impero non è lecito fare nulla contro il diritto umano - 3.2. L'usurpazione di un diritto non crea diritto - 3.3. Liberamente nella pace) - IV. Le «Epistole» (1. Il clementissimo Enrico, divo Augusto e Cesare - 1.1. Allietati, ora, Italia - 2. Quando il soglio imperiale è vacante tutto il mondo travia - 2.1. Ignominiosamente, in perfidia e per servire - 3. La gloriosa autorità dei romani non è trattenuta dai limite dell'Italia - 4. Roma a cui Cristo confermò l'impero del mondo) - V. La «Commedia» (1. «Inferno» - 1.1. Quel giusto figliuol d'Anchise - 1.2. Infin che 'l veltro verrà - 1.3. L'alma Roma e suo imperio - 1.4. Sanza speme vivemo in disio - 1.5. Lucrezia, Iulia, Marzïa e Corniglia - 1.6. Cesare armato con li occhi grifagni - 1.7. Una nota sul «veglio» di Creta - 2. «Purgatorio» - 2.1. Libertà va cercando, ch'è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta - 2.2. E un Marcel diventa ogni villan che parteggiando viene - 2.3. Dico di Traiano imperadore - 2.4. L'uccel di Giove ferì 'l carro di tutta sua forza - 3. «Paradiso» - 3.1. Cesare fui - 3.2. E son Iustinïano - 3.3. Cincinnato e Corniglia - 3.4. La testa e 'l collo d'un'aguglia vidi) – Conclusioni – Bibliografia - Indice dei nomi