I boss di Stato |
Roberta Ruscica
IL LIBRO – Il 30 gennaio 1992 fu una calda giornata d'inverno, a Palermo. Ma al celebre Maxiprocesso il gelo avvolse gli imputati di Cosa Nostra, che ricevettero condanne in Cassazione tanto dure quanto inaspettate. Non doveva andare in quel modo, non secondo gli accordi. Nessun giudice, nessun politico, nessuno avrebbe dovuto voltare loro le spalle. Inizia così uno dei periodi più cupi della storia italiana: quello delle stragi di Capaci e di via D'Amelio, delle vittime innocenti della lotta contro il sistema criminale più pericoloso. La morte dei giudici Falcone e Borsellino lanciò un forte segnale alle istituzioni: la mafia non voleva essere sottomessa dallo Stato, e avrebbe eliminato ogni ostacolo sulla sua strada. Per questo qualcuno scelse di scendere a patti con il nemico, di trattare piuttosto che combattere contro l'illegalità. Ma c'è stata davvero la Trattativa? Ce n'è stata solo una? Chi mercanteggiò con Cosa Nostra? In questo libro, Roberta Ruscica ricostruisce intrecci, accordi, contatti, l'affaire mafia-appalti e descrive, attraverso le parole dei pentiti, i retroscena più inquietanti della Cupola, da come vennero prese le decisioni più infauste alla progettazione di piani destabilizzanti, attuati e non. Dai boss di Cosa Nostra ai boss di Stato, un libro inchiesta che apre nuovi e documentati scenari. Con un'intervista esclusiva a Teresa Principato, il procuratore aggiunto di Palermo in prima linea nella caccia al superlatitante Matteo Messina Denaro. DAL TESTO – "Ad alcuni personaggi della mafia-appalti fu assegnato un ruolo primario anche nella Trattativa Stato-mafia. Giovanni Brusca faceva parte del quartierino dei capi mafiosi, ecco perché i suoi racconti hanno suffragato molte piste investigative che il giudice Falcone aveva seguito, e probabilmente proprio quelle piste decretarono la sua eliminazione. Brusca era autorevole, spietato, disposto a tutto, anche ad ammazzare suo fratello o a sciogliere nell'acido un amico o un bambino pur di accontentare il suo padrino Totò Riina. La sua perfidia si alimentava con il potere che esercitava sulle vittime designate dalla Cupola perché lui non era solo 'u boss dei corleonesi: era un rampante uomo d'affari ammesso fra ignari o apparentemente ignari gentiluomini nei club esclusivi e ai party dei vip, nelle ville di Mondello e alle feste dei rampolli palermitani, nei sontuosi palazzi e alle cene con la lista degli invitati selezionati, o in quelle riunioni nelle salette private. In certe particolari occasioni, Siino si faceva scortare da Brusca, lo presentava ai soci nei circoli o alle signore nei salotti buoni della città palermitana come «mio cugino». Il più sanguinario dei corleonesi aveva il conto aperto nei negozi alla moda e nelle gioiellerie famose. Nonostante le scarpe firmate e le magliette con l'etichetta modaiola, il suo sguardo criminale era riconoscibile, a nessuno sfuggiva il fetore delle vittime di lupara bianca che si portava appresso e il piglio di mafioso che aveva stampato addosso come un tatuaggio. In certe riunioni o manifestazioni politiche, Ciancimino avrebbe preferito nascondere sotto la giacca quel picciotto, piccolo di statura, infagottato come un damerino che aveva una grande influenza nell'organizzazione mafiosa. Don Vito non poteva inimicarsi il killer più autorevole della Cupola, bastava un solo cenno per compromettere la sua stessa vita e quella dei suoi famigliari. Riina e Brusca avevano un intenso rapporto personale, un legame d'acciaio, si frequentavano giornalmente, sapevano tutto l'uno dell'altro. Erano il giorno e la notte." L'AUTRICE – Roberta Ruscica è giornalista d'inchiesta e scrittrice. Ha realizzato diverse esclusive a personaggi scomodi, tra cui molti pentiti, e realizzato reportage sulle stragi nere e sulla pista rossa. Ha lavorato per "Corriere della Sera", "Sette", "Io donna", "Elle" e "Oggi". INDICE DELL'OPERA – Introduzione - Prima parte - L'affaire mafia-appalti («Puliamoci i piedi»: l'epurazione decisa da Riina - La Trattativa Stato-mafia e i servizi segreti - Il grande affare degli appalti - Il ROS dialoga con la Cupola: l'armistizio) - La Trattativa (Lo Stato connivente e il «Papello» - Liliana Ferraro e il passaggio di testimone dei giudici antimafia - La mafia invia il suo messaggio: le bombe a Roma e Milano – L'investigatore Germanà e il legame mafia-massoneria - La lettera di D'Ambrosio al presidente Napolitano - Intervista a Teresa Principato) – Seconda parte - Leonardo Messina - Filippo Malvagna - Gaspare Mutolo - Paolo Bellini – Ringraziamenti - Note |