Il nuovo muro Stampa E-mail

Michail Gorbacëv

Il nuovo muro
Un protagonista del Novecento racconta il mondo di oggi e il sistema Putin


Sperling & Kupfer, pagg. XVI-384, € 22,00

 

gorbaciov nuovomuro  IL LIBRO – Dopo le sue dimissioni dalla carica di presidente dell'Unione Sovietica, Michail Gorbacëv ha rinunciato a intervenire direttamente nella politica russa, ma non ha trascorso un solo giorno lontano dalla vita pubblica. Con la sua Fondazione di studi, ha continuato a riflettere sulle questioni internazionali con articoli, interviste e conferenze, rispondendo alle sollecitazioni che riceve da numerosi Paesi. A trent'anni dall'avvio della perestrojka, analizza, in questo libro, lo sviluppo e le conseguenze di quel grande esperimento che cambiò per sempre la geografia europea: la dissoluzione dell'URSS, la transizione post comunista, il default, l'ascesa di Putin. Gli argomenti del «nuovo pensiero» sono esaminati negli scambi di idee con i maggiori leader del nostro tempo e nel confronto con le inquietudini del mondo globalizzato, dalla situazione ucraina alla gestione del potere da parte di Putin, dal terrorismo alla questione ambientale. Accanto alle considerazioni politiche non mancano i ricordi personali, dove compaiono la figura del padre, le esperienze infantili e l'amore per la moglie Raisa. Una grande lezione da uno statista che ha inciso profondamente sul processo storico del Novecento e che continua a ricordarci che «la Storia non è un destino», ma il frutto delle nostre scelte.

  DAL TESTO – "L'élite politica statunitense che millantava la vittoria dell'America nella Guerra fredda aveva finito per trarre da quella valutazione erronea anche le conseguenze del caso. La scelta di scommettere sull'uso della forza non si era tradotta soltanto nell'ingerenza militare nel conflitto jugoslavo, ma persino nel lancio di missili contro l'Iraq. Il «complesso del vincitore» influenzava anche i rapporti con la Russia.
  "A prima vista, in quell'ambito, le cose sembravano andare piuttosto bene. Le visite dell'una e dell'altra parte si svolgevano come messinscene studiate fin nei dettagli, con tanto di abbracci e complimenti reciproci, ma l'effetto era più irritante che rassicurante, perché non si respirava una reale atmosfera di cooperazione paritaria. Quando, nella seconda metà degli anni Novanta, l'ambasciatore statunitense a Mosca mi domandò quali erano i miei consigli in previsione della visita del presidente, in procinto di atterrare a Mosca, io gli risposi che avrebbe dovuto evitare di battere pacche sulle spalle alla Russia. La popolazione avrebbe preso male eventuali complimenti agli artefici della Terapia d'urto che aveva indebolito il Paese e ridotto praticamente sul lastrico milioni e milioni di russi. Di questo avvertii senza remore l'ambasciatore. La gente avrebbe ribattuto: Ehi, ma una Russia debole e mezza strozzata non è proprio quello che fa comodo all'America?
  "Dietro la facciata di apparente amicizia si nascondeva una politica incompatibile con gli interessi della Russia. La scelta di allargare i confini della NATO era solo uno dei possibili esempi. Ancora più spiccata era la tendenza a cercare di isolare la Russia dai nuovi Paesi che popolavano lo spazio postsovietico. In Ucraina si fomentavano gli umori antirussi e si incoraggiavano scelte che andavano in quel senso, e nel frattempo si moltiplicavano le avance al presidente uzbeco in chiave antirussa e i problemi del Caspio e del petrolio venivano posti in modo tale da tagliarci completamente fuori.
  "La debolezza della Russia veniva sfruttata per estromettere il Paese dal novero dei protagonisti della politica mondiale. Intorno alla metà degli anni Novanta un quotidiano giunse a pubblicare un articolo a firma di un influente esperto americano che si intitolava: «Un mondo senza la Russia». L'autore invitava gli uomini politici ad abituarsi a risolvere i grandi problemi del mondo senza alcun concorso da parte di Mosca.
  "Io misi in guardia da quell'atteggiamento. Nelle conferenze in giro per gli Stati Uniti, negli articoli che scrivevo, nelle interviste che rilasciavo avvertivo che la Russia sarebbe rimontata in sella. Nella sua lunga storia il Paese aveva già conosciuto anni di disordini e dure traversie, ma ogni volta aveva trovato il modo di riprendersi ed era tornata una potenza grande, influente e forte senza la quale l'ordine mondiale sarebbe stato impensabile."

  L'AUTORE – Michail Gorbacëv, nato nel 1931, avviatore della perestrojka, la profonda riforma della cultura e della politica sovietiche, è stato segretario generale del PCUS dal 1985 al 1991; dal 1992 è presidente di una società di studi socioeconomici a Mosca.

  INDICE DELL'OPERA – Al lettore - La volta che sono morto. Una sorta di prologo - 1. Gli anni Novanta. Difendere la perestrojka (La mia ultima giornata al Cremlino - Un nuovo inizio, senza immunità presidenziale - La Terapia d'urto - Caccia al colpevole e minacce - La Fondazione: prime valutazioni - Dicembre 1991: politica e morale - La salvezza nel lavoro - Tentativi di destabilizzarmi - Il processo al PCUS - Primi risultati della Terapia d'urto - A un anno dal golpe - La mia presa di posizione - Una china verso la catastrofe sociale - Sull'orlo della crisi - Decisioni fatali, giorni fatali - Le misure straordinarie non portano la stabilità - I difetti della nuova Costituzione - Il nuovo anno è foriero di inquietudini - Le proposte degli economisti e la sordità del potere - Chruščëv: la lezione del suo coraggio e dei suoi errori - L'Unione si sarebbe potuta salvare - L'economia: come andare avanti? - Incontri in provincia - «Non ho mai fatto nulla che potesse nuocere all'onore del mio Paese, del presidente, del mio popolo» - Cecenia: la guerra si sarebbe potuta evitare - Gli intellettuali - Potere politico e società civile - Le necessità di un'alternativa - Spezzare la congiura del silenzio - Le elezioni trascinate nel discredito - Il primo quinquennio della Fondazione - Le elezioni non portano la stabilità - 1998: i nodi vengono al pettine - Quale via d'uscita dalla crisi?) - 2. Da che parte va la Russia? (Putin: gli esordi - Il neopresidente: speranze, problemi, inquietudini - Che cosa significa trasparenza? - Il grave fardello della presidenza - La mia scelta socialdemocratica - La Russia ha bisogno di socialdemocrazia - Sempre più questioni aperte... - Anni zero? – L'affare Jukos - Il partito dei nuovi burocrati - Il secondo mandato di Putin: quali obiettivi? - Nuova rotta o vecchi binari? - Verso nuove elezioni - Le traversie del processo democratico - Operazione «delfino» - Idee e persone - L'incoscienza di Saak'ašvili e l'Occidente: la mia reazione - Esperienze di crisi globale - Professare il credo della perestrojka - Tendenze inquietanti - I miei ottant'anni - Dilemmi di politica russa - Una nuova stagnazione? – L'«arrocco» e le elezioni per la Duma - Vogliamo elezioni senza brogli! - La società civile si è risvegliata - Verso il giro di vite) - 3. Le inquietudini del nuovo mondo (Attualità del nuovo pensiero - I problemi della globalizzazione - La sfida della sicurezza - Liberare il mondo dalla minaccia atomica - Le conseguenze dell'ampliamento della NATO - Il mondo dopo l'11 settembre - La povertà: un problema politico - Raccogliere la sfida dell'ecologia - La crisi idrica - La minaccia del cambiamento climatico - La necessità di un nuovo modello di sviluppo - Incontri in America: George Shultz e Ronald Reagan - I partner devono godere di pari diritti - Sul ruolo degli USA nel mondo - «Anche l'America ha bisogno di una perestrojka» - L'elezione di Obama - Sui destini dell'Europa - In Germania - Su fondamenta solide - Grandi protagonisti della politica europea - Sguardo a Oriente: la Cina - La Russia e il Giappone - La regione incandescente - La Storia non è un destino) - Conclusione. La perestrojka e il futuro della Russia - Una sorta di epilogo (Appunti presi da Michail Kazinik e Dmitrij Golubovskij) – Postfazione - Indice dei nomi