Guerra del ‘15 |
Giani Stuparich
IL LIBRO – Due mesi di trincea raccontati, «di giorno in giorno, anzi d'ora in ora, da un semplice gregario». Questo è, nelle parole dell'autore, il succo di "Guerra del '15", una delle testimonianze più belle e più vere che siano state scritte sul primo conflitto mondiale. «Dal suo umile posto» Giani Stuparich, volontario triestino, intellettuale arruolatosi come un soldato qualunque tra le truppe italiane che, falciate dalle artiglierie, cercano vanamente di strappare agli austriaci le alture del Carso, ritrae la guerra in un diario «fresco e vivo di vita», che «afferra la cosa rappresentata con potenza incancellabile», come notò Gadda recensendo la prima edizione del libro (1931). «Ferma, contenuta, umana», la narrazione di Stuparich restituisce l'esperienza di un giovane, laureato a Firenze e collaboratore della «Voce», che affronta l'inferno della guerra, a fianco del fratello minore Carlo, con lo spirito di servizio e di solidarietà che solo un grande ideale può suggerire. Ma questo ideale, l'Italia, rimane fuori dalla trincea, dove contano solo la coscienza di appartenere a una generazione cruciale, il senso del dovere ereditato dalla famiglia e l'attaccamento alla vita moltiplicato dalla presenza continua della morte. DAL TESTO – "Sera. Arriva la posta. Se saremo feriti avremo una casa: Prezzolini ci offre la sua: questo ci conforta. Si parte: zaino in spalla! Dunque la voce era vera. Carlo può deporre il suo sulla carretta della compagnia; meno male. Si marcia nell'oscurità, ci si arresta ogni dieci passi; la colonna è inceppata nel movimento per l'affluire di nuove compagnie da ogni via traversa; camminando rasentiamo i petti di altri soldati, che stanno lungo i muri delle case; voci s'incrociano, saluti di compaesani che si ritrovano nel buio o si riconoscono alla voce; scambio di frasi ingiuriose o ironiche fra compagnia e compagnia, fra granatieri d'una regione e quelli d'un'altra. L'oscurità è finissima; vedo soltanto la schiena, sformata dallo zaino, del compagno che mi precede. Brontola un temporale nell'aria e il brontolio si confonde con quello dei cannoni lontani. Entriamo per un grande portone di legno in un cortile. Coi tuoni fragorosi si mescolano gli schianti delle granate. La pioggia dirompe improvvisa e violenta. Ci rifugiamo sotto un cornicione pigiandoci e litigando. Si prepara una brutta notte. Penso a coloro che sono andati a porre i tubi di gelatina sotto i reticolati nemici. L'AUTORE – Giani Stuparich (1891-1961) è stato l'ultimo rappresentante della grande stagione della letteratura triestina. Tra le sue opere più importanti, oltre a "Guerra del '15", ci sono i "Racconti" (1929), recensiti con molto favore da Montale, il romanzo "Ritorneranno" (1941), dedicato anch'esso alla Grande Guerra, l'autobiografia "Trieste nei miei ricordi" (1948), che è anche il ritratto di una città, e i "Ricordi istriani" (1961), brevi prose in cui rivivono le serene estati marine di inizio Novecento. INDICE DELL'OPERA – Guerra del '15 - Giani Stuparich: poesia e verità di un «semplice gregario», di Giuseppe Sandrini |